I Referendisti, dopo essere stati trattati da seccatori, aumentano garbatamente la pressione. In fin dei conti il 23 settembre la votazione non l’ha vinta l’on. Bertoli!

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INTERROGAZIONE

Il comitato promotore del referendum contro la Scuola che verrà (SCV) ha scritto al Presidente del Governo in data 3 ottobre 2018.

“Egregio signor Presidente del Consiglio di Stato, Stimato signor consigliere Claudio Zali,

Domenica scorsa, con un risultato inequivocabile del 56.7 % i ticinesi hanno bocciato “La scuola che verrà”. Il popolo ticinese si è espresso chiaramente a riguardo della riforma scolastica necessaria alla scuola dell’obbligo ticinese.

Noi referendisti, fin dalla raccolta firme, poi durante la campagna referendaria e subito dopo il voto popolare abbiamo sempre ribadito che un NO alla SCV non equivaleva allo stop di qualsiasi riforma scolastica.

Per questa ragione chiediamo cortesemente che una piccola delegazione del nostro Comitato referendario, possa essere ricevuto e possa incontrare Lei in qualità di Presidente del Governo per presentarle alcuni punti che ci stanno molto a cuore sul proseguimento della riforma scolastica.

a) Come intende il CdS coordinare i lavori e coprire il periodo dalla bocciatura della SCV alle nuove elezioni cantonali?

b) Come intende il CdS controllare e vigilare che quanto rigettato dal popolo non prosegua attraverso altre vie o iniziative all’interno del DECS ?

c) Come il comitato referendario intende proseguire per sostenere, collaborare costruttivamente alla riforma della scuola dell’obbligo ticinese?

Certi per l’attenzione che vorrà dare a questa nostra richiesta e in attesa di poterla incontrare, cogliamo l’occasione, egregio signor Presidente del Consiglio di Stato, di salutarla molto cordialmente.
Per il comitato referendario i co-presidenti: Piero Marchesi e Sergio Morisoli

In data 24 ottobre 2018 il Governo rispondeva quanto segue:

“Signori co-presidenti,
abbiamo preso atto della vostra lettera dello scorso 3 ottobre con la quale chiedete un incontro. Siccome il comitato referendario è stato esclusivamente costituito in funzione della votazione dello scorso settembre, non possiamo più considerarlo come interlocutore. Ringraziandovi per l’attenzione, porgiamo i nostri migliori saluti.

Il Presidente Claudio Zali e Il Cancelliere Arnoldo Coduri”

[Il tono di questa risposta, infastidito e poco amichevole, lascia francamente perplessi. E dire che c’erano motivi reali e concreti per la richiesta avanzata dal Comitato, ndR]

Dal voto popolare del 23 settembre ad oggi, il direttore del DECS On. Manuele Bertoli si è espresso più volte pubblicamente, volontariamente o involontariamente, facendo intendere palesemente o in modo sibillino che nonostante il NO popolare alla SCV avrebbe portato avanti quei contenuti in modi e tempi diversi. Tcinonews di venerdi 16 novembre e il

Mattino di domenica 18 novembre 2018 riportano una sua risposta (preoccupante) proprio in questa direzione “la scuola che verrà, verrà comunque”.

Tenuto conto che il Governo non ha voluto ricevere una delegazione del comitato referendista per approfondire i temi di cui sopra; riteniamo che per tutelare la volontà chiaramente espressa dal popolo ticinese (contrario alla SCV) dobbiamo interrogare direttamente il Governo formalmente attraverso lo strumento parlamentare dell’Interrogazione.

1) Quali sono le vere ragioni per le quali il governo non ha voluto ricevere la delegazione del comitato referendario?

2) Perché il Governo, e in virtù di quale principio, ritiene di potersi avvalere del diritto di decidere unilateralmente sulla fine del Comitato referendario quando in questo Paese c’è la libertà di riunione, di associazione?

