Emanuela Orlandi, anni 15, alta 1.60 m, SCOMPARSA. 22 giugno 1983.

L’annuncio, celeberrimo, è ad oggi voce al vento. La figlia quindicenne di un commesso della Prefettura della casa pontificia scomparve il 22 giugno del 1983. nel nulla.

Lunedì pomeriggio in un locale annesso alla sede della Nunziatura apostolica, in via Po, sede dell’ambasciata vaticana a Roma dal 1959, in seguito ad alcuni lavori di ristrutturazione, sono emersi alcuni frammenti di ossa umane, tra cui un cranio e dei denti.

La connessione, frenetica e subitanea è stata immediata: potrebbero essere i resti umani della ragazza scomparsa trentacinque anni or sono?

Oppure di Mirella Gregori, anch’ella quindicenne, scomparsa a Roma esattamente un mese prima di Emanuela.

La Procura di Roma procederà ora formalmente per omicidio (dopo aver proceduto, negli anni passati, più volte per sequestro di persona ed altri reati, senza mai giungere alla verità) nei confronti della giovane scomparsa.

Ma i risultati e gli esami clinici non saranno imminenti e, forse, neppure decisivi.

Tempo addietro aveva parlato il fratello di Emanuela, Pier Pietro: “Bergoglio è il terzo Papa che ho incontrato nella mia ricerca della verità. Con lui il muro in Vaticano su questa vicenda si è alzato più di prima. La cosa certa è che in Vaticano sanno. Il loro comportamento in questi 35 anni mi autorizza a pensarlo. La verità è qualcosa che pesa sull’immagine della Chiesa. Il Vaticano ha voluto evitare che la verità emergesse e ha avuto come complici lo Stato italiano e quei magistrati che non hanno puntato il dito sulle persone che erano a conoscenza di quanto avvenuto”. Per Pietro Orlandi la sorella è “viva fino a prova contraria”.