Antonio Dei Rossi, veneziano, Artista del Vetro.

Antonio Dei Rossi, designer e artista veneziano, forgia murrine, ovvero le creazioni dell’antica tecnica del vetro, rinata a Murano alla fine del XIX secolo, grazie all’abate Zanetti. Dei Rossi le chiama “murrine contemporanee” e le sue splendide e vivaci creazioni, tratte dal mondo floreale e animale, incastonate in gioielli, hanno incantato, esposte al caffè Florian in piazza San Marco, gli spettatori della Glass Week.

Cosmopolita, espone le sue opere da New York a Chicago, a Nagoya e Tokyo. La sua arte si riflette di più nell’Occidente o nell’estremo Oriente?

Un’arte unica come la murrina desta curiosità e ammirazione ovunque, anche se molto dipende dalle circostanze e modalità espositive con le quali si viene proposti. L’occidente è stato pronto a cercare di capire e imitare parafrasando tecniche e contenuti artistici e storici propri dell’arte vetraria veneziana. L’Oriente al contrario guarda con referenza quest’arte sconosciuta ai più, con il profondo rispetto di chi conosce la pazienza di un’esecuzione certosina e il virtuosismo di una miniatura incredibilmente realistica.
Veneziano, qual è l’elemento di Venezia che più le appartiene, che porta in giro per il mondo?
Beh, sicuramente la materia che costituisce il mio lavoro: il vetro! Un materiale magico e versatile. Nel mio lavoro e nelle mie esperienze infatti è sempre stato il vetro il protagonista, sia che si trattasse di scultura, design, moda o nel recupero e innovazione di tecniche tradizionali del mio essere veneziano.
Cinciallegre, ragni, formiche… ma anche gloriosi leoni, e seducenti gufi… la scelta degli animali delle sue murrine contemporanee è simbolica o casuale?


Il caso gioca una parte importante sulla fusione non sempre perfettamente controllabile dei colori in fase di realizzazione della murrina. Al contrario, tutta la parte progettuale, ideativa, di un’opera viene studiata e ponderata attentamente. Molti sono i motivi che fanno protendere per la scelta di un soggetto, tra i quali la sfida con se stessi nella difficoltà realizzativa a sottolineare la qualità raggiunta, a volte, invece, la murrina diventa (e questo succede sempre più spesso) il tramite di un percorso artistico o di design, dove il soggetto scelto determina ineluttabilmente il significato di un oggetto o opera che contiene la murrina. Vaso, gioiello o installazione che sia. In un processo univoco e simultaneo.
Dal merletto di Burano nel vetro di Murano, allo splendido collier “San Marco” con i quattro cavalli della basilica… che ruolo ha Venezia nella sua ispirazione?
Appartenere a Venezia. Rappresentare e presentare simboli e Storia in modo personale e innovativo è un modo per onorare una Città unica e le mie origini.
Nella sua arte segue suo padre Mario, anch’egli artista del vetro, oppure ritiene che le sue creazioni artistiche abbiano una strada propria?
Seguendo mio padre, collaborando con lui nella sua riscoperta della tecnica della murrina, nel suo percorso di ricerca, sono riuscito ad imparare, a far tesoro di insegnamenti e segreti nella lavorazione carpendo dalla sua esperienza. La mia formazione artistica e professionale mi ha permesso, inoltre, di aggiungere la mia esperienza che si basa su contenuti e finalità diverse; ed è in questo, secondo me, che differisco dal lavoro di mio padre e dai nostri pochi e illustri predecessori in quest’arte.
Come descriverebbe, in una frase conclusiva, la sua arte?
Riprendendo la fine della sua domanda potrei oggi definirla “la mia Arte”, non per un atteggiamento che pecca di presunzione ma perché sono l’ultimo e unico a portare avanti l’arte della murrina figurativa della tradizione vetraria veneziana.

Intervista a cura di Chantal Fantuzzi