Il dottor Adrian Weiss, oncologo, presiede l’importante Associazione Svizzera Israele sezione Ticino (800 membri). Conosce bene il nostro mondo (che io, provocatoriamente, chiamo “provinciale”) e il suo interesse per la politica è vivo. In questo finale di combattuta battaglia elettorale (manca oggi un mese esatto al 7 aprile) abbiamo voluto “tastargli il polso” (ciò che lui fa abitualmente ai suoi pazienti). L’Associazione che egli presiede è apartitica, è chiaro, ma non per questo è apolitica. Essa intrattiene relazioni con numerose personalità di diversi partiti.

Nel titolo abbiamo piazzato la “guerra” del Cardiocentro, perché è un tema di primissimo piano. Ma la domanda da cui il titolo proviene è l’ultima.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  La prima domanda che le pongo è per così dire “di base”. Quali sono ai suoi occhi le caratteristiche salienti della politica ticinese?

Adrian Weiss  Il Ticino è un cantone abbastanza piccolo al confronto degli altri cantoni svizzeri, il che gli conferisce due vantaggi salienti, da una parte il contatto più ravvicinato e personale tra la cittadinanza e i rappresentanti politici nel Gran Consiglio e a livello municipale/cantonale, dall’altra i nostri politici hanno maggiore possibilità, più che in altri cantoni, di capire le priorità dei cittadini e anche di conoscersi e quindi facilitare l’avvicinamento e il dialogo tra i rappresentanti dei vari partiti. Credo che con questo genere di politica, pur con tutte le differenze tra i diversi partiti, si possano sempre trovare visioni comuni e convergenze.

Il Ticino è provincia. Per quali aspetti è provinciale la politica ticinese?

È vero che il Ticino è provincia, è vero che la politica locale si occupa di problemi strettamente di interesse locale e magari meno di problematiche federali ed estere. D’altra parte, le problematiche globali in termini di politica europea o migratoria, crisi economica e occupazionale, si riflettono anche con influenza locale e dovrebbero essere tenute in considerazione quando si discute di come dovrebbe essere il Ticino in futuro.

E per il futuro del Ticino ci sono due punti importanti: Il primo è di studiare la possibilità di trasformare il Cantone in un hub tecnologico dal momento che qui abbiamo tre università a livello locale, con qualità e capitale umano in grado di portare avanti il Ticino verso il 2020 allo stesso piano del Vallese, di Zurigo, o di Basilea. Ciò darà una possibilità in più ai nostri giovani, di trovare lavoro localmente, senza dover lasciare il cantone per la Svizzera Interna, che attualmente offre maggiori possibilità. Un Ticino tecnologico e all’avanguardia potrebbe, infatti, creare moltissimi posti di lavoro a ogni livello e qualitativamente molto soddisfacenti. Anche l’Associazione Svizzera Israele e Io personalmente vogliamo dare un incentivo in questo senso, invitando ai nostri eventi personalità che siano d’esempio e incoraggino su questa via. Quest’anno, ad esempio, saranno con noi due personaggi di altissimo livello: il numero due di Intel e padre della macchina autonoma, prof. Amnon Shashua (ha venduto Mobileye a Intel per 15 miliardi di dollari) e l’on. Guy Parmelin, consigliere federale, capo dei Dipartimenti di Economia, Innovazione e Formazione.

Un secondo punto importante per il Ticino è la sanità. Infatti, oggi soffriamo di carenza di credibilità verso la medicina locale, e molti malati ticinesi si rivolgono ad altri cantoni, talvolta anche solo per una seconda opinione. Questo argomento è essenziale, perché la salute di tutti i cittadini è un bene fondamentale.

Israel Day 2017 a Lugano. Al centro Tzipi Livni.

Destra e Sinistra sono “categorie politiche” che conservano, oggi, un significato? Se non sono più valide, da che cosa potrebbero essere sostituite?

Un nodo della classe politica locale è che ogni partito parla di quelle che sono le sue priorità, ma non spiega con quali mezzi si propone di conseguirle e quali provvedimenti intende mettere in atto per realizzare questi suoi obiettivi. Occorrono, quindi, delle persone pratiche e con una visione concreta e chiara. Questo si vede tanto a destra quanto a sinistra, per cui talvolta è difficile vedere le differenze tra gli intenti di ambedue le parti, destra o sinistra. Credo comunque che, se la destra e la sinistra si manterranno tali, non debbano essere sostituite, perché le ideologie sono diverse.

Chi rappresenta la Destra, oggi, nel Ticino? E come lo fa? Stessa domanda per la Sinistra.

La destra e il centro sono molto più conservatori.
Da quello che si vede anche in Europa, la tendenza va verso destra e questo lo si trova anche in Svizzera. Qui in Ticino abbiamo un centro-destra che ha una visione pratica, più nazionale, molto più vicina ai bisogni dei cittadini. Contro l’immigrazione, essa ha il palese impegno, come in molti altri paesi d’Europa, di controllarne i flussi, e ciò produce nell’elettorato avanzamento in favore della destra, che si impegna in questo senso.

Per contro, la sinistra oggi si trova in una confusione abbastanza generale. L’impressione è essa si sia legata a politici di estrema sinistra, come MPS e PC, e che abbia sostituito lo spirito originale di ciò che la sinistra rappresenta veramente.

Vedo anche, oggi, un forte gap tra la destra e la sinistra sul modo di pensare e di agire. La sinistra avrebbe bisogno di occuparsi molto di più delle reali priorità dei cittadini e non di agire solo secondo “dogmi”.

