Il cambiamento che sta letteralmente travolgendo la realtà dei commerci anche in Ticino merita una riflessione e, soprattutto, almeno qualche tentativo di soluzione. Non è un mistero, ormai, che la vendita al dettaglio non goda di buona salute e sempre più i piccoli negozi – anche quelli storici-  sono costretti a chiudere. Il modo d’acquistare è cambiato e continuerà a cambiare comportando, fra l’altro, un’importante perdita di posti di lavoro. Dati recenti indicano in un milione di impieghi, tale cifra, a fronte della creazione di  ca. 800’000 nuovi posti, senza, però, che ci si indichi di che tipo di impieghi si parla. L’unica certezza è che i negozianti devono rivoluzionare il loro modo di fare “mestiere”, puntando all’eccellenza.

A fare la differenza sarà certamente la qualità del servizio, oltre a quella del prodotto offerto. La disponibilità e le conoscenze del personale di vendita sono e saranno importantissimi perché un consiglio ben dato genera soddisfazione nel cliente che tornerà ad acquistare. Ma l’eccellenza passa anche dalla diversificazione delle possibilità di acquisto. Ed ecco che un negozio può divenire anche un luogo in cui fare acquisti online, scegliendo, con il consulente presente, il miglior prodotto disponibile.

Ciò porterà anche ad un cambiamento di paradigma fra fornitore e venditore, soprattutto per quanto concerne la gestione degli stock, con una nuova attenzione anche all’ambiente: produrre in funzione dell’effettiva richiesta e non più sovrapproduzione che porta a sprechi ed  inquinamento è la sfida del futuro prossimo.

In un mondo in cui tutto va di corsa il rapporto con le esigenze dei clienti è essenziale: le consegne a domicilio, i punti di raccolta della spesa fatta online, l’offerta di convivialità generano anche nuovi spazi di tempo libero agli acquirenti. Pensiamo, poi, ad una nuova forma di pubblicità, di marketing, fatti attraverso i social che riescono a raggiungere i potenziali acquirenti in modo praticamente istantaneo. Ma riflettiamo anche su una sorta di percorsi tematici degli acquisti, indicati nelle città come fossero attrazioni turistiche. E rilanciamo un dialogo costruttivo e sereno fra politica, associazioni di categoria, autorità locali e consumatori.

Occorre, un po’, rubare le modifiche laddove funzionano già. Le idee non mancano e tocca ora ai politici tradurle  in pratica. Chinarsi veramente ed in modo trasversale sul problema della chiusura dei commerci e delle nuove dinamiche di acquisti è urgente. Facciamolo!

Daniele Bisang, candidato PLR al Gran Consiglio

Pubblicato come Opinione nel CdT