“Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla…” Cesare Pavese

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A parte qualche classico, sono ignorante della letteratura italiana. Ragion per cui chiedo l’aiuto dei lettori per rispondere ad una domanda che mi faccio da molti anni. Però devo iniziare dall’inizio.

Il 28 maggio 1977 ho trovato il mio compagno morto al piede di una falesia lungo la Meuse nelle Ardenne belghe.

Claudio Barbier non solo è una figura storica dell’alpinismo, era anche una personalità fuori norma.

Ho scritto la sua biografia che è stata pubblicata nel 1995 da CDA a Torino sotto il titolo “La Via del Drago”. Seconda edizione presso Vivalda nei classici della collana “I licheni” e nel 2009 ricevette il premio Leggimontagna. Intanto Didier Demeter aveva creato un magnifico sito web * con una documentazione straordinaria.

Nel 2010 durante una giornata commemorativa al Festival di Vallarsa, vedendo arrivare alpinisti perfino da Londra, Belgio, Francia, Austria, dopo tanti anni, mi diventò chiaro che mancava una riscrittura del libro di Claudio, in francese e con 30 anni di distacco.

Avevo un’idea molto chiara della vita di Claudio, però non trovavo risposte a due domande fondamentali:

1. come mai un bambino normale, intelligente, in una famiglia seria (suo padre era direttore dell’azienda dei telefoni del Belgio) che era andato nella migliore scuola (presso i benedettini, dove andavano anche principi tra cui l’attuale re Philippe ed il suo fratello Alexandre) come mai questo bambino, un giorno, di punt’in bianco, precisamente dopo la pagella disastrosa del 12 aprile 1952, diventa un ribelle che non farà più nient’altro, per tutta la sua vita, che arrampicare in solitaria sulle vie più impegnative principalmente delle Dolomiti?

2. come e perché, in circostanze totalmente incomprensibili, era morto all’improvviso a soli 39 anni?

Il 27 settembre 2010, scoppiò il fulmine a ciel sereno… Il mio manoscritto era arrivato a termine. Quella mattina, nella casa paterna in Belgio, stavo sorseggiando il mio caffè, ascoltando distrattamente il notiziario alla radio che disse:

“Degli abusi sessuali su minorenni sono stati denunciati dal signor Laurent Gossiaux nella scuola Sint Andries di Zevenkerken…”

Oddio! In un baleno tutti i tasselli del puzzle scattarono al loro posto e tutti i comportamenti stravaganti di Claudio presero un senso. Aggiunsi questa nuova ipotesi al mio testo che fu stampato sotto il titolo “Le grimpeur maudit” dalla tipografia Torriani a Bellinzona (e pubblicato nel 2012 da Tatamis/Parigi – testo gratuito sul mio sito **)

In Belgio, dopo lo scandalo Dutroux, seguì lo scandalo degli abusi sessuali su minorenni nella chiesa.(Insisto: questo non è “pedofilia” è “abusi sessuali su minorenni”)

Mandai il mio libro a numerose persone coinvolte nell’inchiesta “Operazione Calice” tra cui avvocati, politici, poliziotti, preti, vittime, ecc… accompagnato da una lettera con la domanda “Sono stati denunciati abusi nella scuola di Zevenkerken negli anni 1950?” (durante i quali Claudio ci era in pensionato)

Una sera squillò il telefono ed una voce mi disse: “Ho letto il suo libro. Sono tenuto al segreto professionale, tuttavia voglio dirle che la risposta alla sua domanda è Si…”

Oggi si sa che una vittima della pedocriminalità ne porta le conseguenze per tutta la vita e può arrivare al suicidio anche 20 o 30 anni dopo i fatti. *** La morte di Claudio era stata un suicidio?

Mi aveva colpito che avesse ricopiato questa frase di Pavese: “Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla…” Che cosa aveva significato Pavese per Claudio? Rilessi il “Mestiere di vivere” che figurava tra i suoi libri e trovai questa frase scioccante: “ce l’ho contro le facce di bronzo che se ne servono per scusare la loro pigra svogliatezza e credono che sentirsi dire che inculare i ragazzini è un risultato di una loro esperienza del cavatappi, sia una giustificazione. Nossignore. Non bisogna inculare i ragazzini.”… Era inteso al figurato o parlava di se stesso? Pure lui aveva soggiornato in un collegio di gesuiti e si era suicidato à 42 anni.

La morte di Claudio sconvolse la mia vita. Se è stato suicidio significa che tra la trentina di “amiche” che aveva avute, nessuna era stata capace di ispirargli abbastanza fiducia per permettergli di esprimere il suo dramma, seguire una terapia e magari continuare a vivere come i suoi amici, che ormai ottantenni, vanno tuttora in montagna…

Continuo a interrogarmi sull’importanza di Pavese nella morte di Claudio e quindi chiedo a chi è più informato di me di indicarmi le eventuali pubblicazioni vicine alla mia ipotesi (che forse per le persone informate è un fatto risaputo) che anche Pavese avesse subito abusi sessuali, il ché potrebbe spiegare i suoi problemi, non solo psicologici e cosi somiglianti alle stravaganze di Claudio.

Anna Lauwaert

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* www.claudiobarbier.be

** https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com/p/la-documentation-iconographiqueainsi.html
fumetto : https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com/p/bd.html

*** video del prof Adriano Segatori – il presidente Macron è psicopatico in seguito agli abusi subiti e non risolti

https://www.youtube.com/watch?v=tmD51qCFU3s