Un no convinto alla sperimentazione della scuola che verrà (titolo originale)

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La professoressa Lelia Guscio esprime qui la sua opinione, chiara e netta. La sua testa non è incappucciata, la sua voce non è camuffata. È bene che i docenti (in carica) non si comportino come membri del Ku Klux Klan (vale per certi altri).

Io non ho la sfera di cristallo ma il mio feeling mi dice che vincerà il No. Ieri ero al bridge – non al club, in una casa privata – e la nostra “votazione sperimentale” ha dato un tondo 0 a 5.

Probabilmente il campione non era rappresentativo.

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In parlamento ho votato contro il credito da Fr. 6’730’000 e ho sostenuto il referendum  essenzialmente perché l’intera riforma è nata male ed è andata avanti ancora peggio, essendo stata proposta come sperimentazione che inevitabilmente sfocerà in una sua implementazione, al di là dei risultati. Il referendum è pienamente riuscito in quanto molti cittadini hanno capito che il modello proposto fa acqua da tutte le parti: c’è stato un mancato coinvolgimento di tutti gli attori in campo, docenti in primis ma anche altri operatori del settore, famiglie e allievi; partiti che cambiano opinione a ogni piè sospinto e poi cercano di metterci una pezza perché è politicamente corretto; non è per nulla chiaro chi valuterà la sperimentazione e con che metodo; si accenna vagamente ad un ente universitario svizzero e ad un gruppo di accompagnamento, ma nulla di più preciso.

Un altro aspetto che mi spinge a essere contraria è inoltre il pericolo, quasi accertato, che ci sarebbe un livellamento verso il basso delle competenze degli studenti al contrario di ciò che avviene nelle scuole di altri Cantoni e di altre nazioni dove si tende, piuttosto, a differenziare secondo le competenze personali. Si desidera sperimentare una scuola che sia inclusiva il più possibile, ma persino alcuni docenti reputano che voler essere inclusivi a tutti i costi sia un estremismo. Ciò che viene proposto è piuttosto un impoverimento della formazione scolastica obbligatoria che potrebbe creare in seguito problemi ai giovani nel mondo del lavoro; ne consegue che la scuola deve essere anche competitiva e non una sorta di centro sociale come ammettono, nemmeno molto velatamente, i sostenitori della sperimentazione.

Voterò un no ben ponderato alla sperimentazione della scuola che verrà, consapevole che non si debba ripetere ciò che è successo oltre 40 anni fa con l’introduzione frettolosa della scuola media perché i modelli scuola maggiore e ginnasio non erano ritenuti adeguati e al passo coi tempi. La scuola obbligatoria deve essere analizzata a 360 gradi per poi proporre una soluzione che sia consona ai reali bisogni degli studenti e considerando in particolar modo gli sbocchi verso gli studi superiori e il mondo del lavoro.

 Lelia Guscio, deputata al Gran Consiglio Lega dei Ticinesi