Trump ha superato lo shutdown più lungo della storia, battendo quello di Clinton. Le attività del governo americano sono ferme, paralizzate da 22 giorni, e dal 22 dicembre impera il buio sull’America. La causa? il mancato accordo tra Repubblicani e Democratici, riguardante il muro col Messico. 

Circa 800mila lavoratori federali non percepiscono lo stipendio da un mese: il mancato accordo tra Repubblicani e Federali doveva vertere su una spesa che avrebbe dovuto finanziare diversi dipartimenti e agenzie federali perla costruzione del muro contro il Messico, preteso dal presidente e a cui si oppongono i repubblicani.

Intento, i sindacati hanno già fatto causa al governo americano poiché lo shutdown causerebbe la stasi di lavoratori considerati essenziali per lo stato americano, ma Camera e Senato confermano che hanno votato un decreto che garantisce la retribuzione retroattiva non appena lo shutdown terminerà.

Diversi i settori toccati dalla paralisi, dalla protezione ambientale alla sicurezza sugli aeroporti, dai parchi nazionali agli zoo. Sospese anche le attività della Nasa, e dell’ente che processa le dichiarazioni dei redditi, l’Internal Revenue Service. 

Nel frattempo Trump è nel mirino dell’FBI. In seguito al licenziamento dell’avvocato James Comey, originario d’Irlanda e cattolico, ormai ex direttore del Federal Bureau Investigation, su indicazione di due membri del governo Trump, il Procuratore generale della Giustizia (Attorney General), Jeff Sessions, e il suo vice (Deputy Attorney General), Rod Rosenstein, Trump stesso è caduto in un’indagine da parte dell’FBI, per questioni esplosive: il comportamento del presidente dopo il licenziamento di Comey sarebbe stato “anomalo” e pertanto il licenziamento stesso poteva presentare un’ostruzione alla giustizia. Così l’FBI ha aperto un’indagine per verificare se Trump fosse, almeno in passato, coinvolto o meno con il Russiagate, per valutare se le azioni del presidente coinvolgano o meno gli Usa sotto l’orbita russa.