Qualcosa di importante sta accadendo in Venezuela in questi giorni. Ieri, il presidente dell’Assemblea Nazionale del Venezuela Jaun Guaidò si è autoproclamato presidente del paese. Ciò è stato possibile facendo appello ad un emendamento costituzionale che prevede la possibilità per il capo della legislatura di guidare un governo provvisorio in attesa delle elezioni.
L’annuncio è stato fatto durante una manifestazione organizzata dallo stesso Guaidò per protestare contro il regime di Maduro. Non è stato un evento pacifico: scontri e violenze tra i partecipanti hanno causato ben quattro morti.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha immediatamente riconosciuto Guaidò come presidente ufficiale del Venezuela, seguito da Brasile, Canadat, Costa Rica, Cile ed altri paesi sudamericani. La mossa degli USA non è affatto piaciuta a Nicolas Maduro che ha intimato ai diplomatici americani di lasciare il paese entro 72 ore: “Io sono l’unico presidente del Venezuela. Non vogliamo tornare al Ventesimo secolo, con intromissioni dei “gringo” e colpi di stato” ha dichiarato il presidente. Inoltre, affacciandosi dal balcone del palazzo presidenziale di Caracas ha dichiarato: “Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, soltanto la gente ci può portare via”. Il ministro della difesa Vladimir Padrino Lopez ha appoggiato pienamente Maduro dicendo che le Forze Armate del Venezuela “non accettano un presidente imposto da oscuri interessi, autoproclamato a margine della legge”.
Eppure, Maduro non è di certo stato popolare nel periodo, ancora in corso, della durissima crisi economica che ha messo in ginocchio il paese. Migliaia di persone in piazza chiedono a gran voce le dimissioni del governo e la situazione sembra promettere una sanguinosa guerra civile.
Per quanto vorrebbero, neanche i sostenitori più agguerriti di Maduro non possono fare leva sull’ingerenza delle “potenze straniere” in quando il malcontento viene dalle piazze. Se n’è accorto anche il congresso della CGIL che stamattina aveva esordito con questo tweet: “Il Congresso Cgil, visto quanto accade in Venezuela, secondo i propri principi di libertà, democrazia e solidarietà, approva una mozione di condanna verso l’autoproclamazione di Juan Guaidò a presidente e le ingerenze straniere verso la presidenza democraticamente eletta di Maduro”. Tuttavia l’annuncio ha suscitato non poche polemiche e poche ore dopo è stato rettificato allegando il testo intero della mozione nel quale non si fa nessun riferimento al sostegno a Maduro e anzi, si esorta il governo a garantire i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini.
Secondo il giornalista di The Nation, Greg Grandin, l’incubo venezuelano potrebbe porre definitivamente fine al socialismo sudamericano o perlomeno a quel modello di governo ideato da Hugo Chávez che prevedeva un rapporto commerciale con gli altri paesi basato sulla vendita a prezzi esorbitanti del greggio estratto a basso costo.