I Giovani Liberali hanno recentemente consegnato una petizione che chiede il potenziamento dell’insegnamento del tedesco alle scuole dell’obbligo. Ritengo molto interessante che i giovani si confrontino con il tema della scuola, in quanto rappresentano l’ultima generazione ad essere stata formata dal nostro sistema scolastico, in quanto prossimi all’entrata nel mercato del lavoro e in quanto, forse, si tratta di una generazione che può intuire alcuni dei cambiamenti che influenzeranno la nostra società e quindi l’insegnamento in un futuro prossimo.

Sono dell’idea che la scuola dell’obbligo odierna necessiti di investimenti importanti per adattarsi a un mondo in continuo cambiamento e per poter garantire l’educazione dei valori fondamentali che reggono la nostra società, così come gli strumenti per affrontare in modo autonomo le vie lavorative che ogni scolaro sceglierà e il ruolo di cittadino che lo aspetta. Un occhio alla griglia oraria delle scuole medie lascia intuire che il potenziamento richiesto potrebbe avvenire solo con l’anticipo della materia alle scuole elementari. Sempre che i giovani liberali non riescano a far fare retromarcia ai granconsiglieri liberali, che qualche anno fa hanno tagliato i fondi sui soggiorni linguistici (art. 30 LASt), quelli sì, piuttosto interessanti. Ad oggi, però, a nessun docente delle elementari viene richiesto di saper insegnare il tedesco. È chiaro che introdurre una tale materia presupporrebbe un grande impiego di risorse, sia finanziarie che lavorative. Non è qualcosa di impossibile, ma non credo che in questo caso il gioco valga la candela. Anche perché non esiste uno studio empirico che dimostri che anticipare l’insegnamento del tedesco (proposta pedagogicamente discutibile) sia un fattore decisivo sul mercato del lavoro ticinese, in primis se comparato ad altri investimenti possibili. Io il tedesco l’ho imparato con tanta fatica per poter studiare e lavorare in Svizzera interna, ma, paradossalmente, oggi utilizzo quasi di più l’inglese. E posso dire che i progressi più ampi non li ho fatti nelle aule ticinesi, seppur queste siano state fondamentali per fornire una conoscenza di base, ma con dei soggiorni in zone germanofone. Almeno dal punto di vista della comunicazione scritta, la tecnologia sarà poi pronta a sorprenderci in poco tempo. Già oggi, grazie a “bigdata” e intelligenza artificiale, i traduttori online sono sempre più affinati (provare per credere, per esempio con www.deepl.com).

Piuttosto che investire milioni nel rafforzamento del tedesco, che soffre della concorrenza dell’inglese e i cui benefici per mondo del lavoro e società sono discutibili, trovo che sarebbe prioritario colmare alcune evidenti lacune nella conoscenza di base nell’ambito della digitalizzazione e nel funzionamento della rete, luogo di scambio sociale, politico, economico, così come strumenti per la gestione delle informazioni in internet. Un esempio di investimento è rappresentato dall’apertura del laboratorio digitale presso la Filanda di Mendrisio. La società di domani (ma già quella di oggi) sarà basata per buona parte su scambi digitali, con tutti i vantaggi e le insidie del caso, e per i futuri cittadini e lavoratori una buona conoscenza di questo mondo, ma anche i grandi classici del pensiero critico e scientifico (Kant su tutti), saranno di inestimabile valore.

Andrea Ghisletta,  economista e consigliere comunale Insieme a Sinistra Mendrisio