Ci siamo punzecchiati (amabilmente) su Facebook, il suo continuo parlare di lupi mi sembrava (lo confesso) una “fissazione”. A un certo punto, tuttavia, ho deciso di approfondire e ho fatto… quello che faccio di solito: ho proposto a Germano Mattei un’intervista.

L’ha fatta, devo dire, molto bene, con grande impegno e grande competenza. E velocemente, che è un pregio che non tutti hanno.

Ha parlato del Lupo, s’intende. Ma anche del Parlamento, dove si trova a suo agio, e della sua amata Valmaggia, che io conosco poco (ma vorrei conoscere di più).

Un’intervista di Francesco De Maria.


2018

Francesco De Maria  Quanti lupi ci sono nel Ticino?

on. Germano Mattei (Montagna Viva)  Vi è sicuramente la muta della Morobbia con quattro cucciolate dal 2015. Nonostante la morte a settembre della madre M8 vi dovrebbero essere tra 10 e 15 lupi. Inoltre un’altra decina di passaggio. Difficile da quantificare il numero esatto dato che anche per i lupi siamo un cantone di frontiera!

E quante pecore hanno ucciso nell’ultimo anno?

Il calcolo ufficiale prodotto dall’Ufficio Caccia e Pesca e la mia valutazione differiscono. Per me la predazione di questa primavera in Capriasca è dovuta a un lupo. Succede che tra la predazione e il rilevamento DNA possano passare un cane o una volpe e lasciare le loro tracce. Quindi per me due prede da lupo. A Cerentino vi è stata, sempre in primavera, una predazione di una capra e di due pecore. Gli allevatori hanno tardato a notificare il fatto e quindi i reperti non erano rilevabili. A fine agosto predazione nella zona del Lucendro di 3-4 pecore. Poi pochi giorni or sono a Cugnasco e sul Piano di Magadino vicino a Gordola 9 capi (pecore) e poi l’altro ieri a Torbeggio di Avegno due pecore e due agnelli. Totale quindi circa 22 prede. Poche, tante? Siamo stati fortunati, e sono periodi transitori. Si deve dire che le misure di protezione fanno anche il loro effetto. Nel Vallese quasi trecento predazioni, nei Grigioni almeno cento. Vedi www.kora.ch. Nessuno calcola l’incidenza delle predazioni del lupo, ma anche delle linci che sono presenti in buon numero, sulla selvaggina. La stessa è in diminuzione in diverse parti del Ticino (piccoli di cervo, caprioli, camosci e qualche (pochi) cinghiali. In questo contesto la situazione è almeno preoccupante.

Con quale danno patrimoniale (immagino che si possa stimare)?

Le prede riconosciute sono rimborsate (80% Confederazione e 20% Cantone + x il Ticino rimborso spese aggravi collaterali). Stimare è difficile. Bisogna pensare che le bestie ferite o disperse non sono rimborsate. Inoltre tra le greggi predate si riscontrano numerosi aborti, stress negli animali che compromettono la qualità della carne e infertilità dei soggetti. Abbandoni di attività da parte di allevatori sfiduciati, specialmente anziani, o rinuncia a riprendere aziende di famiglia o a investire da parte di giovani potenziali sono all’ordine del giorno e ascrivibili anche alla presenza dei Grandi Predatori e ai problemi che creano. Non è il solo problema, ma resta uno dei motivi di disincentivo.

Perché il lupo dev’essere ucciso?

La convivenza alle nostre latitudini è in concreto impossibile. Non si tratta di uccidere, ma di gestire le situazioni nel territorio. L’eliminazione del soggetto recidivo è l’ultima ratio. Si deve evitare l’autogiustizia che porta a derive non sostenibili (bocconi avvelenati, uccisioni balorde, esibizione di prede inopportune)

Che cosa pensa di coloro (e sono molti) che vogliono “salvare il lupo”?

