Sabato notte alle 3.45, è partita la missione BepiColombo, una delle più ambiziose e complesse mai realizzate. La missione, progettata dall’Agenzia spaziale europea (ESA) in collaborazione con l’Agenzia spaziale giapponese (JAXA), si pone come obiettivo l’esplorazione del pianeta Mercurio, il più vicino al sole nel nostro sistema.
Il razzo Ariane 5 ha trasportato nello spazio il Mercury Composite Spacecraft che a sua volta contiene due sonde distinte: il Mercury Planetary Orbiter (MPO) costruito dall’ESA e il Mercury Magnetospheric Orbiter progettato dalla JAXA. Le sonde sono dedicate rispettivamente allo studio della superficie del pianeta e della sua magnetosfera. Prima giungere a destinazione il Mercury Composite Spacecraft viaggerà nello spazio per 7 anni e dovrebbe entrare nell’orbita del pianeta nel 2025.
Si tratta di una missione estremamente complessa: essendo il pianeta molto vicino alla nostra stella, le condizioni sulla sua superficie sono estreme. Forti escursioni termiche (le temperature oscillano tra i -180 e i 450 gradi Celsius) e le massicce dosi di radiazioni sono solo due dei molti ostacoli che gli scienziati che hanno messo a punto il progetto hanno dovuto prevedere. Per ovviare ai possibili problemi che potrebbero sorgere sono stati impiegati materiali innovati ed isolamenti che dovrebbero proteggiate la delicata tecnologia degli strumenti.
Un’altra difficoltà è rappresentata sicuramente dalla forza di gravità esercitata dal Sole che potrebbe compromettere il traiettoria delle sonde o addirittura “inghiottirle”.
Per raggiungere la spinta gravitazionale necessaria e ricevere la giusta quantità di sole per ricaricare i pannelli solari, BepiColombo dovrà seguire una traiettoria complessa che prevede ben 9 flyby , o “sorvoli ravvicinati”. Di questi, uno attorno alla Terra, due attorno a Venere e 6 attorno a Mercurio.
Una volta arrivati a destinazione, si spera che le sonde saranno in grado di far luce sui molti misteri del pianeta come la provenienza della rarefatta atmosfera che lo avvolge e del suo campo magnetico, ma anche la composizione del nucleo e se Mercurio sia o meno geologicamente attivo.
Fino ad ora l’Europa non aveva mai mandato sonde su Mercurio anche se la NASA aveva già visitato il pianeta due volte. La prima volta con la missione Mariner 10 nel 1974 e la seconda è Messenger, lanciata nel 2004.