Secondo fonti di agenzie di stampa araba e secondo un rapporto del New York Times, alti funzionari dell’intelligence saudita vicino al principe ereditario Mohammed bin Salman (tra cui il generale Ahmed al-Assiri licenziato il mese scorso per aver presumibilmente ordinato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi) hanno discusso nel 2017 di operazioni segrete con uomini d’affari privati per sabotare l’economia iraniana e per uccidere i nemici del nuovo regno saudita.

L’Arabia Saudita ha cambiato più volte la sua versione sull’omicidio del giornalista, fra le tante proteste internazionali. Dopo aver insistito per oltre due settimane che Khashoggi aveva lasciato il consolato saudita nella città turca di Istanbul, è stato successivamente ammesso che il giornalista era morto all’interno del consolato. In seguito, i funzionari di Riyadh hanno ammesso che il giornalista è stato ucciso ma non in modo premeditato, bensì come risutlato di una “operazione canaglia” non pianificata.

Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Adel al-Jubeir, ha dichiarato ai giornalisti americani di Fox News, che “questa è stata un’operazione in cui le persone hanno finito per superare le autorità e hanno fatto un errore uccidendo Khashoggi”.

Il presidente turco Erdogan, ha accusato i più alti livelli del governo saudita di aver ordinato l’uccisione, puntando il dito contro il principe ereditario ma esonerando il re Salman da ogni responsabilità. Negli ultimi giorni Erdogan ha consegnato agli Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna e anche all’Arabia Saudita, le registrazioni audio presumibilmente  provenienti dall’interno del consolato relative all’uccisione del giornalista.

Erdogan ne ha discusso anche con il presidente americano Trump durante la cena di commemorazione che si è tenuta a Parigi per il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, affermando che i sauditi sanno bene chi ha ucciso Khashoggi il 2 ottobre scorso. Giornalisti turchi hanno detto che le ultime parole di Khashoggi sono state: “Sto soffocando… toglimi questa busta dalla testa, sono claustrofobico”.

Irfan Fidan, procuratore capo della Turchia, ha dichiarato nei giorni scorsi che Khashoggi è stato strangolato a morte ed è stato poi smembrato e probabilmente dissolto nell’acido per coprire qualsiasi prova dell’omicidio. Tracce di acido sono state trovate nelle tubature del consolato.

Erdogan ha ripetutamente accusato i sauditi di continuare a dissimulare dell’omicidio rifiutando di riportare in Turchia i 18 agenti sauditi arrestati, rifiutando di identificare un presunto cooperatore locale che avrebbe sepolto il corpo e negando agli investigatori turchi pieno accesso nella casa e nel giardino del console saudita a Istanbul. L’ipotesi dell’acido potrebbe spiegare come mai non si sia ancora trovata traccia del corpo del giornalista saudita che risiedeva negli Stati Uniti ed era editorialista del Washington Post.

I sauditi hanno negato il coinvolgimento della famiglia reale nell’uccisione e hanno negato anche i presunti commenti del principe ereditario che descrivevano il giornalista Khashoggi, che per decenni fu vicino alla famiglia reale come consigliere del governo, come un pericoloso islamista.

Però, durante una telefonata con il genero del presidente Trump, Jared Kushner e il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, avvenuta una settimana dopo la scomparsa del giornalista, il principe Mohammed bin Salman avrebbe detto che Khashoggi era stato membro della Fratellanza musulmana, un’organizzazione transnazionale islamista. In una dichiarazione rilasciala al Washington Post, la famiglia di Khashoggi ha negato la sua appartenenza ai Fratelli musulmani come lui stesso aveva fatto più volte.

Secondo l’agenzia Reuters, Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo omologo francese Emmanuel Macron, hanno concordato sabato che l’Arabia Saudita deve fare piena luce sugli eventi che circondano l’omicidio di Khashoggi. La questione non deve ulteriormente destabilizzare il Medio Oriente, ma potrebbe invece creare un’opportunità per trovare una soluzione politica per cercare di porre fine alle ostilità nello Yemen.

L’omicidio di Khashoggi ha messo i governi che forniscono armi ai sauditi, compresi gli Stati Uniti e il Regno Unito, in una posizione in cui potrebbero essere costretti a fermare i trasferimenti di armi. La sua morte, infatti, ha sicuramente aumentato la consapevolezza internazionale sulla politica estera saudita.