Nell’ottocento chi eliminava un lupo, un orso, un’aquila era premiato. Oggi è l’inverso, questi ultimi sono pesantemente giudicati e sanzionati. Le leggende, i peluche che avevamo da bambino hanno il loro effetto per persone che hanno perso ogni collegamento con il settore primario in generale con le realtà territoriali. La visione ideale e il fatto che la maggioranza delle persone abiti nelle zone urbane hanno un influsso sulla visione distorta nei confronti di questa subdola e feroce bestia sanguinaria. Un lupo al parco Ciani, o al bosco Isolino cambierebbe di molto l’atteggiamento di troppi benpensanti a buon mercato. La stessa presenza del lupo nelle vicinanze delle case dell’uomo sul Piano di Magadino (zona urbana per intenderci) ha già contribuito a far cambiare atteggiamento a tanta gente. Paura di andare a passeggio, di fare dello sport (corsa, bicicletta, equitazione) nelle zone sensibili, ecc.. Dopo le predazioni dello scorso anno a Cama, un amico noto avvocato e cacciatore, mi diceva: sai quando rientro dal bosco nottetempo comincio ad avere un  po’ di apprensione. Inizialmente era un protettore della belva!

Su quali alleati politici sicuri lei può contare nella sua guerra contro il lupo?

Nessuna guerra, ci mancherebbe. Ripeto gestione di un problema che può diventare un pericolo pubblico e un problema sociale di non poco conto. Inutile illudersi. Il problema scoppierà da noi tra 5 / 10 anni. Bisogna prepararsi. Alleati politici? Tutti quelli che hanno amore per un territorio gestito, preoccupazione per il futuro dell’allevamento, dell’alpeggio, della gestione del territorio montano e alpestre e per la conservazione dell’offerta dei prodotti nostrani, tanto apprezzati dai cittadini (non sono fabbricati nei frigoriferi di Coop e Migros!!). All’inizio del quadriennio in Parlamento vi era gente che mi guardava di traverso e oggi firmano i miei atti parlamentari. Un terzo del Parlamento ha firmato l’ultima interrogazione del 20 novembre.

Se dovesse dibattere pubblicamente sul tema, quale autorevole avversario vorrebbe?

Non ho preferenze. Tuttavia sarebbe interessante confrontarsi con l’on. Claudio Zali, la signora Silva Semadeni, con Luigi Boitani stesso.

Quando uccisero il famoso orso Pierre Rusconi fu colto da una collera terribile e pronunciò una frase scandalosa che probabilmente gli costò molti voti e il posto a Berna. Lui voleva salvare l’orso!

Rusconi in mezzo a tutto è un caro amico. Ha la sua visione da cittadino, la rispetto. Si era arrabbiato, ma non conosceva i problemi causati dall’Orso M13. Chieda al padre della ragazza dodicenne che se lo trovò avanti alla fermata del Bus. È ancora oggi in cura psicologica. Chieda all’allevatore cui uccise l’asina gravida di due asinelli, chieda all’albergatrice Paola del Zarera che mise una mano sulla spalla all’orso,…e potrei continuare con le otto pecore uccise nel recinto all’anziano allevatore (erano le ultime che aveva). O l’alpatore che lo aveva in giro all’alpe e quando scese al piano con la mandria in un paio d’ore lo seguì anche il plantigrado, con le sue fameliche abitudini. Dire senza sapere, senza conoscere, dire senza esperienza, dire per idealismo e bucolicismo è un paio di maniche. Vivere le situazioni dal vero, a contatto è un’altra cosa. Una ticinese, pediatra affermata a Berna, si è trasferita anni or sono alle Isole norvegesi dello Swanland. Era un’ecologista, snob animalista, anticaccia e aborriva i tiratori. Swanland: 3500 persone e circa 6500 orsi bianchi (Grizzly). Oggi gira per il paese armata di fucile e pistola, ha fatto corsi di tiro e se necessario non disdegna di tirare al “caro” Orso polare.

Come imposterà la sua campagna elettorale? Quali sono le sue aspettative?

Sulla falsariga del 2011 e 2015. Voglio precisare che il tema “lupo o Grandi predatori” non è il tema esclusivo della mia azione politica.  È uno dei temi, neppure il più importante!

