Bella serata di cultura e politica al Cinema Teatro di Chiasso, e un gran bel pubblico. Erano di scena due stelle: una più antica (ma sempre splendente), l’altra più nuova (“passata da 300 mila a 60 milioni” come mi ha sussurrato la stella antica, in vena di confidenze). Con loro erano sul palco l’avvocato Flavio Cometta, presidente dell’associazione “Cultura insieme” (al quale ci affrettiamo a porgere i complimenti per l’evento di notevole successo realizzato), il dottor Corrado Bianchi Porro (moderatore) e il professor Guido Vestuti.

Un evento perfetto? Sì, ma il “giornalista” commentatore un difetto lo deve per forza trovare, altrimenti si mostrerebbe servile. E allora dirò che i partecipanti… avevano tutti più o meno le stesse idee: nessuno che sostenesse Renzi, o la Aquarius, o il sempre brillo Juncker o mamma Anghela (che speriamo cada al più presto). Mancava, come dire, un Canetta, un Matteo Quadranti, un Franco Cavalli, un Corrado Mordasini. Mi è piaciuto lo stesso, s’intende, e due ore piene sono volate.

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I PROTAGONISTI

Tito Tettamanti. Lo vedo come un “potente senza potere”, o meglio senza potere politico. Probabilmente perché non l’ha mai desiderato (pur senza averlo mai disprezzato). Rispettatissimo maître à penser della destra, autore di parecchi saggi di riflessione politica, economica e sociale, con prima pagina sempre assicurata sul Corriere. Alla perenne ricerca di un Liberale (locale) che non trova mai, perché nel PLR sono estinti (c’era Marina, sua grande amica) mentre i Populisti, per definizione, non possono essere Liberali. Avrebbe forse potuto “puntare” su qualche “emergente” particolarmente dotato, consigliarlo, lanciarlo, proteggerlo, ma non credo che l’abbia mai fatto. Lui è così e quello che ha – l’eminenza sociale, l’autorevolezza, la conoscenza degli uomini – largamente gli basta.

Marcello Foa. Ha fatto il “grande balzo in avanti”, lasciando all’improvviso una realtà provinciale per assumere un’alta carica in un vasto paese. La sua vita è cambiata ma io credo (e spero) che Marcello non cambierà. Amministratore delegato del Gruppo del Corriere, alla fine sembrava creare imbarazzo sia alla proprietà che alla direzione, a causa di crescenti propensioni e legami “sovranisti”. La sua spettacolare promozione (è una malignità, lo so) potrebbe essere stata un sollievo per alcuni. Per concludere: un bravo giornalista, allievo del grande Montanelli, inviso alla sinistra (particolarmente a quella locale, che nei suoi confronti ha esibito tutta la sua velenosa piccineria).





Numerose, assillanti e gravi le domande sul tappeto. Perché è andato distrutto il rapporto fiduciario tra il cittadino e l’operatore mediatico? Come si potrà ripristinarlo? Come possono i grandi media (quotidiani cartacei, radiotelevisione) opporsi all’assalto sempre più furioso dei portali e dei social? Come può il Potere (politico, economico) condizionare – o addirittura dominare – l’informazione? Dietro quali maschere si nascondono gli “stregoni della notizia” (titolo di un recente saggio di Foa)? Nella società liquida (Bauman) i valori tradizionali diventano sfuggenti e le radici si perdono; quale nuova e forse ingannevole informazione pervade la società liquida?

CONTINUA