Non si contano le  volte in cui ci siamo trovati a dissentire in cuor nostro da sentenze emesse da autorevoli ed accreditati giudici, ricchi di titoli accademici. Quando il buon senso si scontra con quanto deciso in tribunale e l’indignazione popolare sale, è sempre pronta la giustificazione che cavilli leggine e codicilli non permettono di agire secondo logica ed esperienza. Per cui abitualmente stupratori seriali restano liberi per vizi di forma, i ricorsi per reati evidenti rimangono infiniti grazie all’abilità degli avvocati: più è chiara la colpa più c’è la certezza che non succederà nulla.

A noi che non comprendiamo il latinorum, appare evidente quanto i “giuristi” applichino le leggi per offrire la protezione massima possibile a chi ha torto e, di conseguenza, toglierla alle vittime.  Per fortuna, noi del popolo che litighiamo coi vicini per siepi non a misura o per cani maleducati, possiamo ancora sfuggire dalle preture e godere della saggezza dell’Autorità di Conciliazione, il Giudice di  Pace.

La mente sgombra da cavilli legali, utilizza l’esperienza e la saggezza, cerca la mediazione attraverso il buon senso, la sua figura è consolidata dal 1300 e  il  diritto romano non è riuscito  a soppiantarla… il diritto romano no, ma il nostro legislativo cantonale ci tenta.   Leggendo l’odierna presa di posizione della signora Gendotti, deputata al Gran Consiglio ed avvocato, mirante a demolire  il prezioso aspetto  non professionale  del Giudice di Pace,  il disappunto è grande. Con un’interrogazione al Consiglio di Stato, la deputata Ppd denuncia l’incostituzionalità della maggioranza dei Giudici di Pace ticinesi in quanto, non essendo giuristi, violerebbero l’articolo 30 capoverso 1 della Costituzione federale. Perché voler  cancellare centinaia di anni di ottimo funzionamento del Giudice di Pace, istituzione nata in Inghilterra ed estesa per la sua bontà  in molte nazioni? Piuttosto che sottrarre al Popolo  l’ultima possibilità di ricevere un giudizio esclusivamente  secondo le regole della saggezza invocando una Costituzione che in ultima analisi dovrebbe servire al popolo e non viceversa, ci si impegni piuttosto  a proporre il  completamento dell’articolo 30. Con senno, non con dotta e fredda grammatica.

Alessadra Noseda, Lega dei Ticinesi Monteceneri, candidata al Gran Consiglio