Dopo un anno di ricerche, la Marina argentina ha confermato che gli oggetti trovati dal minisommergibile ROV (veicolo di osservazione remota) a 800 metri di profondità a circa 500 chilometri dalla città di Comodoro Rivadavia, corrispondono al sottomarino ARA San Juan (S-42) scomparso il 15 novembre 2017 con 44 membri dell’equipaggio a bordo.  I contatti si erano persi a circa 460 chilometri ad est del Golfo di Chubut di San Jorge.Prima di dare l’informazione, le autorità militari hanno comunicato con i familiari dell’equipaggio.

Venerdì sera, la nave offshore polivalente Seabed Constructor della società americana Ocean Infinity, incaricata della ricerca del sottomarino, è arrivata alla cosiddetta “Area 1”, nella zona Canadones submarinos nell’Atlantico meridionale, rilevando un oggetto di 60 metri di lunghezza. Le analisi delle foto hanno confermato che si tratta del sottomarino scomparso.

Proprio ieri era l’ultimo giorno prima della sospensione delle ricerche in quanto la nave americana doveva essere sottoposta a normale manutenzione. Ma la scoperta è stata annunciata dopo aver deciso, anche contro le cattive condizioni metereologiche, di tornare per l’ultima volta nell’area 1 considerata dalla compagnia Ocean Infinity come un punto dove il ritrovamento era particolarmente probabile. I dati erano apparsi subito incoraggianti e c’erano motivi validi di sperare, le immagini ottenute erano estremamente suggestive. Le figure all’interno del quadrante spiccavano come pietre sullo sfondo marrone del fondale marino. I resti apparivano schiacciati a prua ma intatti altrove.

È una notizia che in parte darà pace ai parenti, che sono sempre rimasti nella posizione di rivendicare con ogni mezzo la ricerca dei marinai dispersi. “Siamo tutti scioccati dalla notizia”, ha detto Jorge Villarreal, padre di uno dei membri dell’equipaggio, “giustizia e verità erano ciò che chiedevamo e adesso siamo orgogliosi. Sappiamo dove sono i nostri figli e speriamo di ricevere presto una fotografia per dare loro l’addio che si meritano. In questo modo possiamo avere la pace”, ha aggiunto.

Il giudice Marta Yanez, a Caleta Olivia, si aspetta di ricevere già oggi le prime relazioni tecniche del ritrovamento. Fonti del ministero della Difesa hanno referito che è ancora troppo presto per confermare se il sottomarino sarà in grado di essere recuperato. A priori l’operazioni di recupero dei corpi sembra molto complessa.

Nel frattempo la ricerca è ufficialmente conclusa e la compagnia Ocean Infinity ha cambiato i suoi piani decidendo di non andare a Città del Capo come era previsto proprio ieri, ma tornerà al porto di Comodoro Rivadavia per scaricare tutte le informazioni raccolte. La città di Chubut sarà la base operativa prima di un’ipotetica operazione di salvataggio.

Il contratto della compagnia americana chiuso con il governo argentino, stabilisce che verranno addebitati sette milioni di dollari per aver trovato il sottomarino. Non è ancora chiaro se Ocean Infinity abbia anche le condizioni tecniche per affrontare il recupero. La storia di questa ricerca ha però mosso il mondo intero. L’assistenza internazionale è stata offerta dalla Germania, Brasile, Cile, Colombia, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Norvegia, Perù, Uruguay e Russia.

Il sottomarino era partito l’8 novembre da Ushaia per una missione di pattugliamento lungo la costa argentina. Si è a conoscenza che un giorno prima della sua scomparsa, il sottomarino aveva riportato un guasto elettrico e un incendio nella sala macchine prontamente domanto.

Secondo l’ultima comunicazione del capitano di fregata Pedro Martinez delle 7.30 del 15 novembre con la base navale di Mar del Plata quando il sottomarino si trovava a 400 chilometri dalla costa della Patagonia al culmine del Golfo di San Jorge, c’è stata un’infiltrazione di acqua di mare dal sistema di ventilazione nel serbatoio della batteria n.3 che ha causato un cortocircuito e l’inizio di un nuovo incendio. Questa volta non c’è stato il tempo di fermare le fiamme. Le batterie di prua sono andate fuori servizio proprio nel momento di propulsione mentre il sottomarino era in immersione. Si pensa che l’equipaggio sia morto a causa delle esalazioni velenose sprigionate dalle batterie.