di Liliane Tami

Eleusi, località greca che si trova ad una ventina di chilometri da Atene, era una volta ambita meta di pellegrinaggio degli antichi pagani. Qui i fedeli, che sarebbe forse più corretto definire filosofi in quanto adoravano la sapienza e non erano soggiogati ad alcun dogma, assistevano agli antichi culti misterici celebrati in onore della Dea Demetra (detta anche Cerere) e di Persefone (chiamata anche Core o Proserpina). I Riti erano di due tipi: i piccoli misteri, che si svolgevano ad Atene a cadenza annuale, e il Grande Mistero, suddiviso a sua volta in corteo a Iacco, essoterico e aperto a tutti, e in parte esoterica, riservata ai pochi iniziati. I piccoli misteri si svolgevano in forma teatrale e solo chi mostrava d’appartenere all’aristocrazia, per nascita, buone opere e valore in guerra, poteva assistervi. I grandi misteri, invece, eccetto il corteo pubblico, erano aperti solo ad una ristretta cerchia d’adepti. Demetra e Core, il cui culto è tratto dal celebre inno omerico dedicato appunto a Demetra, non erano trattate dai fedeli a guisa di feticci da venerare e temere, come nel caso delle religioni monoteistiche costruite sulle tavole della legge di Mosè, ma fungevano da simboli, o metafore, per designare i concetti di morte e risurrezione della Natura. Mediante questi riti, che ricordavano la discesa ciclica negli inferi della bella Proserpina (o Kore)  e la conseguente disperazione di Demetra, si voleva celebrare non solo il miracolo del grano e della natura che risorgono in primavera, ma anche il miracolo dell’esistenza umana che, secondo i pagani, è un ciclico alternarsi di nascite e morti.

Eleusi storica

Dove sorgeva un sacrario aperto solo agli iniziati

Grazie agli scavi archeologici si è scoperto che, nella zona in cui sorse il santuario eleusino, le più vetuste tracce umane risalgono a cinquemila – quattro mila anni addietro. Si ritiene che il culto praticato presso questo celebre santuario, di età arcaica e classica, abbia avuto origine nell’età del bronzo e che discenda dal culto domestico di un re Miceneo, ma gli studiosi sono ancora in attesa di nuove scoperte per potere confermare questa ipotesi. L’edificio più importante del luogo di culto, il telesterion, venne infatti edificato sui resti di due edifici micenei. Inoltre il sacrario interno veniva chiamato anaktoron, che significa “casa del principe”, e ciò sostiene la tesi secondo cui il tempio sia stato eretto in memoria d’un lontano monarca.  Le cerimonie misteriche venivano celebrate in una sala rettangolare a colonne che Plutarco chiamava “sede di coloro che presiedono il rito iniziatico”. Aristofane definisce il santuario “ casa che accoglie gli iniziati” e ciò sorprende, in quanto normalmente il tempio è la casa Il vero e proprio tempio di Demetra sorgeva fuori dal telesterion, e probabilmente aveva l’aspetto di un piccolo edificio o di una cripta in cui si conservavano gli ex voto e gli arredi sacri celati agli sguardi degli infedeli. In antichità le persecuzioni religiose erano quasi sconosciute ed, eccetto le limitazioni di tipo rituale, non vi era competizione tra i fedeli di diverse religioni .  A volte, per mantenere intatto il proprio patrimonio storico-culturale, vennero perseguitate delle religioni nuove importate da invasori stranieri ed in genere le religioni radicate in un territorio incutevano il massimo rispetto anche agli estranei. Purtroppo il dispotico Serse fu un’eccezione all’usanza greca di tollerare la compresenza di più culti:  distrusse Eleusi e l’Acropoli di Atene perché li riteneva luoghi di devozione a falsi Dei.

