France's President Emmanuel Macron addresses a press conference at the European Social Summit in Gothenburg, Sweden, on November 17, 2017. / AFP PHOTO / LUDOVIC MARIN (Photo credit should read LUDOVIC MARIN/AFP/Getty Images)

Il presidente Macron, piegandosi alle pressioni arrivate dalla strada che hanno portato a disordini civili in Francia per settimane, ha annunciato una serie di misure di emergenza volte a calmare i manifestanti.

Nella sua tanto attesa dichiarazione preregistrata durata 13 minuti, ha cercato di parlare ai manifestanti che con le loro proteste hanno profondamente turbato la nazione con cariche di violenze inaccettabili. Ha parlato delle nuove azioni di governo, promettendo un aumento del salario minimo e delle concessioni fiscali. In un mea culpa, ha detto di aver sentito e compreso la rabbia e l’indignazione dei manifestanti, che secondo lui era in qualche modo legittima. E i francesi sanno bene che quando la violenza si scatena, la libertà finisce.

Macron, eletto 18 mesi fa per un programma di riforma centrista, nel suo discorso ha ammesso in sostanza di non essere stato in grado di fornire soluzioni veloci dopo la sua elezione. Ha ammesso di aver compreso la rabbia e l’angoscia di coloro che lottano per arrivare a fine mese e che si sentono ignorati ed economicamente spremuti.

Per aiutare i lavoratori in difficoltà, ha ordinato al governo di introdurre misure concrete dal 1° gennaio che comprendono l’aumento del salario senza costi aggiuntivi ai datori di lavoro, l’esenzione da tasse e oneri sociali per gli straordinari, una tassa pianificata sulle pensioni inferiori ai 2000 euro al mese per annullare le tasse sulla sicurezza sociale, e un bonus di fine anno esentasse da concedere ai lavoratori.

Finora Macron era rimasto in silenzio sulle proteste per evitare di infiammare i disordini, data la sua fama di presidente distanccato dai bisogni del popolo e rappresentante delle classi sociali più alte. Ma un mese di violente proteste in tutto il paese, in particolare a Parigi, hanno lasciato Macron e l’intera classe politica storditi. Tutti sono stati colti di sorpresa dalla velocità con cui i protestatari hanno trasformato la rivolta popolare contro una tassa sui carburanti in un’espressione di rimostranze contro il presidente e tutto il parlamento. Improvvisamente non si è trattato più di discutere di una nuova tassa, bensì di affrontare una vera e propria lotta tra i lavoratori francesi, pensionati e disoccupati che vivono in campagna e lottano per arrivare al fine mese, e una élite completamente distaccata dalla dura realtà della vita al di fuori della “bolla” metropolitana parigina.

La decisione del governo di abbandonare la nuova tassa sui carburanti è arrivata troppo tardi, e le richieste erano diventate ampie e varie tra cui appunto aumenti dei salari, tasse più basse e più potere di spesa. Il movimento dei giubbotti gialli, per questo, è riuscito a colpire l’economia francese, costringendo la chiusura di molte attrazioni turistiche nonché i negozi della città in quello che normalmente sarebbe il periodo più trafficato dell’anno.

Ma le promesse fatte dal presidente Macron rischiano di aumentare il deficit di bilancio della Francia, quindi secondo gli economisti la manovra ha un costo e rischierà di creare tensioni con la Commissione europea. Un importo con cui la spesa supera le sue entrate, al di sopra del limite consentito del 2% per tutti gli Stati membri della UE. Un annuncio di Macron visto come un regalo per l’Italia dato che quest’ultima sta litigando con la Commissione sui suoi piani di spesa per il 2019 e che guarderà molto attentamente la risposta della Commissione europea alla Francia. La differenza principale però è che la Francia sta tagliando le tasse e spendendo soldi per ottenere attraverso le riforme una crescita del paese. L’Italia spende di più per fare esattamente il contrario.

Il discorso di Macron sulla televisione nazionale ha segnato un notevole passo indietro rispetto alle sue ambizioni di rimodellare l’economia francese e diventare il principale leader dell’Unione europea. Adesso il suo obiettivo principale è orientato a mantenere il suo sostegno politico in Francia.

Le misure di soccorso, accolte come un primo gesto dai manifestanti, saranno annunciate martedì in parlamento dal primo ministro Edouard Philippe.