Il popolo ticinese ha bocciato con il chiaro risultato del 56,7% la pericolosa, oltre che sbagliata, sperimentazione di sapore sessantottino che il Dipartimento di Manuele Bertoli aveva elaborato, poco curandosi del parere contrario di parecchi degli attori coinvolti in questo essenziale settore politico dello Stato (docenti, genitori, imprenditori, eccetera). La maggioranza dei votanti ha dunque anche smentito quei parlamentari dei partiti di centro che avevano approvato il messaggio in Gran Consiglio, rendendo loro amaro il piatto di lenticchie (contemporanea sperimentazione altrettanto raffazzonata e vaga di fabbricazione PLR) per il quale avevano venduto il loro consenso nel parlamento cantonale.

A rendere ancora più netto il risultato ha probabilmente contribuito anche il tono cattedratico e arrogante assunto durante la campagna di voto dallo stesso ministro e da diversi suoi sostenitori – in pratica quegli stessi che, considerando quella degli insegnanti una casta intoccabile, avevano altrettanto invano contrastato due anni fa l’iniziativa per l’insegnamento della civica. Il messaggio è chiaro: i Ticinesi hanno troppo a cuore la loro scuola per lasciarla alla mercé di pochi “addetti ai lavori” oltretutto spesso condizionati ideologicamente.

UDC Ticino ringrazia i compagni di cordata che hanno reso possibile il referendum e, soprattutto, i cittadini votanti che, grazie al loro sostegno, permettono oggi a noi tutti di brindare allo scampato pericolo.

Ma dopo questo imprescindibile primo passo, fin da domani il Consiglio di Stato dovrà porre di nuovo mano a questo importante e delicato dossier, ristudiando – e questa volta si spera con un ampio coinvolgimento delle parti in causa – una riforma che corregga gli indiscutibili difetti di cui il nostro sistema scolastico soffre, ma per i quali il progetto giustamente bocciato non era la soluzione giusta.

Votazioni federali

UDC Ticino si rallegra del chiaro rigetto popolare delle due iniziative agricole che, se accettate, avrebbero solo causato una maggiore burocrazia e regolamentazioni supplementari di cui i nostri contadini fanno volentieri a meno, con oltretutto un conseguente rincaro dei prezzi al consumo delle derrate alimentari.

Le vie ciclabili, per UDC Ticino, non sono d’importanza tale da necessitare il loro ancoraggio nella Costituzione federale. La decisione popolare odierna – di cui il partito si rammarica, ma che ovviamente accetta – è un ulteriore segnale della pericolosa tendenza al centralismo che sta vieppiù prendendo piede in Svizzera.

UDC Ticino