Essenziale e centrale è credere e proporre una montagna (Valli incluse, l’80% del territorio ticinese) in cui si può vivere e lavorare, basta crederci e agire. Valli abbandonate a se stesse non hanno senso di esistere. 2011 si rifletté sul territorio (apertura del Gottardo tutto l’anno, collegamento tra Leventina e Valmaggia, Stazione metropolitana Ticino sul Piano di Magadino e altro), 2015 riflessioni sul ruolo di un primario diverso, con ospiti professori delle maggiori Università italiane e scrittori della montagna. 2019, penso al “giovedì di MontagnaViva” con ospiti della cultura popolare ticinese (teatro, cantautori, poesia di un mondo reale). Aspettative: vivere da protagonista con i mei amici un’esperienza unica com’è una campagna elettorale. Incontri, esperienze, confronti…poi quel che viene viene!

Tracci un bilancio della prima legislatura di Montagna Viva.

Positiva. Molto lavoro e disponibilità per seguire i lavori del Parlamento solo e soletto. Non essere membro di Commissioni limita l’approccio e la comprensione delle varie tematiche. La mia quarantennale esperienza di vita di paese, nel Ticino, nella Svizzera e anche in Europa mi aiuta assai. Sono felicissimo e appagato di questa esperienza unica e magari irripetibile, poiché ho dovuto conquistarla con le mie forze e la mia volontà di cocciuto montanaro. Mi dicono che sono il solo a essere riuscito a entrare in Parlamento senza essere in un partito ben definito. Non so se è vero!

Come si trova in Parlamento?

Mi sono sempre trovato bene, non sono una persona complicata e la mia apertura mentale e personale mi aiuta. All’inizio vi erano persone che non mi salutavano o lo facevano a stento. Oggi vi sono Colleghi che mi dicono che apprezzano la mia presenza e che hanno cambiato la loro visione dei temi sulla montagna, sulle periferie. Non perché hanno cambiato opinione, ma per l’entusiasmo e la convinzione che metto nel presentare le varie problematiche. Una soddisfazione che non mi aspettavo. Ho un vantaggio su altre Colleghe e Colleghi. Se voglio posso intervenire su ogni argomento. Non lo faccio regolarmente siccome non sono preparato su tutto quel che è proposto in discussione.  Vi è un problema, che posso intervenire alla fine di tutti gli altri Gruppi. Quindi su un determinato tema si è detto e ridetto tutto. Quindi ogni volta devo inventarmi qualcosa di nuovo. Con interesse noto che Colleghe e Colleghi attendono il mio dire per sapere quali novità vado proponendo sull’oggetto in discussione. Intrigante, ma anche condizione assai impegnativa.

Chi sono i suoi principali collaboratori nel partito?

Sono stato eletto con 14995 voti personali. Questi sono i mei collaboratori sconosciuti, che mi salutano in ogni parte del cantone quando li incontro. Non mi chiamo più Germano, ma “le scià al MontagnaViva”. Incredibile la popolarità che talvolta mi mette a disagio. Mi incitano a non mollare. Per il resto MontagnaViva non è un partito, ma un movimento libero e di condivisione di un ideale. Non abbiamo strutture al di là di quel che faccio personalmente (ed è dura seguire e stare al passo). Ognuno è poi rispettato per le proprie capacità e credenze. L’unico dogma è quello di credere nella Montagna e nel suo futuro possibile. Ho già scritto in precedenza: basta crederci e agire!

Le faccio una domanda sul Consiglio di Stato (aprile 2019). 2-1-1-1 / 1-2-1-1 / 2-2-1-0 / 2-2-0-1 : quale configurazione sarebbe più vantaggiosa per il bene comune?

Per il bene di questo Cantone l’attuale conformazione politica andrebbe bene. Alcuni uomini sono problematici, ma io non posso influenzare nulla. Si deve tenere quel che passa il convento. Come risultato finale già da mesi ho pronosticato: 2 Lega, 2 PLR e uno se lo combattono tra PPD (in estrema difficoltà) e il PS (che non si riesce a capire quale forza esprima).

Parliamo della sua valle, la Valle Maggia. Quanti abitanti ha? Quanti comuni? È vitale? Quali sono le sue attività economiche? Quali i suoi punti di forza? Quali le sue palle al piede? Quale il suo futuro?

