Riceviamo e pubblichiamo. Il testo non impegna la redazione.

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I Verdi del Bellinzonese hanno analizzato il messaggio municipale inerente il “Nuovo stabilimento industriale FFS e il concetto urbanistico comparto Officine FFS” e unanimemente affermano la loro contrarietà al progetto. Progetto che al di là dei grandi proclami comporta un dimezzamento dei posti di lavoro, un’apertura alla sfrenata speculazione immobiliare (con sacrificio di pregiata area agricola) e nessun controllo sui progetti. Il tutto a spese dei contribuenti.

Sin dalla firma della Dichiarazione d’intenti del dicembre 2017, i Verdi hanno denunciato il grave errore politico commesso dal Municipio di Bellinzona e dal Governo cantonale, i quali, rompendo l’intesa del 2013 con le Maestranze, hanno permesso alle FFS di venire meno agli impegni precedentemente presi. Così, dalla modernizzazione delle attuali Officine che prevedeva il mantenimento dei posti di lavoro, lo sviluppo di un’autonomia operativa per agire autonomamente sul mercato e lo sviluppo delle sinergie con attori locali, si è inspiegabilmente passati ad un progetto che prevede la perdita di 200 posti di lavoro, la perdita di 80’000 mq di superfici agricole SAC, la vaga promessa di un parco tecnologico (dove si insedieranno ditte estere senza alcun interesse ad integrarsi nel territorio e dare lavoro ai nostri giovani) e nessuna voce in capitolo sui contenuti della nuova struttura e sulla pianificazione del nuovo comparto. Il tutto finanziato completamente da soldi pubblici (oltre 120 milioni dal Ticino) e con la certa speculazione immobiliare delle FFS.

Il regalo politico alle FFS si é tradotto ora nella ricattabilità del Ticino. Lo si è visto nelle recenti dichiarazioni del CEO FFS Andreas Mayer e lo si può vedere nei due messaggi che sono stati sottoposti ai legislativi di Bellinzona e del Cantone. Alle FFS è stato permesso, oltre che di scaricare sul pubblico costi, imposte e tasse varie, di inserire loro rappresentanti nel gremio avente il compito di curare le modifiche del piano regolatore per il comparto delle attuali officine. Dal momento che le decisioni devono essere prese all’unanimità, alle FFS è stato dato di fatto il diritto di veto. Ergo: se non riceveranno ciò che vogliono, ovvero la possibilità di godere di indici edificatori spropositati, si sentiranno legittimate a recedere anche da questo “faticoso impegno”.

Con questa debolezza contrattuale, rafforzata da segnali politici impauriti lanciati attraverso le recenti scelte di politica fiscale, i Verdi non vedono come il Ticino possa valorizzare le risorse presenti sul suo territorio e difendere i propri interessi dinnanzi a grossi imprenditori stranieri che vogliono sfruttare il bacino di manodopera a basso costo offerto dalla vicina Italia.

I Verdi del Bellinzonese salutano con fiducia l’intenzione della Commissione gestione del Gran Consiglio di finalmente volerci vedere chiaro su questa progettualità, invitandola – nel confronto delle varie possibilità (Bassa Leventina, Arbedo-Castione, ma anche Bellinzona) – a riprendere in considerazione non solo gli elementi economico-finanziari, ma anche quelli politico-strategici, oltre che sociali ed ecologici.

I Verdi del Bellinzonese