Era oltre 100 metri sotto terra. Il bambino spagnolo, di 2 anni e mezzo, precipitato quasi due settimane fa in un pozzo abusivo a Totalan, vicino a Malaga, mentre stava giocando durante un picnic coi genitori, potrebbe esser morto all’impatto con la roccia del sottosuolo.

Vane sono state le fatiche immani di speleologi e soccorritori: hanno scavato per giorni, interrottamente, per detonare la terra e la roccia e per scavare in essa un tunnel, lungo 18 metri e alto un metro e mezzo, che potesse consentire il passaggio, carponi e pressoché senza ossigeno, degli uomini.

Il piccolo era infatti intrappolato in un pozzo largo appena 25 centimetri. era impossibile raggiungerlo per la via nella quale era precipitato, e per giunta una massa di detriti – ad oggi impossibile capire come – s’era cumulata sopra il bambino, impedendo la discesa di oggetti.

Il piccolo è stato estratto morto all’1.25 di questa notte. Per i più è morto sul colpo, ma il padre racconta: “mi sono allontanato per fare la legna, mentre mia moglie telefonava al lavoro (un fast food di Malaga) per avvisare che non sarebbe andata a lavoro. Mi aveva chiesto di guardarlo. Julen si è allontanato per dieci quindici metri senza che nessuno se ne accorgesse, ad un tratto la cugina ha urlato: ‘il bambino!’ Sono corso sul pozzo, che non sapevamo fosse così profondo. Ho scostato i sassi che ne coprivano l’apertura e mi sono infilato con testa e spalla. L’ho sentito piangere. Pensavo fosse più vicino.”