2019

Il professor Petralli, oratore invitato alla cerimonia di Capodanno, ha tenuto un discorso molto innovativo contenente una proposta audace. Delle numerose fotografie mostrate al pubblico abbiamo conservato solo le due fondamentali. Le altre le lasciamo all’immaginazione del lettore.

Ha fatto qualche passo avanti ?

* * *

Sono molto onorato di poter proporre qui alcune riflessioni e un augurio per la nostra Lugano. “Nostra” Lugano trasmette un senso di “possessivo affettivo” che credo ci accomuni tutti in questa sala oggi. Tutti noi vogliamo un gran bene a questa nostra bella città, in cui è un privilegio vivere e che ha tantissimi pregi, ma che come parecchie altre città sta attraversando momenti di difficoltà e di cambiamento.

L’immagine alle mie spalle è tratta da un sogno che ho fatto recentemente. “Ho fatto un sogno”, quindi, che, fatte le debite proporzioni, è anche la discutibile traduzione che alcuni propongono del famoso “I have a dream” di Martin Luther King. Una miglior traduzione è “ho avuto una visione”, “visione” nel senso positivo e globalizzato del termine che ormai troviamo in tante lingue e non “visione” nel vecchio senso di “fantasticheria priva di reale fondamento, utopia, progetto irrealizzabile”.

Anch’io nel mio piccolo ho avuto “una visione” che mi è comparsa in sogno l’altro giorno e che vorrei sottoporre al vostro giudizio: il sogno-visione si chiama “Lugano raddoppia!”

L’immagine alle mie spalle la riconoscete tutti: è uno scorcio del nostro lungolago, con il palazzo del municipio e le nostre montagne sullo sfondo.

Il sogno, la visione, che vado a raccontarvi velocemente (i racconti dei sogni altrui sono spesso noiosi, lo so) mi è piaciuto ma mi ha un po’ spaventato, perciò, prima di parlarne in pubblico oggi, ne ho parlato privatamente con diversi esperti (ingegneri, geologi, urbanisti, ambientalisti, architetti.), che sul tema ne sanno molto più di me che in tutti questi campi sono un profano.

Mi sono documentato un po’ e come primo riferimento vorrei mostrarvi un bell’articolo su Lugano, apparso recentemente sulla NZZ, spesso definita “l’autorevole Neue Zürcher Zeitung”.

Si tratta di una pagina intera con diversi spunti. Il titolo principale è rivolto al futuro e ci dice che Lugano diventerà un “laboratorio vivente” per cercare di risolvere tra l’altro i problemi del proprio traffico, grazie all’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale di cui tutti parlano, con i ricercatori di valore mondiale che ci ritroviamo in casa, è sicuramente una carta da giocare. Ma intanto siamo ancora sul lungolago.

Lo sostengono in molti: Lugano si deve reinventare, accompagnando al meglio quella che possiamo definire la “crisi della piazza finanziaria”, simboleggiata da questo bel palazzo che tutti riconoscete, così bello e ben restaurato, ma a quanto ne so vuoto da tanti anni e difficile da riconvertire.

Ma torniamo al sogno-visione della Lugano che raddoppia con una delle tante immagini classiche che ben conosciamo, firmata dal marchio del San Salvatore sullo sfondo.

Dicevamo che Lugano si deve reinventare: facile a dirsi, molto difficile a farsi, ma Lugano si è già “inventata in passato”: si pensi ad esempio all’”invenzione” della piazza finanziaria, che a dire il vero è stata inventata soprattutto dai capitali italiani in fuga.

Diverse volte Lugano si è inventata agendo sul proprio paesaggio, ad esempio costruendo il ponte diga di Melide nel 1847 o costruendo il quai di Lugano (siamo ancora sul lungolago): nel 1867 Riva Vela e nel 1887 Riva Albertolli.

Impossibile immaginare Lugano senza il ponte di Melide e senza il lungolago. Chapeau a chi li ha realizzati, a partire da Pasquale Lucchini, che più di un secolo e mezzo fa ha saputo concretizzare una grande visione, che ha cambiato i destini di Lugano.

Il biglietto da visita di Lugano è soprattutto il suo stupendo paesaggio, lo sappiamo. La Lugano che si deve reinventare deve partire da lì.

Nel sogno di cui vi dicevo ad un certo punto è comparso Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura nel 1946 e fra i più appassionati cantori, cantore anche critico, del nostro paesaggio. Nell’immagine lo vedete stagliarsi con un paesaggio sullo sfondo che ben conosciamo, ma l’originalissima riflessione che potete leggere sotto riguarda soprattutto il lago di Como, la più svizzera delle città italiane. Un confronto che ci fa riflettere.

