Il primo sondaggio elettorale commissionato dal Corriere del Ticino, Teleticino, Radio3i e ilfederalista.ch, alla società di Bellinzona AD HOC Informatica di Pietro Pisani, ha messo in evidenza innanzitutto il fatto che quasi il 50% dei cittadini ticinesi non si recherà a votare e che il 14% è ancora indeciso. Dati che confermano l’aumento dello scarso interesse alla politica da parte dei votanti.

Gli unici partiti che sembrano confermare una certa progressione rispetto alle elezioni cantonali del 2015 sono quello del PLR e dei Verdi. La proiezione elettorale del sondaggio indica una percentuale massima del 28.9% rispetto alla precedente del 26.25% per il Partito Liberale Radicale, ed un risultato dell’8.7% rispetto al precedente 6.56% per i Verdi.

Detto questo, bisogna aggiungere che il 22% dei votanti, sempre secondo il sondaggio di Pisani che fino ad ora non ha mai sbagliato, voterà scheda bianca. Quest’ultimo dato non è meno preoccupante di quello riguardante l’assenteismo alle urne e potrebbe rappresentare la vera preoccupazione politica del Cantone, soprattutto per alcuni partiti.

Secondo il parere di alcuni degli intervistati, infatti, si è assistito sempre di più ad un certo appiattimento verso la collegialità di tutti i partiti che siedono al governo, al solo scopo di cercare di andare d’accordo e appianare le differenze tra i partiti. Una scheda bianca per le elezioni cantonali corrisponderebbe quindi a non accettare questo modo di fare politica che non ha portato a nessuna discontinuità rispetto al passato mancando anzi di novità produttive per il bene del Cantone.

Chi sembra calare come consenso politico è l’alleanza Lega/UDC, che scende di 2.7 punti percentuali rispetto al 32.17% conquistato quattro anni fa. Un lieve calo che non sembra mettere in discussione la riconferma dei due seggi di Claudio Zali e di Norman Gobbi, visto che rimarrebbe comunque saldamente in testa alle proiezioni con il 31.9% dei consensi.

Il più marcato cedimento sulla perdita dei consensi potrebbe essere rappresentato dai popolari del PPD e dal Partito Socialista, quest’ultimo capace di perdere addirittura l’unico seggio offrendo una chance a favore dei liberali. Un vero terremoto dunque per i socialisti che potrebbero sparire dall’Esecutivo dopo quasi cento anni di presenza.

Il PPD mette in lista ancora il consigliere di Stato uscente, Paolo Beltraminelli, “accusato” dagli intervistati di non aver mostrato abilità nel portare avanti trattative popolari sanitarie, vedi EOC e Cardiocentro, e di aver male gestito i suoi più stretti collaboratori sull’uso dei soldi pubblici, vedi Argo 1.

Il PS, con la presentazione dei “soliti” candidati che porteranno avanti la stessa linea del partito, potrebbe non vedere confermato il seggio in Governo se non otterrà almeno la metà più uno dei voti conseguiti dal partito liberale radicale, lasciando il posto del quinto seggio al capogruppo liberale in Parlamento, Alex Farinelli, che si trova secondo dietro Christian Vitta. Un rischio concreto per i socialisti.

Bisognerà aspettare comunque una seconda proiezione, prevista per il 14 marzo, per quantificare meglio le posizioni interne delle liste.