Mohammad bin Salmān è il nome del Principe ereditario saudita e in questi giorni la sua fama sta subendo una piega poco popolare.

Il più giovane ministro della Difesa nel mondo, il 33enne occupa le prime pagine di molti giornali in quanto probabilmente coinvolto nella scomparsa (e probabilmente) nella morte del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi.

Divenuto famoso due anni fa, Mohammed bin Salman è cresciuto a Riyad assieme a sua madre, cinque fratelli e 50 tra servi, cuochi e autisti. Fondatore di una organizzazione che sostiene i giovani imprenditori sauditi, Mohammad aveva presentato un ambizioso progetto di riforme chiamato Vision 2030 che si poneva l’obiettivo di rendere l’economia saudita indipendente dell’andamento del mercato del petrolio entro il 2030. I suoi progetti e la sua linea ereditaria gli valse il posto del politico più potente del regno e negli scorsi mesi divenne simbolo di un’Arabia Saudita differente, più progressista e meno legata alle rigide regole dell’Islam. Sotto il suo regno le donne cominciarono a guidare e fu permesso loro di assistere agli incontri sportivi. Altre riforme sociali programmate promettono di permettere loro di lavorare di più. 

Sotto la facciata della modernità tuttavia, con gradualità si è rivelato il vero regime di bin Salman che perseguita sistematicamente chiunque minacci la sua posizione di potere: verso la fine dello scorso anno decine  di politici sauditi vennero arrestati con l’accusa di corruzione e una sorte simile toccò a giornalisti e altri oppositori e critici del regime.

Uno di questi era Khashoggi, scomparso qualche giorno fa mentre si trovava nell’ambasciata saudita di Istanbul. “Non abbiamo nulla da nascondere” ha dichiarato il principe sul caso, nonostante il governo turco (ma anche diverse fonti anonime) affermano di avere video e audio registrazioni che provano che il giornalista è stato torturato e ucciso nell’ambasciata dalla quale non ha mai fatto ritorno. Ben 15 militari sauditi avrebbero ucciso e smembrato il corpo del dissidente. 

Per quanto potente, Mohammad bin Salmān non può arrestare l’ondata di problemi che la sparizione di Khashoggi ha causato all’Arabia Saudita.

Il fondatore della Virgin Group Richard Branson ha già annunciato che interromperà ogni colloquio con il fondo sovrano saudita, con il quale programmava un investimento di un miliardo di dollari nella sua società di viaggi spaziali Virgin Galactic. “Quello che si dice sia successo in Turchia attorno alla sparizione del giornalista Jamal Khashoggi, se confermato, cambierebbe chiaramente la possibilità di ognuno di noi in Occidente di fare affari con il governo saudita” ha dichiarato Branson. 

Anche il CEO di Uber e diversi gruppi editoriali di spicco come The Economist hanno rifiutato di partecipare all’importante summit economico che si terrà a Riyad.