La polizia italiana ha arrestato 46 presunti mafiosi, tra cui l’80enne Settimo Mineo, ritenuto dagli investigatori il nuovo capo di Cosa nostra. Con una maxi operazione iniziata all’alba di questa mattina nella provincia di Palermo, i Carabinieri hanno condotto in custodia cautelare i principali esponenti mafiosi accusati di riorganizzare e far resuscitare la nuova Cupola di Cosa nostra.

“Avevamo bisogno di fermarli prima che fosse troppo tardi”, ha detto il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi. Mineo, proprietario di una gioielleria a Palermo, è il capo più anziano della mafia siciliana, e dall’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia risulta la persona designata al vertice della nuova Cupola che da anni aveva smesso di riunirsi. Mineo fu arrestato per la prima volta nel 1984 per crimini legati alla mafia, dal procuratore Giovanni Falcone, assassinato nel 1992.

L’esistenza della Cupola, una specie di G7 della mafia che comprendeva i più potenti boss siciliani, venne alla luce per la prima volta durante il maxi processo tenutosi nel 1986. L’ultimo capo di quella “commissione” è stato il più spietato padrino della mafia siciliana, Salvatore Totò Riina, noto per aver personalmente ucciso e ordinato l’assassinio di diverse persone tra cui magistrati e poliziotti. Ad oggi il numero totale delle vittime della Cupola rimane un mistero.

Riina è morto nel 2017 in prigione dopo essere stato arrestato nel 1993, rimanendo ufficialmente a capo della Cupola anche da dietro le sbarre. Più di 4000 mafiosi sono stati arrestati in Sicilia a seguito dell’arresto di Riina, e centinaia di milioni di euro sono stati confiscati alla mafia indebolendo il potere di Cosa Nostra in tutta la Sicilia.

Eppure la mafia non si è mai arresa completamente, tentando diverse volte di riorganizzarsi. “La mafia non accetterà mai la sconfitta”, disse l’ex magistrato Giuseppe Di Lello, uno dei magistrati antimafia ancora vivi che ha lavorato nella task-force negli anni 80 quando la mafia era all’apice del suo potere. Oggi la realtà però è diversa grazie anche alle nuove tecnologie delle intercettazioni e telecamere di sorveglianza. Per la mafia è difficile muoversi senza passare inosservati, e dopo la morte di Riina non sembra esserci un capo in grado di sostituirlo.

Settimo Mineo, che doveva sostituire Riina alla guida di Cosa nostra, lo sapeva bene. Non aveva il telefono cellulare e camminava sempre a piedi per paura che la polizia lo intercettasse. Gli altri mafiosi lo avevano scelto per inaugurare la nuova era mafiosa e perché rappresentava l’antica Cosa nostra, i vecchi metodi di intimidazione, come quello di mandare teste di agnello mozzate agli uomini d’affari che si rifiutavano di pagare i soldi della “protezione”.

Quest’ultima inchiesta rivela di una mafia che rimane comunque insidiosa, soprattutto per le varie infiltrazioni nell’economia del paese. Le intercettazioni hanno sorpreso insospettabili imprenditori che cercavano i capi mafiosi della propria zona per una soluzione ai loro problemi come il recupero crediti o la mediazione di controversie.

Una fonte della polizia ha riferito che Mineo è stato eletto nuovo capo durante una riunione dei capi provinciali della mafia siciliana che si è tenuta il 29 maggio scorso.

Mineo qualche anno fa, tento di andarsene negli Stati Uniti, ma le autorità gli hanno negato il visto. Il suo atteggiamento era tipico della vecchia scuola mafiosa, ha cercato di non attirare l’attenzione mantenendo un basso profilo consapevole che ogni mossa poteva essere scoperta dalla polizia. Tuttavia non è stato abbastanza per sfuggire alle forze dell’ordine.