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L’Iniziativa per l’autodeterminazione firmata UDC sulla quale voteremo il 25 novembre è basata su di una premessa: la nostra democrazia diretta viene calpestata e con essa la sovranità del popolo svizzero.

Ma questa premessa è basata su fatti reali, oppure è un’invenzione creata per scopi propagandistici?

Quando l’UDC deve spiegare come mai non saremmo più sovrani del nostro paese, porta due/tre argomenti principali:

L’esempio preferito dei democentristi è quello dell’Iniziativa contro l’immigrazione di massa del 2014, che mirava a contingentare l’immigrazione ed era dunque in contrasto con l’Accordo sulla Libera Circolazione della Persone (ALCP) tra Svizzera e UE (approvato dal 67,2% dei votanti nel 2000). Il popolo accettò l’Iniziativa col 50,3% dei consensi, ma la legge d’applicazione creata dal Parlamento conteneva ben poco di ciò che era scritto nell’Iniziativa. Infatti nel testo non figuravano né contingenti né tetti massimi, ciò che portò l’UDC a parlare di tradimento della volontà popolare.

Si può dunque concludere che la democrazia diretta viene calpestata e che non siamo più padroni di decidere a casa nostra?

Per rispondere, è necessario ricordare che un’applicazione fedele dell’iniziativa avrebbe rappresentato una violazione dell’ALCP, che è collegato al resto dell’Accordo Bilaterale 1 da una cosiddetta “clausola ghigliottina”: se salta la Libera Circolazione, allora salta l’intero Bilaterale 1 e con esso l’accesso preferenziale all’enorme mercato dell’UE (mezzo miliardo di consumatori). Ora, L’UDC durante la campagna aveva assicurato che l’iniziativa non mirava assolutamente ad uscire dall’ALCP, né tantomeno a compromettere i Bilaterali, tanto che sul sito gli iniziativisti avevano scritto che “la libera circolazione delle persone non deve perciò essere disdetta”. Chiunque conosca anche solo vagamente i rapporti tra la Svizzera e l’UE sa che la Libera Circolazione è il “prezzo” da pagare per avere accesso al mercato europeo, quindi dire di poter mettere contingenti senza far saltare l’ALCP e l’intero Bilaterale 1 (e con esso l’accesso preferenziale al mercato europeo) è semplicemente una bugia bella e buona. Il risultato del sotterfugio dell’UDC fu che il Consiglio Federale dovette concludere che il popolo lo aveva sì incaricato di mettere contingenti, ma non aveva dato ordine di disdire la Libera Circolazione, perché l’UDC aveva assicurato – mentendo – che questo non sarebbe stato necessario. E così il Parlamento adottò la sua famosa legge di (non-)applicazione.

Per queste ragioni, dire che nel caso dell’Iniziativa del 9 febbraio 2014 la sovranità popolare venne calpestata è falso. La verità è che l’Iniziativa era opaca, costruita su di una bugia, e di conseguenza non dava al governo il mandato popolare né l’autorità per fare qualcosa di enorme come decretare la fine della Libera Circolazione e dei Bilaterali 1.

Ma questo significa che non possiamo più tornare indietro e regolare l’immigrazione? Assolutamente no. Se siete veramente convinti che la Libera Circolazione sia un flagello, non temete, presto voteremo sull’Iniziativa UDC “per un ‘immigrazione moderata”, che questa volta (a differenza del 9 febbraio 2014) ha come obiettivo esplicito quello di far saltare l’Accordo. Se in quell’occasione la maggioranza si pronuncerà per il “SÌ”, allora il Consiglio Federale avrà un mandato chiaro da eseguire.

Il secondo esempio dell’UDC è quello dei “giudici stranieri”, i giudici della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) che con una media di due casi all’anno decretano che il Tribunale Federale ha sbagliato e deve rivedere la decisione presa alla fine di un processo. L’UDC cita spesso i casi in cui la CEDU vietò di rinviare degli stranieri criminali nei loro paese d’origine (come prevede il diritto svizzero) a causa dei loro legami familiari in Svizzera.  Premettendo che due casi all’anno è un numero ridicolo (negli ultimi 58 anni siamo stati condannati 106 volte, contro le 728 della Francia, le 958 della Polonia e le 2988 della Turchia) e che sebbene certe condanne della Corte siano discutibili altre sono ben fondate, possiamo comunque chiederci se queste ingerenze rappresentino una violazione della sovranità popolare svizzera.

Ancora una volta la risposta è no, perché la Svizzera ratificò sovranamente e volontariamente il trattato alla base della CEDU, accettando le decisioni dei suoi giudici, due dei quali tra l’altro sono Svizzeri. E se è vero che l’adesione a quel trattato non fu sottomessa al popolo (ai tempi non era ancora necessario, ora lo sarebbe), è anche vero che gli Svizzeri oggigiorno hanno tutto il diritto e il potere di denunciarlo, se reputano l’azione della CEDU dannosa. L’UDC potrebbe lanciare domani un’iniziativa in tal senso e in caso di approvazione il governo ci farebbe uscire dalla giurisdizione della CEDU.

Infine, gli iniziativisti citano anche la Direttiva UE sulle armi che la Svizzera, in quanto membro dello Spazio Schengen, deve adottare. La direttiva mira a diminuire la capacità dei caricatori delle armi semiautomatiche e a limitarne il possesso, ma i negoziatori svizzeri hanno ottenuto delle deroghe importanti che permettono ai nostri militi di tenere il fucile a fine servizio e ai tiratori amatoriali di praticare il loro sport. Certo, nonostante le deroghe si tratta di una legge scritta dal Parlamento ed il Consiglio dell’UE che noi dobbiamo integrare nel nostro diritto. I negoziatori svizzeri contribuiscono alla creazione di queste norme, ma non hanno diritto di voto.

È dunque vero? Non siamo più liberi di scegliere le nostre leggi?

Dobbiamo ricordare che gli Svizzeri accettarono l’adesione allo Spazio Schengen con il 54,8% dei consensi nel 2005 e così facendo decisero sovranamente di riprendere l’evoluzione delle leggi riguardanti lo Spazio, proprio come la tanto contestata Direttiva UE sulle armi. Ancora una volta, se non siamo più soddisfatti dello spazio Schengen siamo liberi di uscirne, a patto che rinunciamo a tutto e non chiediamo di sottrarci agli oneri continuando a godere dei privilegi.

Ne consegue che, ancora una volta, affermare che non siamo più liberi di determinare il nostro destino è semplicemente falso.

Questi casi, se analizzati invece che strumentalizzati a fini propagandistici, dimostrano che la premessa stessa sulla quale è basata l’Iniziativa per l’autodeterminazione è falsa: il popolo svizzero è ancora “padrone a casa sua”, tutto ciò di cui ha bisogno sono una maggioranza ed un testo trasparente sul quale votare.

Imporre il nostro diritto interno al disopra di quello internazionale è nocivo, dato che una tale mossa indebolirebbe l’immagine del diritto internazionale (una delle forze del nostro paese) e la posizione della Svizzera al centro della sua creazione. Infine, questo stravolgimento della gerarchia è inutile, dato che non ci aiuta a riconquistare una sovranità popolare che non abbiamo mai perso.

Per queste ragioni, io voto “NO” all’Iniziativa sull’autodeterminazione.

Leandro de Angelis