Fu ricordato come Il Papa del Sorriso, per la sua dolcezza, viatico per tramandare la sua immensa (e mai accademica) cultura al popolo; e come il Papa di Settembre, per il suo brevissimo pontificato di soli 33 giorni. L’ultimo Papa italiano nacque tra le splendide valli delle Dolomiti dove oggi, a Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, un modernissimo quanto unico Museo ne racconta la straordinaria vita. 

L’ingresso del Museo Albino Luciani Forno di Canale

Ci accoglie Loris Serafini, colto e preparatissimo direttore del Museo, che in una soleggiata e insolitamente tiepida giornata di settembre, ci fa immergere subitaneamente nell’epopea di Papa Albino Luciani. “Visse la guerra sulla sua pelle, patì la fame, la sofferenza, vide la morte” racconta Loris. Albino nasce a Forno di Canale nel 1912,  ma nonostante la povertà, respirò sempre profonda serenità. Gigantografie e video della Grande Guerra si intrecciano agli oggetti personali del giovane Albino: leggeri occhiali da vista, libri, lettere di valutazione (ottima) da parte degli insegnati, la sua tesi di laurea sul cardinal Rosmini.

Loris Serafini con Chantal Fantuzzi per Ticinolive

Loris ci trasporta nel viaggio: Albino viene ordinato sacerdote nel 1935, poi nominato Vicario Generale della Diocesi, poi Patriarca di Venezia nominato da Paolo VI, infine cardinale nel 1973. Indi, l’apoteosi: al termine del mese di agosto del 1978, è lui a succedere a Paolo VI, del quale porterà l’anello, l’anello del Concilio, poiché per il breve tempo del suo pontificato, non avrà mai un anello suo proprio.

Il museo trabocca dei manifesti anni ’70 che esprimono la gioia dei suoi abitanti, per l’elezione al soglio pontifico del loro vicario.

Quel Papa, Giovanni Paolo Primo, che si sceglie il nome dell’Evangelista e del Santo che convertì i romani, verrà da sempre ricordato come il papa del sorriso. “Fece il suo discorso in latino” ci racconta Loris “poi si scusò per la difficoltà di quella lingua, che tuttavia era la lingua della chiesa. E continuò in italiano.” L’amore fu prima di tutto quello che caratterizzò il suo pontificato

“Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile: Dio è papà, più ancora è madre” disse in un celebre Angelus. il suo motto fu Humilitas. 

E poi, 33 giorni dopo la sua elezione al soglio di Pietro, improvvisamente, la morte. Un infarto micro-cardiaco, dissero.  E ci fu chi, addirittura, come il giornalista investigativo britannico David Yallop, ipotizzò l’assassinio, prendendo a supporto della propria tesi l’ipotesi che il nuovo papa fosse stato avverso a una cerchia di cardinali per l’apertura che egli avrebbe attuato in favore della contraccezione, tesi supportata anche da un pentito di Cosa Nostra ma mai accertata e anzi sempre smentita.   

Compianto per la scomparsa del Papa

Loris racconta di come il suo successore, Giovanni Paolo II, abbia intrapreso immediatamente il processo di beatificazione, per la quale si attenderà un miracolo avvenuto. Nominato ben cinque volte da Papa Francesco nel suo ultimo libro e con alcune messe dedicategli da Benedetto XVI, Papa Luciani rimarrà sempre il Papa del sorriso, mite ma fermo, umile ma coltissimo, buono e amato, ricordato come la meteora che solcò i cieli delle Dolomiti, per giungere a Roma e brillare, per poco, ma in eterno.

Salutiamo Loris, uscendo dal modernissimo museo nella pittoresca cittadina di Forno di Canale (sì, era un forno) poi divenuto Canale d’Agordo, consci di aver appreso qualcosa di più della vita di un uomo e, stavolta, di indimenticabile.

CF