Nel 1821 l’arcivescovo di Atene, Alexander Ypsilanti, issò la croce sul Partenone. Fu un gesto rivoluzionario, che diede inizio ai Moti d’Indipendenza Greca, sulle note dell’Hymne ten heleuterian , l’inno alla libertà dal dominio e dall’oppressione turca. Dopo anni sanguinosi, la Grecia ottenne la sua indipendenza. La croce, aveva portato alla libertà.

Oggi, invece, una croce è stata abbattuta, proprio in Grecia, nell’Isola di Lesbo, sotto il castello di Mitilene. Era stata eretta sul mare, a settembre, nel bianco cemento caratteristico della grecità moderna. E’ stata abbattuta “con odio” come riferiscono i testimoni, la notte del 7 ottobre (stranamente l’anniversario della Battaglia di Lepanto), poiché “offendeva i migranti mussulmani accolti sull’isola.”

A dare adito alla protesta, una Ong, chiamata “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo” che aveva dichiarato il simbolo “razzista”. Così recitava la lettera ““Il crocifisso è stato eretto per impedire ai migranti e rifugiati di venire qui a nuotare. Questo atto è illegale e offensivo soprattutto verso il simbolo della cristianità, che è un simbolo di amore e sacrificio, non razzismo e intolleranza” e concludeva con “Si sbarazzi di questo simbolo religioso inappropriato in un luogo dove la gente nuota.”

Così, nel silenzio più totale del resto della cristianità, la cristianità greca, quella eroica, martire e vittoriosa viene, ancora una volta, sfregiata.