“Diversamente da Lugano e da tutte le celebri cittadine lacustri, Como volge le spalle al lago, e anche nel grazioso piazzale del porto non si prova la tediosa e inquietante sensazione di sedere in prima fila davanti ad un paesaggio creato ad arte, con il biglietto in tasca e l’obbligo di godere del bello spettacolo.”

La citazione è del 1913, quindi Hesse, che aveva già fatto molti viaggi verso Sud, non si era ancora stabilito a Montagnola, dove abiterà per più della metà della sua vita dal 1919 al 1962.
In fondo Hesse ci dice anche che Lugano ha nel proprio lago un bel palcoscenico di cui i suoi cittadini e i suoi turisti sono spettatori paganti.

Bisogna quindi che i luganesi e i turisti diventino protagonisti dello spettacolo, tanto più che il lago oggi è da tempo tornato ad essere pulito e ben balneabile.

Abbiamo già un esempio concreto di che cosa significhi diventare protagonisti del proprio lago e del proprio paesaggio ed è l’esempio della splendida foce del Cassarate rinaturata, che però, prima di potersi felicemente concretizzare, ha spaccato Lugano in due in votazione popolare. Anche se oggi ben pochi tornerebbero indietro! Prima alla foce non ci andava tristemente quasi nessuno, oggi alla nuova foce con piacere ci vanno davvero in tanti.

Le appassionate discussioni e le decisioni contrastate sono il sale della nostra democrazia e per Lugano basti pensare non solo alla faticosa conquista della foce rinaturata del Cassarate, ma anche al difficile passaggio del Parco Ciani alla città nel 1912 o al travagliato iter che ha portato nel lontano 1968 alla costruzione del Palacongressi in cui ci troviamo, che serve egregiamente la Città di Lugano da ormai 50 anni.

Impossibile immaginare Lugano senza il suo parco Ciani e, secondo me, anche senza il suo Palacongressi, a cui vorrei fare un omaggio en passant:

Una bella costruzione, ben inserita nel parco, accogliente, comodissima, in pieno centro! Manteniamolo quindi questo bel Palacongressi, rimoderniamolo e ripensiamolo, mettendolo ovviamente in relazione al nuovo polo turistico e congressuale al Campo Marzio, che si spera potrà vedere presto la luce.

E prima di tornare al sogno, mi si consenta da una parte di sottolineare una meravigliosa realtà, che è quella del LAC, ormai entrato nel cuore della Città e dall’altra quella di un’altra costruzione, il Mizar a Molino Nuovo che sta aspettando le attività del MedTech. A questo proposito formulo di tutto cuore l’ auspicio che nel 2019 non si vada a votare sul Cardiocentro, perché indipendentemente dall’esito della votazione faremmo in ogni caso una brutta figura soprattutto nei confronti del resto della Svizzera. E la facoltà di scienze biomediche all’USI, altra grande conquista, così come beninteso è stata una grande conquista il Cardiocentro, non partirebbe certo nel migliore dei modi. I decisori facciano in modo che il Cardiocentro, il centro MedTech e la nuova Facoltà di scienze biomediche possano prosperare insieme.

Ma torniamo al nostro sogno. I sogni, le visioni, sono spesso costosi: la politica giustamente è cauta e, quando va bene, perlomeno allunga i tempi, anche perché bisogna trovare il consenso. Ci sono però esempi virtuosi, in cui si è deciso in tempi brevissimi.

Un bell’esempio è quello della copertura dell’autostrada ad Airolo: la decisione è stata “quasi immediata” e in meno di un anno accolta all’unanimità e con un applauso dal Gran Consiglio. Approfittando dei materiali di scavo della seconda galleria del San Gottardo, con un contributo paritario Confederazione/ Cantone (50 milioni ciascuno), prima della fine del prossimo decennio Airolo potrà essere davvero reinventata: l’autostrada che sbuca dalla galleria del Gottardo, e che tanto disturba e snatura Airolo, verrà infatti coperta per un km di lunghezza e 200 m di larghezza media: con 100 milioni di investimento si creeranno quindi 200’000 mq di “nuovo paesaggio da immaginare”: 20 ettari (a titolo di paragone la superficie del Parco Ciani è di 6 ettari).

Arrivo adesso finalmente al nocciolo del sogno e preciso subito che, per tradurlo in realtà, occorrono prima di tutto politici che ci credano e sappiano creare il consenso, servono poi esperti che lavorino alacremente su questa idea di Lugano che raddoppia. Concretamente bisognerà poi pensare a uno studio di fattibilità, seguito da un bel progetto definitivo interdisciplinare (architetti, ingegneri, geologi, paesaggisti, biologi, urbanisti, specialisti dell’illuminazione, ecc.).

