Venezia, Palazzo Contarini – Polignac, 24 novembre 2018 – La mostra sui Rinoceronti incanta l’uditorio

“Marco Polo scriveva come l’unicorno non fosse quello splendido animale esile e bianco bensì… un essere concreto e terreo, protetto da una corazza, il rinoceronte, per l’appunto” racconta l’artista veneziana Gigi Bon al convegno per l’inaugurazione della mostra Rhinoceros: Luxury’s Fragile Frontier che coniuga la fragilità del rinoceronte, in estinzione a causa della bramosia per il suo splendido corno, con la fragilità di Venezia, coi suoi appena 50mila residenti, appesantita dall’annuale invasione dei 60 milioni di turisti annui.

24 novembre - 21 dicembre 2018

Magazzino Gallery Palazzo Contarini - Polignac 

dalle 14 alle 19

chiuso il mercoledì

per appuntamento: +39 334 384 5201

A lungo, nella Storia, le corti nobiliari europee confusero il bianco animale immaginario, simbolo di castità e purezza, con il reale animale corazzato, il cui corno, da sempre ricercato, avrebbe dovuto avere, secondo le credenze arcaiche, poteri taumaturgici. Nel Symposium se ne è delineata la storia, le credenze, il mito, in uno sfociare di mistica realtà, concretizzatasi in una mostra volta ad una missione: salvare il rinoceronte, salvare Venezia.

La mostra, cosmopolita e identitaria al contempo, si articola sui contributi di artisti e collaboratori provenienti da più parti del mondo: dalla veneziana Gigi Bon, artista e scultrice, all’australiana Catherine Kovesi, organizzatrice e curatrice del congegno, proveniente dall’University of Melbourne, al relatore Bruno Martinho, ricercatore dell’European University Instuitute, a Sabrina Ardizzoni, dell’Università di Bologna, a Shih Li-Jen, artista attento a raccogliere l’eredità del Taiwain e della Cina arcaica.

Il convegno durante la presentazione dell’artista Gigi Bon e della relatrice Catherine Kovesi.

Il convegno per l’inaugurazione, d’aurea simposiale e attenta alle molteplici sensibilità artistiche, Beauty and the Beast: Venice and the Rhino. A Symposium ha avuto inoltre presenti le personalità  di Lynn Johnson, founding director, di Jane Da Mosto, executive director, di Ronna bloom, poete in residence, di Glynus Ridley dell’university of lousville, di Sophie Bostockj, dell’Orientalist Museum del Qatar, nonché di Bikem de Montebello, managing director di Palazzo Contarini Polignac.

La scultrice Gigi Bon (al centro), con Catherine Kovesi (University of Melborune) e Bruno Martinho (European University Institute)

Nel catalogo delle opere, Gigi Bon si racconta, spiegando il perché della sua passione per quell’animale reale e mistico al contempo, ritratto anche nel mosaico della cappella della Vergine della Basilica di San Marco:  «Io stessa mi sono sempre sentita un Rhino (…) sin da quando, bambina, guardavo quel rinoceronte incastonato nell’intarsio marmoreo del pregiato pavimento di San Marco, nella cappella della Vergine, luogo magico nel quale, meditando, capii che anch’io, ero come quello strano animale, di un altro mondo.»

Al centro Gigi Bon (www.gigbonvenezia.com), con Catherine Kovesi (University of Melborune) e Bruno Martinho (European University Institute)

Un incontro tra culture, continenti, artisti. Ed epoche scelte: dal Rinascimento atemporale di Gigi Bon, vortice di turbinio di emozioni, bellezza e profusione di eternità, al futurismo di Shih-Li Jen, alla contemporaneità di Lynn Johnnson che si propone di salvare la specie dei rinoceronti con la sua SAVE African Rhino Foundation.

Gigi Bon con Fabrizio Plessi. Alle loro spalle due opere dell’Artista Bon: a sinistra una rielaborazione dell’opera del Longhi (attualmente alla National Gallery), a destra “MiraRhino”, ovvero “colui che custodisce i Mirabilia nella sua Wunderkammer”
Due artisti, da Venezia alla Cina: Shih-Li Jen e Gigi Bon, con un’opera di Shih-Li jen

Una mostra che coinvolge, nella fragile, splendente Venezia che avvolge.

La Locandina della mostra
Gigi Bon con “Artemisia”, una delle sue opere in mostra (bronzo fuso a cera persa e quarzo) Recita il catalogo: “Artemisia è unica. Unica come colei di cui porta il nome, la Gentileschi (…) È potente, resistente al tempo e alle sofferenze nella forza della sua femminilità. L’opera, una fusione a cera persa in bronzo con ametiste e geodi naturali, un pezzo unico firmato Gigi Bon, è la femmina di rinoceronte che rappresenta forza e purezza e che, nonostante tutto, riesce ad attraversare il tempo. “