3) Non ritiene che ricevere la delegazione del comitato referendario (gruppo di cittadini) che tanto si è prodigato per bloccare la SCV, ma sempre ribadendo la sua volontà a contribuire attivamente e positivamente alla riforma scolastica, sarebbe stato un gesto nobile, utile e costruttivo?

4) L’intero Governo era cosciente, è stato informato e ha discusso di questo rifiuto ad incontrare la delegazione del comitato referendario?

5) Inoltre. Visto che non si sono potute verificare attraverso un colloquio le intenzioni del governo riprendiamo alcune richieste dei referendisti e chiediamo:

a) Come intende il CdS coordinare i lavori e coprire il periodo dalla bocciatura della SCV alle nuove elezioni cantonali? In che modo vuole coinvolgere le varie parti qualificate che si sono espresse contro la SCV e propongono delle alternative valide?

b) Come intende il CdS controllare e vigilare che quanto rigettato dal popolo non prosegua attraverso altre vie o iniziative all’interno del DECS? Quali sono le misure, i controlli e le sanzioni previste?

c) Oppure, per evitare che il DECS e chi ha perso intraprendano azioni contrarie alla volontà popolare, non è il caso di congelare tutto fino a dopo le elezioni cantonali di aprile 2019, per fare in modo di non compromettere con decisioni e scelte affrettate il lavoro di riforma vera che potrebbe scattare l’anno prossimo?

d) Corrisponde al vero che docenti, assistenti e altre persone continuano ad essere pagati e/o sgravati del monte ore per continuare a lavorare sul progetto SCV respinto dal popolo? Corrisponde al vero che le varie strutture di progetto, di ricerca ecc.. sono tuttora attive sul progetto della SCV e continuano secondo i piani che precedevano la bocciatura della SCV?

e) Quali sono le spese, le decisioni e gli impegni assunti dopo il 23 settembre 2018 in favore della continuazione della SCV?

f) Come fa il Governo ad assicurarsi che le assunzioni di docenti e esperti, la selezione e la promozione, le nomine dirigenziali nel DECS e nelle sedi scolastiche, l’organizzazione scolastica e la formazione dei docenti già in carica non siano soggetti al piano della SCV?

g) E’ al corrente il Governo della “malaise” (tra favorevoli e contrari) che si respira nelle sedi scolastiche, nei collegi docenti a causa della divisione dovuta alla SCV? È sicuro che non ci sia in atto un regolamento di conti interno?

6) Come intende il Governo occuparsi finalmente di mettere assieme la discussione tra Piano degli studi e Riforma operativa?

7) Non intende il governo modificare celermente alcuni articoli di Legge e di Regolamenti che danno troppa delega decisionale alla direzione del DECS scavalcando il Governo e il Parlamento in materia di riforme e piani di studio?

8) Ammesso e non concesso che si voglia passare alla politica dei piccoli passi; il primo lavoro potrebbe essere quello di definire nuove regole del gioco. Magari prendendo spunto dall’iniziativa elaborata del settembre 2016 “La scuola che vogliamo” (gruppo La destra) per modificare alcuni articoli che riguardano l’iter decisionale, le deleghe e la distribuzione, il controllo del potere all’interno del DECS, tra DECS e CdS e tra CdS e Gran Consiglio?

9) È consapevole il CdS che in base alle attuali leggi e agli attuali regolamenti, se il DECS non ha bisogno di crediti (o trova dei compensi interni al preventivo) può sviluppare la SCV come, quando e dove vuole?

In base alle risposte date dal lodevole Consiglio di Stato a queste prime domande, e considerando le informazioni che ci giungono da diverse sedi scolastiche, ci riserveremo di continuare l’approfondimento.

Per il gruppo La Destra (UDC – AL)

Sergio Morisoli, Gabriele Pinoja, Lara Filippini, Paolo Pamini, Tiziano Galeazzi, Cleto Ferrari