L’MPS sosterrà attivamente l’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”

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La divergenza di valutazione tra il presente testo e la “verità ufficiale” – intendo di FFS, governo, gran consiglio, Bellinzona – è così grande, che siamo indotti a domandarci… se si stia parlando dello stesso oggetto.

La nostra opinione. Forse le FFS non hanno giocato “pulitissimo” in questa faccenda, ma la “soluzione” rischia di essere peggiore del male. Quanto costerebbero delle Officine senza le FFS ? Sicuramente uno sproposito. E sarebbero vitali? Chi lo sa.

Contro la decisione del Gran Consiglio si poteva lanciare il referendum. Non lo si è fatto. Non è fuori luogo domandarsi perché.

Questa presa di posizione, senz’altro interessante, non impegna la linea del portale.

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Il Movimento per il socialismo (MPS) prende atto della volontà espressa pubblicamente nei giorni scorsi dai lavoratori dell’Officina di mantenere e sottoporre a votazione l’iniziativa popolare lanciata nel 2008. Vi sono molte ragioni per sostenere questa iniziativa. Qui di seguito le principali che ne giustificano il sostegno da parte dell’MPS.

1. L’iniziativa è a questo punto l’unica alternativa ad un progetto (quello delle FFS, sostenuto a foraggiato con 120 milioni dal Cantone e dalla città di Bellinzona) che rappresenta di fatto lo smantellamento dell’Officina dal punto di vista occupazionale e produttivo.

2. Il progetto “nuova Officina” comporterà una soppressione di posti di lavoro, rispetto a quelli attuali nell’ambito della manutenzione, oscillante tre il 60 e il 75%. I lavoratori oggi impiegati nella manutenzione di treni passeggeri sono infatti in totale circa 500. A quelli attivi all’Officina vera e propria si devono aggiungere i posti legati alla manutenzione leggera della flotta TILO che viene svolta nei depositi di Bellinzona-Pedemonte e di Biasca. Rispetto a questo numero di posti il progetto delle FFS rappresenta una diminuzione del 60%, cioè dei due terzi. Sappiamo tuttavia che altre indicazioni, pure fornite ufficialmente dalle FFS, sono ancora più pessimistiche. Nell’aprile 2018 le FFS, in una riunione ufficiale della tavola rotonda nella quale erano presenti anche i Consiglieri di Stato Vitta e Zali, hanno comunicato che la “nuova” Officina avrebbe avuto bisogno di 200’000 ore produttive annuali. Il calcolo è presto fatto. Le ore produttive per ogni lavoratore sono circa 1’550 all’anno; abbiamo quindi (200’000:1’550) circa 130 collaboratori, ai quali si possono aggiungere i cosiddetti indiretti (circa il 20%). Arriviamo a quei circa 150 collaboratori ai quali ci siamo spesso riferiti sostenendo che di fatto paghiamo quasi un milione per ognuno dei posti “salvati”: a che prezzo, verrebbe voglia di dire!

3. Le FFS hanno ed avranno in ogni caso bisogno, anche in futuro, di uno stabilimento industriale in Ticino per i lavori di manutenzione delle flotte passeggeri (a cominciare dal TILO). È pura fantasia (e un tentativo maldestro di creare allarmismo e una situazione ricattatoria) affermare che, di fronte all’opposizione al loro progetto, le FFS potrebbero decidere di “portar via tutto” dal Ticino. Le FFS resteranno in Ticino per ragioni economiche e tecniche: non hanno la possibilità di inviare i treni per la manutenzione in Svizzera tedesca e costerebbe loro molto di più.

4. È invece vero che, se il progetto FFS si concretizzasse, il Ticino perderebbe tutte le attività oggi svolte all’Officina nell’ambito della manutenzione del traffico merci. Un mercato prezioso, che rappresenta circa i 2/3 dei volume di lavoro e dei posti di lavoro alle attuali Officine; un mercato, tra l’altro, in crescita in tutta Europa e per le cui attività l’Officina di Bellinzona gode di un prestigio a livello internazionale. Tutte queste attività, con la benedizione delle autorità politiche cantonali e comunali, verranno trasferite oltre Gottardo o all’estero.

5. Il progetto delle FFS appare come un progetto puramente speculativo. Dal punto di vista immobiliare le intenzioni delle FFS sono chiare. Guadagnano (e moltissimo) su tutti i fronti: a Bellinzona per la loro parte (e per quella che andrà a Cantone e Città sulla quale la loro presenza, fin d’ora, appare incombente e determinante); a Castione: tutti hanno segnalato quali vantaggi in termini di prezzi del terreno le FFS conseguiranno. Senza dimenticare che “il grande investimento” delle FFS (i 350 milioni complessivi) sono già, per oltre la metà, finanziati da Cantone e Città (120) e dalla Confederazione (60). L’operazione complessiva, ancora prima di quello che ci verrà costruito sopra (a Castione e a Bellinzona) sarà un successo per le FFS; figuriamoci dopo…

6. Lo smantellamento dell’Officina di Bellinzona sarebbe un grave colpo per il futuro della zona industriale delle Tre Valli, già in difficoltà, e per i progetti di rilancio della zona industriale della ex-Monteforno. Infatti, sul terreno liberato a Bellinzona, dovrebbe sorgere, secondo le generiche indicazioni del Cantone, un “parco tecnologico”: una classica zona industriale, seppur all’insegna della cosiddetta “industria 4.0”. Per realizzare questo eventuale parco tecnologico il Cantone dovrà fare importanti investimenti, al di là dei 100 milioni versati alle FFS. Appare evidente come questa scelta sia in concorrenza e alternativa a qualsiasi piano di rilancio della zona industria della ex-Monteforno, come reclamano i comuni della regione che hanno lanciato anche una petizione.

L’iniziativa “Giù le mani dall’Officina” è uno strumento adeguato per opporsi al progetto FFS-Cantone-Città. La sua approvazione permetterà di bloccare questo progetto e di ripartire su nuove basi per realizzare, se approvati, i contenuti dell’iniziativa: cioè di sviluppare, attorno all’attuale Officina, un progetto che non solo mantenga le attuali attività (che il progetto delle FFS vorrebbe liquidare nella misura del 70%); ma sviluppi “nuove attività, nuovi servizi, attività di ricerca ed innovazione nel campo della gestione e della manutenzione dei vettori di trasporto”. Per questo l’MPS, oltre a sostenere l’iniziativa, si impegnerà attivamente nella campagna di votazione.

MPS