Nella sua qualità di presidente dell’Associazione Svizzera Israele ha dovuto affrontare episodi di antisemitismo?

Come presidente di un’associazione i cui soci per il 95-99% non sono di fede ebraica, più che altro ho avuto a che fare con persone che si dichiarano antisioniste, alcune delle quali, come abbiamo sperimentato, possono sconfinare nell’insulto e nell’aggressività.

Va detto che molte di esse non conoscono il vero significato dell’essere antisionisti, che significa essere contro l’esistenza di uno stato e non contro la politica di un governo, quindi antisionismo è essere contro l’esistenza dello Stato d’Israele (i terroristi dichiarano di essere contro uno stato legalmente riconosciuto dall’ONU e di volerlo annientare): antisionismo, dunque, non è una critica costruttiva, in quanto significa semplicemente essere contro l’esistenza di uno stato (Israele) e detto anche con le parole di Martin Luther King (agosto 1967-‘Letter to an Anti-Zionist Friend’, Saturday Review, XLVII) “… antisionismo: è’ una discriminazione nei confronti degli ebrei per il fatto che sono ebrei. …In poche parole e’ antisemitismo”
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Per un’associazione come l’ASI è importante il contatto con gli esponenti politici? E come viene gestito? Nell’elezione al Gran Consiglio e al Consiglio di Stato l’Associazione sostiene dei candidati?

Alcuni soci e simpatizzanti sono impegnati anche nella vita politica, alcuni fanno anche parte del nostro comitato direttivo e la nostra associazione, che è apartitica, in generale apprezza queste persone e le sostiene perché apprezza coloro che dedicano il loro tempo a favore dei concittadini, di qualsiasi partito esse siano, poiché fanno un lavoro molto valido ed efficace e hanno le idee chiare su come dovrebbe essere il Ticino in un futuro agiato, salubre e di benessere, come i consiglieri di stato Christian Vitta e Norman Gobbi, o il candidato al CdS Raffaele De Rosa, che ha molto a cuore lo sviluppo della tecnologia; o altre persone dell’Associazione, Alex Farinelli PLR; Alessandra Noseda, della Lega; Edo Pellegrini, UDC; Carlo Coen, PLR; Nicola Pini, PLR, Giovanna Viscardi, PLR; Nicola Corti, PS; Daniel Grumelli, UDC; Carlo Franchini UDC (solo per nominare alcuni dei nostri 800 soci) che stimiamo per dinamismo e onestà.

I “social” sono potentissimi e affascinanti, ma anche pericolosi e terribili. Quali sono i più gravi problemi dei social? A) La volgarità B) l’aggressività, l’odio C) la manipolazione D) il sessismo E) l’antisemitismo.

Che cosa pensa dei vari scandali e scandaletti che regolarmente “costellano” la politica ticinese? Sono gravi? Sono inevitabili? Tutto il mondo è paese?

Come deve comportarsi la stampa nel caso (molto attuale) di scandali sessuali? Deve tacere il nome del molestatore per proteggere le vittime?

I social sono certamente importanti nella vita odierna, in quanto canali di comunicazione e di utilità, sia di business che personale e di aggregazione sociale. Il rischio è tuttavia che ogni fruitore si senta libero di abusarne, a seconda della sua indole o immaturità. La volgarità conduce ad abbrutimento del linguaggio e, inevitabilmente attraverso parole aggressive, si arriva ai comportamenti smodati che poi cancellano le remore dell’educazione e portano a galla istinti primordiali; apprendendo certi episodi, soprattutto tra i giovanissimi, si ha l’impressione che lo spirito tribale torni e prevarichi il singolo e, da qui, porti timore/odio per chi è considerato diverso o “al di fuori” e quindi generi aggressione.

Sessismo e antisemitismo si basano su ideali di superiorità / inferiorità di un individuo (uomo/donna, gentile/ebreo ecc.) magari latenti, ma sempre esistiti, che sono amplificati a dismisura dal megafono della comunicazione diretta. La manipolazione, anch’essa figlia della comunicazione subliminale, è uno strumento più subdolo, anche se non nuovo, se vogliamo, ma sempre utile a influenzare l’opinione pubblica e gli atteggiamenti delle persone. La manipolazione odierna sta ai social come le statue agli antichi re e imperatori.

Lei è un medico e sta certamente seguendo gli sviluppi del braccio di ferro tra il Cardiocentro e l’EOC. Come continuerà la battaglia… e chi la vincerà?

Come medico, credo che il sistema sanitario in Ticino, come accennato all’inizio, manchi di una certa credibilità e debba essere una delle priorità del cantone. Trovare il modo di elevare il livello delle cure e dei trattamenti resta una priorità, come pure rendere più accademico il mondo del personale e cercare di aprire e potenziare le diverse unità mediche esistenti con professori e altre personalità mediche svizzere ma anche provenienti dall’estero se del caso, aumentando inoltre il numero dei convegni medici, che sono fonte di costante aggiornamento.

La politica e l’ego dovrebbero stare al di fuori della sanità. Il Cardiocentro dovrebbe far parte dell’EOC, perché tutti i pazienti e tutte le patologie e i trattamenti dovrebbero essere coordinati, ci sia meno burocrazia, si operi secondo regole simili e comuni sotto lo stesso apparato. In tal modo offrendo a tutti i pazienti la possibilità di sottoporsi a visite specialistiche e di controllo di qualsiasi specificità e procedura. In sostanza, un lavoro congiunto tra il Cardiocentro e gli altri enti non potrebbe che portare benefici. Non ha importanza chi vincerà, conta che vinca il paziente.

Esclusiva di Ticinolive