Un uomo palestinese ha aperto il fuoco ad una fermata dell’autobus ad Asaf Junction, a nord di Gerusalemme, uccidendo due soldati israeliani e ferendone almeno altri due. Il gesto è scaturita in risposta ad una azione delle forze di polizia israeliane avvenuta ad Al-Bireh, vicino a Ramallah, che ore prima ha causato l’uccisione di due palestinesi sospettati di essere coinvolti in precedenti attacchi contro i soldati israeliani.

L’attacco è avvenuto vicino all’insediamento israeliano di Ofra, sulla strada principale controllata da Israele che attraversa la Cisgiordania da nord a sud. Il sicario è sceso da una macchina e ha sparato prima di fuggire. L’esercito sta concentrando le ricerche nella vicina città palestinese di Ramallah chiudendo i vari punti di accesso.

Non si esclude il rischio di una nuova escalation.  Il partito al potere dell’Autorità Palestinese ha invitato tutti i palestinesi a intensificare il loro confronto con le forze israeliane. “Chiediamo al nostro popolo palestinese di essere vigili, intensificare lo scontro e attivare i comitati di sicurezza per difendere i nostri villaggi in ogni parte della terra”, si legge in una dichiarazione di Fatah, la fazione dell’organizzazione di liberazione della Palestina. La dichiarazione rende omaggio anche a due palestinesi uccisi in incursioni separate dell’esercito israeliano durante la notte, ribattezzandoli “eroici martiri” impegnati nella battaglia in corso per difendere i diritti del popolo palestinese. I due palestinesi uccisi erano sospettati di aver compiuto attacchi contro israeliani, incluso uno che si è verificato domenica scorsa vicino all’insediamento, che ha causato danni a sette persone tra cui una donna incinta il cui bambino fatto nascere prematuramente è morto pochi giorni dopo.

Ma in una dichiarazione separata, il presidente del partito dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha usato un tono diverso condannando la violenza, anche se ha incolpato Israele. “Il clima creato dalla politica con ripetute incursioni israeliane nelle città palestinesi e l’assenza di un piano di pace, ha portato a questa ondata di violenza che condanniamo e respingiamo”, ha detto Abbas. L’accusa di istigazione si riferisce anche ai manifesti apparsi in Cisgiordania nei giorni scorsi che mostrano il volto del presidente Abbas nel mirino di una pistola.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha promesso una dura risposta a ulteriori attacchi. “La scorsa notte abbiamo regolato i conti con gli assassini degli attacchi terroristici precedenti, e oggi abbiamo subito un duro attacco in cui due soldati sono stati uccisi. Stabiliremo chi ha fatto questo. Il nostro principio guida è che chiunque ci attacca o provi ad attaccarci, pagherà con la propria vita”, ha dichiarato Netanyahu.

L’ala armata del gruppo militante palestinese Hamas, non ha rivendicato la responsabilità dell’attacco, ma ha avvertito che ci saranno di ulteriori a venire. “Il fuoco sotto le ceneri in Cisgiordania brucerà l’occupante”, ha scritto il gruppo in una nota.

La Cisgiordania è un territorio palestinese le cui responsabilità amministrative sono divise geograficamente tra Israele e l’Autorità Palestinese. L’esercito israeliano mantiene ancora un’ampia autorità e controllo delle strade principali e dei posti di blocco, oltre ad avere una presenza negli insediamenti.