Un incidente tragico si è verificato oggi sull’A2, sul territorio di Sigirino, coinvolgendo un pullman.
Il mezzo, immatricolato in Germania, era partito alle 22 di ieri da Colonia, con l’obiettivo di trasportare una trentina di giovani di età compresa tra i 16 e 26 in pellegrinaggio ad Assisi.
Per motivi ancora da stabilire il pullman si è schiantato contro un pilone autostradale causando 14 feriti, di cui 3 gravi (tra loro l’autista), e un morto. La vittima è una ragazza di 26 anni che accompagnava in gita gli adolescenti.
L’autostrada A2 è rimasta chiusa per diverse ore in tutto il tratto tra Rivera e Lugano Nord mentre avvenivano le operazioni di soccorso. Sul posto sono intervenuti la Polizia cantonale, i pompieri, le ambulanze e un elicottero della REGA. Il consigliere di stato Norman Gobbi si è complimentato per l’organizzazione dei soccorsi in un tweet: “Grazie a tutti coloro che sono in impiego, dalle forze di primo intervento, alla protezione civile e care team, nel prendersi cura di feriti e superstiti di questo tragico incidente in Ticino, con coinvolto un bus tedesco di ragazze e ragazzi diretti a sud”. Il traffico è rimasto paralizzato fino alle 14 quando l’autostrada è stata riaperta, ma i disagi sono continuati anche nelle prossime ore.
Un uomo di nome Giuseppe Gullino che si è trovato per caso dietro al pullman coinvolto ha raccontato la sua testimonianza a Ticinonline: “Ho visto tante cose nella mia vita, ma quello che è successo stamattina ha avuto un fortissimo impatto su di me. Inizialmente non ho realizzato, è stata mia moglie ad accorgersi che il bus era incastrato nel pilone. Ci siamo fermati e siamo saliti sul bus. La porta davanti era aperta, il parabrezza non esisteva più. Ho visto il conducente pieno di sangue, incastrato tra le lamiere. L’ho medicato con quello che avevo a disposizione. Seduto dietro di lui c’era un prete, anche lui pieno di sangue. Ho cercato di dargli sostegno, più che altro moralmente”. Per una coincidenza sia l’uomo che sua moglie sono infermieri e hanno potuto prestare un primo sostegno alle vittime.
Per tutti i coinvolti, feriti e non, si è trattato senz’altro di un’esperienza scioccante, ora coloro che non sono in ospedale sono stati presi a carico dalla Protezione civile, in attesa di essere rimpatriati.