Martedì 22 gennaio l’Ente ospedaliero cantonale  ha inviato alla Fondazione Cardiocentro una lettera, che all’Ospedale del cuore suscita allarme e irritazione. In tempi rapidi tre primari, Tiziano Cassina, Giovanni Pedrazzini e Stefanos Demertzis redigono una lunga e dura risposta. Eccone il testo.

“Nel documento (inviato dall’EOC, ndr) viene ordinato come l’ospedale del cuore dovrà essere annesso all’interno dell’organizzazione. Si definisce dove sarà incastonato l’istituto nell’EOC, a chi dovrà rispondere la futura direzione, e fornisce addirittura un organigramma di dettaglio. Sono inoltre dettate esplicitamente le condizioni alle quali i collaboratori dovranno sottostare nel caso volessero rimanere dipendenti del “nuovo” Cardiocentro. Si parla di trasferimenti, di possibili adeguamenti del contingente, di eventuali modifiche dei ruoli”.

La lettera punta a “diminuire incertezze”? Un puro pretesto. Anzi, un piano di annessione!

“Tutto questo piano di annessione viene pretestuosamente motivato dalla volontà di diminuire le incertezze che pesano sul personale del Cardiocentro. Ma l’effetto ottenuto va proprio nella direzione opposta. Davanti alle modalità e ai toni del documento dell’EOC, si ha l’impressione di un pugno di ferro mascherato in un guanto di velluto. Il ritmo dell’intera lettera è infatti dettato da puntuali scadenze e presunte garanzie, come ad esempio il Comitato Guida (Steering Committee) che dovrebbe assicurare la continuità del Cardiocentro. In tutta onestà il margine di discussione è minimo, se non nullo, anche per il tono da ultimatum al termine dello scritto che suona del tipo: o fate come diciamo noi o andiamo avanti senza di voi”.

La nostra iniziativa ha raccolto 17000 firme e voi non la degnate di una parola

“Se usassimo il gergo militare si potrebbe definire come un ordine di marcia, nel linguaggio della politica come un vero e proprio diktat. E questo nonostante sia pendente l’iniziativa popolare Grazie Cardiocentro, sottoscritta da 17’000 ticinesi, che non viene neanche citata. Come se non esistessero il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio, che stanno esaminando la proposta contenuta nell’iniziativa. A questo punto vien da pensare che i vertici dell’Ente Ospedaliero Cantonale puntino ad una soluzione imposta prima che le istituzioni democratiche del Cantone decidano sull’iniziativa”.

Il vostro modus operandi mina la fiducia. Proviamo profonda amarezza

“Ciò che possiamo affermare con certezza, è che tale modus operandi non è rispettoso dei collaboratori del Cardiocentro e della sua storia ventennale al servizio dei pazienti cardiopatici ticinesi. E va a minare quella fiducia indispensabile per uno scambio di idee leale e costruttivo in grado di realizzare un’uscita ragionevole dall’impasse venutasi a creare. Non possiamo nascondere la nostra profonda amarezza per un comportamento che non tiene minimamente conto del profondo senso di appartenenza e della dignità professionale di tutto il personale del Cardiocentro, e di quanto, a fatica, si è costruito durante vent’anni a beneficio dell’intero sistema sanitario ticinese. I nostri anni di lavoro e la nostra storia personale, ci impongono di non aderire a questi metodi estranei alla filosofia del nostro istituto, che da sempre privilegia un confronto coraggioso e costruttivo”.

L’EOC è capace di negoziare con il Cardiocentro?

“Al di là delle dichiarazioni di facciata, al lato pratico (carta canta), non vediamo, e ce ne rammarichiamo, una reale volontà di collaborare per giungere a una soluzione condivisa. Una soluzione che soddisfi entrambe le parti, infatti, può scaturire solo attraverso la capacità di mettersi davvero in discussione. Ci teniamo a sottolineare che ogni punto di vista sul futuro del Cardiocentro è legittimo, ma non possiamo accettare i toni e le modalità che, a nostro avviso, mettono in evidenza l’attuale difficoltà degli amministratori dell’Ente Ospedaliero Cantonale nel saper negoziare con il Cardiocentro”.

Cassina, Pedrazzini, Demertzis