I versi liberi di Daniela Patrascanu fluttuano nell’animo, ritrovandosi intrecciati in antri comuni tanto alla poetessa quanto al lettore, nella recondita consapevolezza di amori, dolori ed esperienze remote, di indubbia differita portata ma di eguale forza permanente nel presente.

Ciascuno animo sensibile, infatti, credo che possa ritrovarsi nelle splendide locuzioni, dense di animosità ma pregne di finezza, che la poetessa sceglie per delineare il suo animo dolcemente irrequieto.

È una sottile malinconia, quella esplicitata da una fine similitudine che rende palpabile la sofferta consapevolezza dell’imperfezione della fatalità umana, che tuttavia mai trasborda nell’onda del sentimento sfrenato. E così che la Consapevolezza di un destino illusorio viene emblematicamente rappresentata come farfalle di mortale bellezza, nell’illusione di una danza vorticosa e fatale: le illusioni fioriscono / lussureggianti / in una serra di cristallo / dove farfalle graziose / danzano / sino alla morte.   

È un simbolismo sottile, quello recondito nella poesia Tredici e reso dall’anafora che ne riprende il titolo: tredici pezzi / di dolore acuto / tredici frecce / di ghiaccio polare / tredici pianti / di eclissi solare.  Tredici è il numero dell’imperfezione, sia nella scaramanzia che nella sacralità: non si siede a un tavolo se si è in tredici, poiché nei tredici apostoli vi fu il traditore, allo stesso modo gli dei dell’Olimpo dovevano essere dodici, così come le divinità nordiche… eppure tutto ciò non è spiegato da Daniela, che parla soltanto degli equilibri / in frantumi poiché trasla con maestria la memoria ancestrale culturale sul piano personale esistenziale suo proprio, ma estendibile anche al lettore che ne saprà cogliere l’essenza.

Il simbolismo intessuto nel fil rouge della poetica della Patrascanu cuce assieme la consapevolezza dell’imperfezione dell’esistenza e, al contempo, della forza del proseguire, grazie alla variegata e diamantina luce dell’Amore, delineato da Daniela con straordinaria lucidità e finezza: dall’amore sensuale, come ben espresso da ti ho mai detto che, / quando mi specchio nei tuoi occhi, / sento il profumo del mare? in Come un film oppure da dietro il mio pensiero / c’è la fame di te / sopra il mio corpo / c’è il fantasma di un desiderio in Per sempre; all’amore speranzoso, incessante nella queste ariostesca rinascimentale, espresso dalla ricerca, resa ancora da un’anafora che lega assieme frammenti ungarettianamente densi di esistenzialismo in Ti cerco: Ti cerco / come una nuova terra / da conquistare (…) /  Ti cerco / la coppa vuota è da riempire (…) / Ti cerco / le mani cieche, folli, affamate / esplorano (…) / Ti cerco / esisti, leggi, senti la chiamata? espressione d’un ossimorica angosciosa speranza; all’amore, infine, filiale, espresso nelle splendide dichiarazioni d’amore infinito di una madre per suo figlio, come in Sogno: nuoto in un mare/ di contrasti / con battaglioni di squali/ e piranha / pronti a divorarmi (…) / Ma in braccio c’è Lui / il mio tesoro / il mio punto di partenza / la mia forza., o in lettera a mio figlio: esistevi solo tu / astro nascente / motore vibrante / della mia esistenza / destinata all’amore materno!

Soggiace, ai versi che coniugano il particolare all’universale nel viaggio della vita umana della Patrascanu, il paesaggio lontano, ineffabile, colto solo da chi sa. Come in Dichiarazione, Daniela apre il suo animo, non il suo spazio o il suo tempo, i quali sono sospesi, remoti, ovattati: dolci carezze sospese nel tempo / scendono oggi / come petali di rosa / sul lago dei miei pensieri. / il vento non c’è ancora. È il Ceresio, il Lago di Lugano, sulle cui onde smeraldo, nelle tenui stagioni cala la brezza del Ticino? Noi non lo sappiamo, possiamo solo immaginarvi un’idea di candore, come quella dei cigni accoccolati sull’orlo sassoso, mentre il vento accarezza loro le candide piume.

Poiché, come ha scritto Francesco De Maria prima di me: “la poesia di Daniela Patrascanu non è poesia dei luoghi o dei personaggi: è la poesia dell’anima. In essa la realtà interiore, psicologica, supera di molto la realtà esterna.”

È così. Vibranti ma lineari nella compostezza del pensiero di Daniela, i versi s’intrecciano nell’incredibile sogno reale – da lei dipinto su tela o steso con inchiostro su carta, sempre con strabiliante maestria – che è l’esistenza.

 

Chantal Fantuzzi

 

Daniela Patrascanu con il Professor Francesco De Maria, autore della prefazione della sua raccolta poetica “Un Mondo Migliore”