Eleusi mitica

Dove gli uomini ricevettero l’agricoltura e la religione dagli Dei

Isocrate nel IV secolo diceva che, in origine, la Dea Demetra andò ad Eleusi per donare agli uomini gli strumenti necessari per emanciparsi dallo stato bestiale primitivo, ossia l’agricoltura e i riti religiosi. Anche Cicerone, in un suo discorso pronunciato nel 59 a.C., dichiarò che l’humanitas ebbe origine proprio ad Eleusi, in quanto è lì che sorsero la religione e l’agricoltura, diffondendosi poi in tutto il mondo. Nel mondo antico, infatti, si credeva che le prime colture di grano della storia umana fossero state seminate proprio nella pianura di Rharus, a Eleusi. In questa prima pianura fertile dell’umanità viveva Trittolemo, eroe Eleusino che, grazie a Demetra, divulgò la conoscenza agraria ed iniziatica. Aristeide, nel II secolo, durante un discorso tenuto in onore della località disse: “Eleusi è un sacrario che appartiene a tutto il mondo e fra tutte le cose divine che esistono tra gli uomini, è la più terribile e splendida. In quale posto sulla terra è mai stata proclamata novella più meravigliosa, in quale i riti hanno suscitato emozioni più grandi, dove è mai esistito contrasto più grande tra la vista e l’udito, data dall’ineffabile visione degli Iniziati ai suoi misteri”. Secondo lo studioso Edoardo Schuré, ne I Grandi Iniziati, l’origine del culto eleusino è da ricercarsi addirittura nell’antica religione solare degli Egizi. Secondo lui, infatti questa modalità di celebrare il culto della Dea delle messi e della fecondità Demetra, conosciuta anche col nome Cerere, trae origine dai riti egizi in onore della Dea Iside, moglie del morto e poi risorto Osiride.  Secondo la tradizione Rosacrociana,  le piramidi di Giza erano luoghi di studio e di iniziazioni mistiche, e non tombe come si è soliti a pensare. Le iniziazioni ai misteri egizi comprendevano una fase finale durante la quale il candidato faceva l’esperienza di una morte simbolica. Disteso in un sarcofago, mantenuto mediante apposite tecniche mistiche in uno stato di trance, veniva indotto a sdoppiarsi, cioè conoscere una separazione momentanea tra corpo e anima. Ciò doveva dimostrargli che era un essere duplice, sia umano che divino. Essendo il Culto alla Dea Demetra strettamente collegato al concetto di morte e risurrezione, come insegna l’inno omerico, è possibile che anche gli iniziati eleusini, come gli Egizi, dovessero trascorrere del tempo in uno stato di immobilità e meditazione col fine di simulare la discesa nell’Ade, ossia la Morte.

I piccoli misteri

I piccoli misteri si celebravano in febbraio, nel mese di Agrae, presso Atene.  Essi si svolgevano in un ameno boschetto dove gli adepti, guidati dal sacerdote d’Eleusi chiamato Hierokeryx che, col caduceo in mano, li invitava ad avvicinarsi ad un tempietto dalle colonne ioniche dedicato alla Vergine Proserpina.  Il grazioso santuario, come una candida perla nascosta tra tassi e pioppi bianchi,  veniva poi onorato con le danze delle sacerdotesse di Proserpina. Le donne, fortunate prescelte tra l’aristocrazia ateniese,  abbigliate con bianchi pepli e incoronate di narcisi, intonavano poi una melopea greve su un ritmo dorico. In seguito, mediante la rappresentazione teatrale, inscenavano la tragedia di Demetra e della giovane Proserpina, strappata prematuramente alla vita per diventare regina del regno dei morti. Qui è importante sottolineare l’importanza cultuale che rivestiva il teatro per gli antichi greci: essi, infatti, come osserva Nietzsche ne La Nascita della Tragedia, facevano derivare l’arte del teatro proprio dai riti agrari d’origine mitologica.

I grandi misteri: il corteo essoterico a Iacco

La grande celebrazione a Demetra e a Core, dedicata alla fertilità e al fatto che la natura in autunno sembra morire ma poi risorge in primavera, si svolgeva ogni cinque anni il giorno 19  Boedromione, primo mese dell’anno greco. Questo rito veniva anche chiamato Grande Mistero o Orgia Sacra. L’Italiano contemporaneo sovente distorce il significato delle parole latine o greche e attualmente la parola orgia viene utilizzata in contesti che esulano dal suo campo semantico originale greco. Orgao, infatti, è un verbo greco che designa l’essere prossimo alla maturazione, elemento fondamentale in questo culto della fertilità legato al grano e alla morte ciclica della Natura. Orgeon è invece il sacerdote di un’associazione misterica, ed orgè indica il temperamento,  l’impulso, il  sentimento, la furia. Orghiazzo, come riporta il vocabolario, significa celebrare riti misterici: Euripide ne Le Baccanti, con questa parola, designa l’atto di iniziare ai Misteri e in Plutarco assume un concetto traducibile con “Onorare con il culto”. Aristofane, ne Le Rane, illustra il significato preciso di Orgion, ossia cerimonia iniziatica dedicata a Demetra, presso Eleusi.

