Sono in treno. Due posti più in là un giovane tra i venti e venticinque anni (età da Caporetto, per insomma) con l’improponibile rasatura sulla nuca e zazzera copiosamente unta, occhiali da sole e gambe aperte, parla a voce alta al telefono: voce impastata, motti truzzi biascicati qua e là, usa la bestemmia come intercalare.

Si alza una signora, avrà ottanta anni, una voce ferma e un corpo esile. “Scusi” gli dice, dandogli del lei, come si conviene “io sono cattolica praticante. Potrebbe smetterla?” Lui si ammutolisce.
“Ha ragione, signora” le dico a voce alta. Lei si gira, seria. “Grazie”.
Forse le ho dato manforte non tanto perché io sia una buona cristiana, quanto perché quel ragazzo appartiene, per intenderci, a quel genere di nullafacenti che si spaparanzano, con la musica sparata dalle casse portatili, quotidianamente sul Battistero, e altri monumenti storici, seminando resti di patatine fritte, kebab e mozziconi.
In ogni caso quell’anziana è stata l’unica, da sola, tra tutti noi, ad opporsi al degenere che avanza.
É stato come assistere a uno scontro tra vandeani e giacobini, tra l’urbanistica ottocentesca e il cemento armato, tra la villa neoclassica e il capannone abusivo, tra il vecchio e il nuovo. E io, comunque, nonostante i miei ventitré anni, sto inderogabilmente con la conservazione. Del passato, della tradizione, dei valori.  CF

Post scriptum: come immagine dell’articolo abbiamo messo un rapper italiano, Sfera Ebbasta, immagine unicamente indicativa, al di là di ogni polemica, dello stile di vita dei molti giovani, oggi.