Ieri ha avuto una sua prima conclusione la lunga vicenda del processo al dottor Piercarlo Rey. Il giudice Amos Pagnamenta che presiede la corte delle assise correzionali di Lugano ha ammesso la sentenza condannando il medico a 8 mesi di reclusione sospesi per 2 anni di periodo di prova. L’accusa di cui Rey ha dovuto rispondere e per la quale è stato infine condannato è di lesioni colpose gravi e falsità in documenti.

I guai con la legge del dottor Rey erano iniziati nel mese di luglio del 2014 quando lavorava alla clinica di Sant’Anna di Sorengo. A causa di un errore di identità il chirurgo asportò i seni ad una paziente 63enne che in realtà non aveva bisogno dell’invasivo intervento. Rey avrebbe in seguito falsificato dei documenti per coprire il fatto.

I legali del medico, Tuto Rossi e Renzo Galfetti hanno tentato invano di convincere il giudice che la responsabilità dell’errore sia da attribuire in gran parte alla squadra chirurgica che l’ha affiancato e che il fatto è stato coperto in accordo con i responsabili della clinica al solo scopo di tutelare la paziente, risarcita con 280mila franchi. Inoltre il legale Rossi ha dichiarato che il seno non è menzionato come un organo importante del corpo e che dunque non si è trattato di una lesione grave bensì di una lesione semplice.

Il giudice Pagnamenta tuttavia non si è dichiarato d’accordo: “La corte non ha dubbi. L’ablazione di due seni è un gesto grave che impatta drasticamente sulla psiche della paziente. La colpa di Rey è di non essersi accertato dell’identità della vittima. Il personale di sala ha fatto la sua parte, facendo suonare diversi campanelli d’allarme. Rey ha trasposto la menzogna detta a voce nel rapporto, per nascondere le sue responsabilità. Deboli anche le giustificazioni sullo stato psichico della paziente: avrebbe potuto rivelare la verità verbalmente coinvolgendo magari un care team”.
I due legali di Piercarlo Rey hanno intenzione di proseguire nel caso e faranno ricorso in appello.