L’intera città di Atene trascorreva il giorno in festa e la sera si riuniva, per poi spostarsi in corteo verso la vicina Eleusi. Durante questo chiassoso ed allegro corteo i fedeli cantavano degli inni al Dio Iaccos (simile a Dioniso) e si scambiavano battute oscene, scherzi e barzellette, per cercare di rallegrare Demetra che, come riporta l’inno attribuito ad Omero, soffriva per il fatto d’aver perso la sua cara Core (Persefone) negli inferi. Questa prima parte essoterica, pubblica e giocosa del rito non era segreta ed era aperta a tutti i cittadini di Atene che volevano celebrare l’andamento ciclico della vita e della morte. Giunto di fronte al santuario il corteo si arrestava e si disperdeva nel lieto clamore, mentre gli iniziati avevano accesso all’edificio. Gli iniziati erano pochi, e anche un personaggio celebre come Eschilo li conosceva ma non ne faceva parte ma, stranamente, anche le donne e gli stranieri ritenuti degni potevano farne parte. Aristofane ci dice che alcune persone, come Trigeo, decidessero di farsi iniziare ai misteri in punto di morte per guadagnarsi future beatitudini.  I riti eleusini erano definiti misterici perché vi potevano assistere appunto solo gli iniziati: i mystai, quelli che assistono al rito per la prima volta, e gli epoptai, quelli che già hanno preso parte alle celebrazioni ed “hanno già visto”.  In greco la parola mystai deriva da “chiudere la bocca”, ossia tacere e mantenere un segreto; epoptai deriva invece dal concetto di visione, intesa anche come veggenza e conoscenza sovrasensibile.

Il rito esoterico e misterico

Essendo l’iniziazione al grande mistero segreta, gli autori pagani ci hanno lasciato poche descrizioni di ciò che accadeva all’interno del sacrario. Clemente Alessandrino afferma che il rito si svolgeva traendo spunto dalle vicende della Dea Demetra nell’inno omerico a lei dedicato. I fedeli, infatti, come lei dovevano digiunare e poi bere il ciceone, una bevanda magica composta da acqua, farina d’orzo e menta in grado di dare delle visioni. In seguito i fedeli dovevano passarsi tra di loro una cesta contenente un oggetto segreto ed innominabile che simboleggiava la fertilità e spostarlo in un altro canestro. Purtroppo non ci è dato sapere con certezza quale oggetto venisse fatto passare da una cesta all’altra, ma a riguardo sono state formulate svariate ipotesi. A detta Teodoreto di Ciro si trattava di un simulacro dell’organo riproduttivo femminile, mentre secondo Edoardo Schuré si tratta di oggetti d’oro raffiguranti una pigna ( simbolo di fecondità), un serpente a spire ( evoluzione universale) e un uovo ( che allude alla sfera divina). In seguito lo ierofante si rivolgeva al cielo invocando pioggia e fecondità, e il culmine della liturgia avveniva con l’invocazione e l’epifania di Core (Persefone), risuscitata dal regno di Ade. In concomitanza con la scenografica apparizione di Core, tornata dagli inferi, veniva acceso un grande fuoco che illuminava tutto il telesterion e il sacerdote, dopo aver percosso un grande tamburo di metallo simile ad un gong, usciva dalla stanza delle colonne tenendo in alto una spiga di grano.  Edoardo Schuré narra una descrizione del rito assai più magica, dove prevale l’elemento spiritico. Egli narra che la prima parte del culto si svolgeva sottoterra negli oscuri cunicoli del tempio dove gli iniziati, vestiti con una pelle di cerbiatto e con una corona di mirto, assistevano, tra fiamme danzanti e luci abbaglianti ultraterrene, alle funzioni d’ un sacerdote frigio che evocava divinità ed entità spiritiche. Con le misteriose parole “Konx Om Pax”, forse di origine sanscrita sugellava poi il rito e i fedeli, ora divenuti veggenti, tornavano nel mondo dopo aver sperimentato l’andata e il ritorno dal regno dei morti.  Il miracolo della rinascita primaverile era finalmente divenuto parte di loro.

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Edoardo Schuré, I Grandi Iniziati, Editori Laterza, Bari, 2005.

Inni Omerici, a cura di Filippo Cassola, Oscar Mondadori, Milano, 1994.

I culti misterici, W.F. Otto,  Quaderni di Eranos, edizione Red, Como, 1995.

 G.I. Castiglioni Mariotti, vocabolario della lingua greca.