Il  mio Distretto di appartenenza (della superficie di ca. 1/5 del cantone Ticino ma solo il 2% di abitanti) ha circa settemila abitanti. È diviso in tre zone ben definite. La Bassa Valle da Someo ad Avegno, zona periurbana che ha perso tutte le sue origini che ho conosciuto un cinquantennio or sono. Zona dormitorio, troppa gente amorfa senza nessun collegamento e interesse per la valle. In un apiario li chiamano i “fuchi”. Un Centro valle tra Riveo (zona cave di beola) – Cevio – Bignasco e Cavergno. Riveo comunalmente con Maggia (ed è un errore). Il resto Comune di Cevio da poco più un decennio. Aggregazione non ancora digerita e ogni Frazione fa un po’ per sé senza grandi amalgame. Ci vorrà qualche generazione per superare l’attuale situazione problematica. Poi una terza zona con le Valli laterali di Lavizzara (Comune unico da Brontallo a Fusio) che ha una buona dinamica, con le problematiche di ogni Valle di montagna: la lotta per sopravvivere. Essenziale sarà il progetto di collegamento a nord con la Leventina (zona Airolo). Poi la Valle Rovana estremamente in difficoltà, con quattro Comuni che il Cantone vorrebbe fusionare con Cevio. Ma loro non vogliono, ci sentono poco. Poi vi è la situazione particolare di Bosco Gurin. Il più alto Comune del Ticino e la sua lingua di origine tedesca, il dialetto Walser. Bisogna salvare quest’etnia dal suo annacquamento di fusioni coatte. La soluzione sta nel fusionare le amministrazioni e lasciare le entità politiche nella forma che hanno tutt’oggi. Una nuova opportunità da studiare nell’ambito delle fusioni cantonali. Bisogna inserire la cultura Walser nell’ambito del Patrimonio dell’Umanità Unesco. Poi resta la Val Bavona che culmina con il Pizzo Basodino (la seconda montagna del Ticino per altezza). Da sempre valle di transumanza, 11 terre molto significative a protezione federale ISOS. In questa Valle vi ho lasciato 25 anni della mia vita personale quale operatore con la Fondazione omonima. Una perla del Ticino e della Svizzera.

Io sono leventinese (per origine paterna) ma nato vicino alla cattedrale di Lugano. Anche in Leventina ci sono le “montagne vive” (ad esempio il Pizzo Molare). Mi dica qualcosa sulla Leventina.

Ho sempre ritenuto la Valle Leventina una Valle fortunata: treno, autostrada, Gottardo, aperture a nord e a ovest, militare. Ora ho un po’ cambiato idea, anche se la valle ha tante sfaccettature interessanti, specialmente ambientali e grazie ai suoi versanti laterali. Ho cari amici lassù. Ha bisogno di darsi una mossa, è in difficoltà peggio di noi. AlpTransit è un grande progetto, ma per la Leventina ha creato solo problemi e abbandono. Finestra di Bedretto (opportunità con il progetto ETH), collegamento con la Vallemaggia, la stessa nuova Valascia può essere un’opportunità. Le Officine delle Ferrovie federali all’ex Monteforno di Bodio sono un punto fermo su cui vale a pena lottare e vincere. Il Museo del territorio a Faido, con la sua diffusione sul territorio (Museo diffuso) è pure una rivendicazione che dovete vincere. Anche in questa Valle MontagnaViva ha numerosi amici e il motto che ci si può vivere e lavorare, ma bisogna crederci e agire, è da mettere in pratica e di grande attualità.

Onorevole Germano Mattei, posso augurarle la rielezione?

Grazie! Mi ripresento con MontagnaViva sicuramente sia per il Consiglio di Stato (per questioni di visibilità, altrimenti non ti considerano nemmeno) e anche per il Gran Consiglio.

Se il popolo lo vorrà sono pronto ad affrontare un nuovo quadriennio. Mi hanno detto che in questi tre anni e rotti ho prodotto più attività di altri Deputati che sono in parlamento da anni e anni. Non so se è vero, ho cercato, cerco di fare quel che posso con estrema sincerità e determinazione, potrei fare anche di più, ma non voglio strafare.

Sono certo che di miracoli non ne posso fare, comunque la sola presenza fisica nell’emiciclo porta un tocco di Montagna in Parlamento.

Esclusiva di Ticinolive