Autore di 40 libri tradotti in diverse lingue, il pluripremiato scrittore Amos Oz è morto ieri a 79 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro. Lascia la moglie e tre figli.

Era nato a Gerusalemme nel 1939 da una famiglia di origine ebraica. Suo padre, Yehuda Aryeh Klausner, era uno studioso di letteratura e bibliotecario, e suo zio, Joseph Klausner, uno storico.

Quando aveva 12 anni, sua madre Fania si suicidò e dovette trascorrere la sua gioventù presso una famiglia adottiva, quella del sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai. I paesaggi della sua infanzia sono spesso serviti come sfondo e fonte d’ispirazione per le sue opere future.

Era una delle voci israeliane più ascoltate in tutto il mondo, una grande perdita per la cultura della sinistra sionista israeliana e per il suo movimento della pace. Fu uno degli scrittori della generazione dello stato israeliano, iniziò a scrivere infatti nei primi anni di vita d’Israele costituendo la base per la scrittura ebraica moderna. Alcuni suoi libri sono stati resi come letture obbligatorie nelle scuole superiori in Israele per potersi iscrivere alla facoltà di letteratura.

Durante la sua vita non ha esitato a rendere pubbliche le sue opinioni su questioni politiche e sociali, soprattutto le preoccupazioni sulla distanza della soluzione al conflitto israelo-palestinese. I suoi romanzi infatti sono destinati ad essere letti come manifesti.

Per i critici interni, era il volto dell’élite ebraica ashkenazita, ovvero gli ebrei dell’antico popolo cazaro, quelli provenienti dal Caucaso e scelti per guidare il popolo. Un liberale che rimproverava costantemente la sua nazione per la sua occupazione in corso su terre palestinesi, un fondatore del movimento Peace Now con il quale esigeva che i suoi compagni israeliani si comportassero in modo più saggio e più giusto. Più di una volta per questo fu considerato un traditore.

Attraverso la narrativa, Oz si ripeteva negli stessi motivi: triangoli amorosi, desideri edipici, desideri inespressi, spesso legati ad un protagonista paralizzato nell’inazione e una donna fuori dalla sua portata. Sono storie tranquille, ma intensamente evocative, piene sia dell’intimità delle relazioni che dei luoghi, in particolare la Gerusalemme della sua gioventù.

Aveva una doppia carriera come saggista e polemista, ed aveva il grande dono di esprimere idee morali complesse attraverso la metafora convincente.

Sosteneva che dopo l’Olocausto gli ebrei erano annegati in mare, e avevano quindi il diritto di impossessarsi di un pezzo di legno galleggiante anche se questo significava costringere un altro uomo (i palestinesi) a condividerlo. Quello che gli ebrei non avevano era il diritto di afferrare l’intero pezzo di legno e costringere l’altro uomo in mare. Proprio quello che Israele ha fatto nel 1967 con la guerra dei sei giorni.

Diceva che ebrei e palestinesi capivano entrambi che era necessaria una soluzione a due Stati, il problema stava nei loro capi.

Oz era difficile da classificare. In Israele era un critico e un netto dissidente, fuori di Israele invece era un feroce difensore del suo paese, con poca pazienza per coloro che non riuscivano a capire il bisogno ebraico di una casa propria. La sua ideologia era l’ostilità verso il fanatismo e la credenza nel compromesso. “Nell’esistenza della famiglia, dei vicini e delle nazioni, scegliere di scendere a compromessi è scegliere la vita. L’opposto del compromesso non è orgoglio o integrità, l’opposto del compromesso è il fanatismo e la morte”, aveva scritto.

Pur continuando a godere di un grande e attento pubblico, i suoi punti di vista sono diventati purtroppo sempre più marginali. Sempre meno israeliani si riconoscevano nel suo messaggio di compromesso illuminato. Ma non perse mai la sua convinzione.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto che Oz è stato uno dei più grandi autori della storia israeliana, aggiungendo che sebbene le loro opinioni fossero distanti su molte questioni, ha profondamente apprezzato il contributo di Oz alla lingua e alla letteratura ebraica.

In una intervista rilasciata alla televisione tedesca ad aprile di quest’anno, Oz ha detto di non sapere cosa riserva il futuro per Gerusalemme, ma sapeva cosa sarebbe dovuto accadere: “ogni paese al mondo dovrebbe trasferire la sua ambasciata in Israele a Gerusalemme e, allo stesso tempo, ognuno di questi paesi dovrebbe aprire la propria ambasciata a Gerusalemme Est come capitale del popolo palestinese”.

Ha lasciato una profonda impressione agli scrittori di tutto il mondo, ha ricevuto decine di premi e riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio Franz Kafka, il Premio Primo Levi e la legione d’onore francese.