Un giornalista della RSI (manco a dirlo un sinistro ma è un suo diritto, nella nostra società democratica) mi ha detto: “Su Alvaro Lojacono, bellissimo l’editoriale di Pontiggia! È veramente decisivo e incontestabile, di una logica cristallina”. È piaciuto anche a me. Come bene dice il direttore del Corriere, i carnefici amano talvolta atteggiarsi a vittime. O a guerrieri sconfitti in una guerra leale. Non potrebbe esserci una mistificazione più grande. Lojacono chiama “vendetta” il comportamento dello Stato tenuto a fare giustizia. Lo Stato vuole vendicarsi? Ma allora è cattivo e meschino.

Consegnare Lojacono all’Italia? Sarebbe “illegale” ma – nel sentimento comune che “esige” l’espiazione di delitti di sangue – giusto. Non sarà consegnato. Eseguire in Svizzera le sentenze di condanna italiane? Sarebbe teoricamente possibile. L’Italia (nuovo governo) dovrebbe prendere l’iniziativa, ma la Svizzera opporrebbe tutta la resistenza possibile. In pratica non si farà. In conclusione, Lojacono resterà tranquillo a Friborgo a fare i suoi lavori e nessuno potrà “vendicarsi” di lui

La caccia a Cesare Battisti – protetto da Mitterrand e da Lula – e la conseguente sua cattura ha risvegliato i ricordi e fatto uscire le ombre dai feroci anni Settanta. Anche noi ticinesotti, semplici, bonaccioni, piccola gente di provincia, abbiamo avuto una parte nel grande dramma dell’eversione.

Francesco De Maria, contributo a tema richiesto dal Mattino