La violenza degli ultimi giorni nei combattimenti tra Israele e il gruppo militante di Hamas dimostra quanto sia fragile la situazione sulla striscia di Gaza e quanto è alto il rischio che possa precipitare in maniera improvvisa e inaspettata.

Razzi da parte delle fazioni palestinesi sono stati lanciati lunedì mattina a seguito di una “soffiata” che informava di un’operazione di intelligence militare che Israele ha eseguito domenica sera vicino a Khan Younis, nella striscia di Gaza. Secondo Israele, l’operazione di domenica è stata fondamentale. È stata il tipo di incursione intrapresa con precauzione per posizionare attrezzatura di sorveglianza e incontrare una fonte palestinese. Tuttavia è costata scontri a fuoco che né Netanyahu, primo ministro israeliano, né Ismal Haniyeh, presidente dell’ufficio politico di Hamas, volevano.

Con la mediazione dell’Egitto, per il ripristino della spedizione di carburante presso l’impianto elettrico sottodimensionato di Gaza per fornire energia, e con il finanziamento del Qatar, che ha consegnato 15 milioni di dollari di aiuti per pagare le retribuzioni ai dipendenti pubblici e agenti di polizia sottopagati, entrambi i leader avevano preso provvedimenti per raffreddare le tensioni lungo il loro confine e per facilitare la crescita economia di Gaza.

Hamas, già scossa dalla critica interna da parte del suo leader Ismal Haniyeh per aver venduto la causa palestinese in cambio di denaro, ha elogiato i combattimenti che hanno valorosamente difeso il territorio dagli invasori israeliani.

Per tutto l’anno ci sono stati avvertimenti che preannunciavano l’arrivo di un’altra guerra. L’ultima ha ucciso più di 2250 palestinesi, oltre la metà civili, e più di 70 israeliani. La distruzione di Gaza ha lasciato senza tetto 100 mila persone peggiorando le già terribili condizioni in cui vivono.

La violenza si era innescata a marzo quando i palestinesi avevano iniziato le proteste lungo la barriera di confine con Israele.

A distanza di due settimane dall’aver avviato una tregua, la situazione è di nuovo precipitata con un incidente interpretato come una violazione dell’accordo. Nessuno si aspettava che il commando israeliano venisse scoperto domenica sera. Questo tipo di missioni sono finalizzate a raccogliere informazioni e di solitp la loro segretezza è garantita.

Sette militanti di Hamas ed un soldato israeliano sono rimasti uccisi durante lo scontro a fuoco. Sono seguite oltre 24 ore di colpi di mortaio e quasi 500 razzi lanciati dalla striscia di Gaza, molti dei quali hanno superato le difese aeree di Israele. “Un bombardamento impressionante ed una raffica di razzi ben coordinata su una scala mai vista prima”, ha detto l’esercito israeliano.

Israele ha risposto all’attacco colpendo 160 obiettivi a Gaza, tra cui l’edificio per la sicurezza interna di Hamas e la stazione televisiva dell’organizzazione palestinese, evitando vittime civili avvertite di evacuare prima dell’intervento.

Israele potrebbe prendere una posizione più dura per scoraggiare Hamas, allarmato dal fatto che Hamas abbia accumulato una scorta più grande di quanto si pensasse e che sembra stia testando il sistema di difesa israeliano “Iron Dome”.

Nel frattempo è stato raggiunto un nuovo accordo per un cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Ed è difficile dire cosa succederà adesso. La speranza è appesa all’interesse che le due parti hanno a fermare i combattimenti. L’unica alternativa sarebbe una guerra a tutto campo dal costo estremamente pesante per tutti.

Il consiglio di sicurezza dell’ONU intanto, ha fatto sapere oggi di non riuscire ad intervenire e concordare qualsiasi azione sui combattimenti tra Israele e il gruppo militante di Hamas a Gaza.

Dunque, gli eventi sul campo saranno determinanti.