Mancano cinque giorni all’apertura del Festival luganese dei Diritti umani, che durerà sei giorni. Per approfondire il tema ne abbiamo intervistato il direttore Antonio Prata.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Si presenti ai lettori di Ticinolive: la sua origine, i suoi studi, la sua professione.

Antonio Prata  Sono nato a Zurigo da genitori italiani. Ho frequentato le scuole dell’obbligo e il liceo prima in Italia e poi a Zurigo, dove sono tornato a 17 anni .

In Ticino ho studiato cinema e poi ho iniziato a lavorare nelle sale di Lugano, prima al cinema Cittadella, poi al Kursaal e quindi al Cinestar, che ho gestito come direttore di programmazione e delle risorse umane e supervisore di tutte le attività collaterali, collaborando con enti privati e pubblici per la realizzazione di eventi culturali, soprattutto di carattere cinematografico.  Un lavoro che ho svolto per 13 anni fino al 2015. Dal 2016 sono direttore del Film Festival Diritti Umani Lugano. Dal 2007 ho realizzato alcuni documentari per la televisione e che hanno partecipato ad alcuni festival internazionali, ricevendo diversi riconoscimenti.

Quando è nato il “Festival dei diritti umani” e chi lo ha fatto nascere?

È nato nel 2014, per volontà della Fondazione Diritti Umani di Lugano.

Ci descriva con alcune cifre l’evoluzione della manifestazione in questi suoi primi anni.

La manifestazione cresce di anno in anno, grazie alla collaborazione con gli istituti scolastici del cantone (da 1000 studenti delle prime due edizioni, siamo passati ad accogliere circa duemila alunni nelle ultime due edizioni). Dai 3 mila spettatori delle prime tre edizioni, nell’ultimo anno abbiamo sfiorato le 5 mila presenze. Il festival si svolge al cinema Corso e da quest’anno faremo alcune proiezioni anche al cinema Iride.

In che misura le nostre scuole partecipano al Festival?

Una commissione scuole, composta da docenti, collabora con la direzione artistica (direzione) e una commissione film, rappresentata da professionisti che operano nel campo della distribuzione e nei festival internazionali dell’audiovisivo. La commissione scuole individua tra i film selezionati i titoli da proporre agli sitituti scoladtici.

Chi vi fornisce i mezzi per operare?

Confederazione, Cantone, Comune, fondazioni e aziende.

Si dice (ed è opinione diffusa): quelli di sinistra sono sensibili ai diritti umani, quelli di destra no. Anche lei la pensa così?

Io penso che la politica oggi debba oltrepassare questi limiti e non pensare soltanto ad un pensiero di destra o a un pensiero di sinistra. Viviamo in un periodo di forte crisi politica, che forse riusciremo ad affrontare proprio oltrepassando questa visione di opposizione tra due vecchie ideologie.

Avete mai messo in programma un film realizzato da un regista “di destra” (nel senso che comunemente vien dato al termine)?

Non conosco le preferenze politiche degli autori dei film selezionati fino ad oggi. Noi cerchiamo di programmare opere che sappiano trasmettere alcuni princìpi fondamentali indispensabili come il rispetto di ogni individuo, della sua libertà, la serena convivenza,  l’uguaglianza senza distinzione alcuna.

Di quante persone si compone il suo staff?  Sono tutti volontari? Alcuni di loro sono impegnati in politica (intendo: partiti, cariche, ecc.) ?

Uno staff operativo esiguo viene stipendiato, le altre persone collaborano in maniera volontaria. Credono nel nostro intento, in quei princìpi che ho indicato sopra e ci danno una grande mano.

Come giudica la politica del governo svizzero (e del parlamento) nei confronti dei migranti?

Non ha senso giudicare; credo abbia più senso dialogare, confrontarsi, cercare un punto d’incontro. Dovremmo semplicemente capire che serve un cambiamento e che rivangare certi antichi concetti non porta a nulla di costruttivo. Io sono figlio di una famiglia di emigrati italiani. La Svizzera ci ha accolto e permesso di pensare ad un futuro migliore. Questo è un paese che sa cosa fare per dare la stessa opportunità alle nuove migrazioni. E sa benissimo che il rifiuto a priori non è la migliore soluzione.

Il nostro grande vicino a sud, l’Italia, è vittima di una immigrazione incontrollata e nociva? Oppure si tratta di un’illusione creata ad arte per fini politici?

Penso all’essere umano, a coloro che fuggono dal proprio paese a causa delle guerre e della fame. Le vittime sono loro. Sono guerre e situazioni che spesso abbiamo causato noi occidentali. L’utilizzo del termine “nocivo” indica purtroppo il tipo di considerazione  – ahimè di  disprezzo  – verso esseri umani come noi. Gli interessi economici nella politica, l’egoismo, spesso portano a sottovalutare quei valori assoluti espressi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un documento che non può essere eluso. È da lì che dovremmo ripartire.

Matteo Salvini è un ministro che disprezza i diritti umani?

Spero di no. Ma forse, come dicevo prima, insieme ad altri politici, dovrebbe rileggere alcuni passi di quella Dichiarazione.

Esiste un “diritto a migrare” al di fuori e al di là di qualsiasi legge statale?

Mi piace pensare che la Terra sia un luogo in cui ognuno deve, rispettando la legge, sentirsi libero di spostarsi e vivere dove vuole. Non potrei pensare diversamente, visto il mio vissuto.

Non c’è solo la migrazione, giusto? Anche se è un tema oggigiorno dominante e assillante… Mi citi altri Diritti umani di viva attualità.

Altri argomenti sono le schiavitù moderne, l’inquinamento dell’ambiente, lo sfruttamento e la violenza sui bambini, le guerre.

Che cosa pensa del nostro sistema mediatico (Ticino)? È equilibrato e offre a tutte le tendenze politiche la possibilità di esprimersi?

Il mondo dei media ha subito grandi cambiamenti dettati dal progresso tecnologico. A volte sembra ci sia molta più informazione ma poi ci si rende conto che questa è approssimativa  o che mira soltanto a sottolineare tematiche che “fanno notizia”. A volte insomma, è informazione da consumo. Mancano forse quei giornalisti ispirati di una volta.

E della RSI, che la destra (da sempre, in ogni caso da almeno 40 anni) non ama e contesta?

Non conosco queste dinamiche. Lavoriamo e collaboriamo con loro come con altri media. Penso che l’informazione debba essere libera e non di parte.

Voi siete gli “avvocati” dei Diritti umani e vi battete per essi senza risparmio. Chi sono i vostri avversari?

È una definizione divertente, ma non siamo avvocati. Siamo persone che non pensano all’avversario.  La nostra non è una battaglia; è un invito al dialogo – come dicevo sopra – alla collaborazione. E l’arte e il cinema spesso rappresentano questo concetto. Il nostro è semplicemente un modo per far conoscere, a chi vuole, quelle realtà, alcune lontane, altre più vicnie a noi,  in cui i nostri stessi Diritti vengono calpestati o trascurati.

Esclusiva di Ticinolive