Per un investimento simile (cioè per riqualificazioni ecologiche di ecosistemi acquatici), ci tengo a sottolineare il termine “investimento” (“investimento” e non “costo”), i sussidi della Confederazione possono arrivare a più del 50%.

Ma ecco la prima immagine del sogno-visione del raddoppio:

Si tratta, come intuite, di un raddoppio del lungolago, immaginabile in prima battuta dalla foce del Cassarate al LAC.

Per evitare ingenui velleitarismi, tipici degli incompetenti in materia come me, ho parlato finora con parecchi esperti e tutti in sostanza mi hanno detto: l’ idea di una spiaggia dalla foce al LAC è impegnativa, ma si può fare! Costo: qualche decina di milioni. Fra 50 milioni e 150 milioni. Facciamo 100 milioni, il costo della copertura dell’autostrada ad Airolo!

L’immagine alle mie spalle forse non è proprio “da sogno”, anzi magari si potrebbe già intravedere un’evoluzione non augurabile del nostro lago. In ogni caso, se questo raddoppio fosse realizzato con una nuova spiaggia, una sorta di nuova Croisette luganese, bisognerebbe poi riempirlo di tanti bei contenuti: forse, tanto per dire, potremmo cominciare a immaginare non uno ma almeno tre o quattro bar tipo Mojito aperti tutto l’anno per i giovani e meno giovani (che animerebbero il centro e magari poi cenerebbero anche in centro).

Per evitare questa desolazione, per cui forse bisognerà cambiare qualche legge, bisognerà soprattutto inventare nuovi spazi e nuovi contenuti.

Non so se questa seconda immagine del sogno vi piace di più. A me non dispiace, ma forse quella sabbia a Lugano non piace a tutti.

Gli esperti mi dicono che si può immaginare una soluzione mista, anche perché il lago di Lugano è per molti versi profondo e insidioso: si può pensare a uno spazio del tutto nuovo lungo un km circa e largo una ventina di metri, in cui si alternano spiagge più o meno classiche, palafitte, grandi zattere galleggianti, o altro ancora. Ma il sogno immaginava appunto una nuova spiaggia come questa, uno spazio che oggi non c’è e che andrebbe “aggiunto”.

Per lo spazio occupato dal traffico sul lungolago, che andrà comunque moderato per favorire zone di incontro che danno la precedenza ai pedoni, non scordiamoci che le macchine diventeranno meno inquinanti e meno rumorose, e che l’imminente arrivo del 5G e dell’automobile autonoma, oltre che la gestione del traffico tramite l’intelligenza artificiale, permetteranno di far convivere molto meglio nuove automobili e nuovi pedoni “passeggianti e bagnanti” su un nuovo lungolago allargato, anzi raddoppiato con la nuova spiaggia! Senza dimenticare che la stagione balneare e l’estate sono destinate ad allungarsi, a causa del cambiamento climatico.

Questa è in fondo l’immagine di un progetto più realizzabile (al posto della sabbia ci mettiamo una ghiaia più lacustre) ed è in fondo l’immagine che mi ha spinto a disturbare gli esperti di cui vi dicevo, che ringrazio di avermi pazientemente dato retta e che, ovviamente con il benestare del consenso politico, potranno prendere in mano il tema.

La politica prima di tutto dovrebbe decidere se il santo vale la candela e se ci sono i soldi per permettersi questo programma. Gli esperti se lo vorranno ci metteranno poi tutto il loro sapere per concretizzare al meglio questo progetto di un nuovo grande spazio in più.

Concludendo, ripetiamolo telegraficamente: il proposito è di raddoppiare il lungolago e creare una sorta di nuova Croisette luganese fra la foce del Cassarate rinaturata e il LAC. Il costo di attuazione è di qualche decina di milioni e i tempi di attuazione, se ci sbrighiamo, alcuni anni. Diciamo che fra un lustro potrebbero già esserci le prime nuove spiagge. Vale la pena pensarci e il mio augurio è che il tutto sia realizzato bene il più presto possibile.

Nel frattempo saranno diventati realtà anche il centro sportivo e degli eventi di Cornaredo con il nuovo stadio e il nuovo palazzetto, il polo turistico e congressuale del Campo Marzio, un bel mercato coperto in centro, il tram-treno e tanto altro ancora.

Ma un auspicio rimane fondamentale: dobbiamo riappropriarci da protagonisti del nostro lago e del nostro paesaggio! Il raddoppio del lungolago dalla foce al LAC è un progetto che può concretizzarsi, per non parlare di un lungo “percorso-spiaggia” da Gandria a Capo San Martino, che dia ampio spazio a bagnanti, pedoni, runner, ciclisti, ecc.

Ma non esageriamo con i sogni e concentriamoci su quello che si può fare davvero! Grazie per la vostra attenzione e Buon Anno a tutti!

Alessio Petralli