Siamo nel V secolo, nel pieno delle invasioni barbariche, in un luogo postmoderno, che si potrebbe collocare tra le due guerre mondiali, ma senza un tempo preciso. Il palcoscenico è dominato da un imponente ponte metallico.

Di che si tratta? Ma, della prima della Scala che si terrà, come sempre, nel giorno di Sant’Ambrogio, il 7 dicembre.

Vedremo “Attila”, opera giovanile di Giuseppe Verdi. La regia è affidata a Davide Livermore.

Classica e sfarzosa inaugurazione dell’anno operistico? Signore splendenti nelle toilettes di gala, un formicaio di VIP ? Mah, sì e no. C’è un problema…

* * *

Dalla Bergamasca, precisamente da Cenate Sotto, il primo cittadino Giosuè Berbenni, con diploma di musica in tasca – è organista e soprattutto organologo di fama – oltre che professore di diritto, ha inviato la sua protesta in una lettera al sovrintendente del teatro.

Scrive Berbenni ad Alexander Pereira: «Ho saputo il 25 novembre da fonti dirette che al Teatro Alla Scala il giorno 7 dicembre verrà fatta l’inaugurazione della stagione con l’opera “Attila” di Giuseppe Verdi. C’è una scena molto spinta dove viene rappresentato un bordello. In questa scena una donna prende la statua della Vergine Maria, madre di Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, e la scaraventa a terra. La scena è raccapricciante. Con la presente chiedo in qualità di credente che questa scena blasfema contro l’Immacolata (la cui festa è il giorno seguente, l’8 dicembre) e contro la cristianità, venga tolta».

Dalla Scala è giunta una risposta gelida: «Ma come blasfemo? Ma si aspetti di vederlo».