Entreranno in vigore lunedì prossimo le nuove dure sanzioni contro il settore petrolifero iraniano imposte dagli Stati Uniti.

Il presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha risposto con fermezza: “Non vi è alcun dubbio che gli Stati Uniti non raggiungeranno il successo con questo nuovo complotto contro l’Iran”.

Nel luglio del 2015, a Vienna, l’Iran ha firmato un accordo a lungo termine sul suo programma nucleare con sei delle potenze mondiali: USA, Regno Unito, Francia, Cina, Russia e Germania. Accordo arrivato dopo anni di tensione sui presunti tentativi da parte dell’Iran di sviluppare un’arma nucleare, si sospettava che gli intenti non fossero interamente pacifici. In base a questo accordo, l’Iran ha accettato di limitare le sue attività nucleari e di consentire agli ispettori internazionali di revocare le paralizzanti sanzioni economiche.

All’epoca, l’amministrazione del presidente americano Barack Obama espresse la fiducia che l’accordo avrebbe impedito all’Iran di costruire un programma nucleare in segreto, visto che si era impegnato con un organismo di sorveglianza globale quale l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, per un severo monitoraggio continuo basato su ispezioni che controllavano gli spostamenti del materiale fissile.

Il presidente Trump lo ha definito un pessimo accordo, decidendo unilateralmente a maggio 2018 di far uscire fuori gli Stati Uniti dall’intesa raggiunta nel 2015, e in un discorso che ha tenuto di fronte all’assemblea generale delle Nazioni Unite, ha chiesto a tutte le nazioni di isolare l’Iran per il suo presunto sostegno alle attività terroristiche. Di conseguenza, le sanzioni che erano state revocate, sono ora state unilateralmente reimpostate dagli Stati Uniti, lasciando una concessione temporanea per gli alleati degli stati Uniti, come l’Italia, India, Giappone e Corea del Sud, per dare loro il tempo di ridurre le importazioni.

Ma i restanti paesi dell’accordo, compresi quelli dell’Unione europea, si sono uniti permettendo di mantenere vivo l’accordo e hanno continuato le relazioni economiche con Teheran, in quanto ritengono che l’Iran stia tenendo fede all’impegno preso e hanno manifestato chiaramente la loro intenzione di non seguire l’esempio del presidente Trump.

L’Unione europea vuole creare un meccanismo che consenta il commercio legale con l’Iran, primo produttore mondiale di petrolio, senza incontrare le sanzioni statunitensi per perseguire affari legittimi.

Con l’annuncio delle nuove sanzioni, il presidente Trump ha dichiarato che chiunque sia in affari con l’Iran non farà affari con gli Stati Uniti. Le sanzioni statunitensi hanno preso di mira le compagnie petrolifere, marittime e bancarie del paese, le esportazioni di oro e di metalli preziosi. La posta in gioco è molto alta per qualsiasi azienda che desideri fare affari in Iran: rimanere coinvolti e rischiare conseguenze per violazione delle sanzioni americane o perdere i benefici dagli investimenti in un mercato emergente con un potenziale enorme.

La minaccia delle sanzioni ha portato alcune aziende a sospendere le operazioni commerciali in Iran, e questo potrebbe rappresentare un boomerang per l’amministrazione Trump e per l’economia globale.

Total, la compagnia petrolifera multinazionale francese, ha annunciato che ritirerà l’accordo di un miliardo di dollari con l’Iran. La compagnia danese Maersk ha annunciato che non stipulerà nuovi contratti. La Renault aveva in programma di costruire un nuovo stabilimento per produrre autovetture in Iran ma ha deciso di tirarsi indietro. La multinazionale americana General Electric cesserà di fornire prodotti per le infrastrutture petrolifere e del gas alle società iraniane. La multinazionale americana Boeing, che aveva un contratto miliardario per nuovi aerei da fornire a due compagnie aeree iraniane, ha annunciato che non consegnerà più gli aerei. La tedesca Siemens non prenderà più nuovi ordini dall’Iran.

I segnali, dunque, sono quelli che alcune aziende manterranno per il momento i loro rapporti commerciali. La Cina, il più grande cliente petrolifero dell’Iran, intende sfidare le pressioni degli Stati Uniti ignorando le sanzioni imposte. Continuerà ad acquistare il greggio gettando un’ancora di salvataggio a Teheran,  tagliando nello stesso tempo le importazioni di greggio dagli Stati Uniti.

Lavorare con aziende al di fuori del sistema finanziario occidentale, come quelle cinesi appunto, potrebbe rendere più facile per l’Iran continuare a fare affari usando una valuta diversa dal dollaro.

Non c’è dubbio che in una fase iniziale le esportazioni saranno colpite, ma è molto chiaro che l’Iran e i suoi restanti partner commerciali lavoreranno sodo per mantenere i legami. E per colmare il vuoto lasciato dagli investimenti persi, l’Iran guarderà verso est per creare quei nuovi legami con la Russia e la Cina.