Schiacciante risultato quello della votazione avvenuta ieri nel parlamento inglese sulla mozione di richiesta di proroga dell’art.50 che consentirebbe di ritardare di almeno altri tre mesi la Brexit, 413 voti contro 202.

L’ultima votazione darebbe un nuovo spazio al primo ministro Theresa May di rianimare il suo piano di partenza del Regno Unito dall’Unione europea che avverrebbe prima del 30 giugno.

Ma la votazione di ieri ha spaccato ancora di più il dipartimento di gabinetto del primo ministro. Infatti il segretario della Brexit, Steve Barclay, la conservatrice a capo del partito nella Camera, Andrea Leadsom ed altri otto ministri, hanno votato contro la mozione del governo preferendo mantenere la minaccia dell’accordo. Oltre la metà dei conservatori ha votato contro la mozione.

Il laburista Keir Starmer, ha fatto notare che il fatto che il segretario della Brexit abbia votato contro la mozione presentata dal suo stesso governo, in precedenza difesa alla Camera dei Comuni, equivale a dire che un cancelliere di stato vota contro il proprio budget. “Questo è un governo che ha completamente perso il controllo”, ha dichiarato Starmer.

Un’altra votazione importante si svolgerà martedì 19 marzo, dove bisognerà lavorare intensamente per conquistare il partito unionista democratico sostenitore della Brexit, ma se l’accordo non dovesse passare nemmeno martedì prossimo, allora May dovrà presentare una richiesta di estensione ancora più lunga prima del vertice del Consiglio europeo che si terrà giovedì.

Il leader laburista Jeremy Corbyn, ha dichiarato: “Dopo gli ultimi giorni di caos del governo e alcune sconfitte, tutti noi adesso abbiamo l’opportunità e la responsabilità di lavorare insieme per trovare una soluzione alla crisi che sta affrontando questo paese, dove il governo così drammaticamente non è riuscito a fare”.

Il silenzio dei vari leader dell’Unione europea è stato assordante. Non ci sono idee chiare da parte dei 27 stati membri su come gestire una richiesta di estensione. I politici europei guardano con occhi spalancati al vortice del caos che attualmente circola nel parlamento inglese.

Tre anni dopo che il Regno Unito ha votato di lasciare l’Unione europea e due giorni prima del giorno ufficiale della Brexit, il parlamento inglese sembra essere in una crisi senza soluzione. La paura è quella di allungare un’agonia e i leader europei sono irritati e affaticati dal processo Brexit.

Bisogna tenere in mente che i cittadini europei stanno per esprimere il loro voto nelle prossime elezioni per il parlamento europeo. Un messaggio forte da sfruttare è quello di essere duri con quelli cha hanno fatto “casino” nel club europeo e poter dire di stare attenti a votare i nazionalisti euroscettici come Marine Le Pen.

Prima dell’ultima votazione inglese, comunque, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, ha espresso il suo sostegno personale per una estensione che vada anche oltre i tre mesi che Theresa May sta cercando inizialmente. “Durante le mie consultazioni in vista del vertice, farò appello perché si possa lasciare una lunga proroga se il Regno Unito riterrà necessario ripensare la sua strategia di Brexit”, ha dichiarato Tusk.

La decisione della Commissione europea su un’estensione sarà alla fine dettata da interessi politici ed economici.