2019

” (…) Tuttavia tale inciampo (ndR: la magra figura rimediata sulla Scuola che verrà) non pareva sufficiente per frenare la corsa liberale radicale. Serviva altro e altro è arrivato. Ci riferiamo agli ultimi roboanti segnali interni, che hanno spalancato le finestre a vecchi spettri, da molti ritenuti ormai esorcizzati.

Il PLR, infatti, rischia di abbandonare i sogni di gloria a causa del solito tallone d’Achille: la divisione fra le due anime del partito. Nel momento cruciale della campagna elettorale, infatti – quando bisognerebbe accelerare e mettere la freccia per il sorpasso – ecco che dal motore hanno cominciato a sentirsi scoppiettii da sosta obbligata.

Il primo è stato Dick Marti, seguito da Diego Scacchi e ieri, addirittura, l’ex ministra Laura Sadis. Tutti convinti che il seggio del PS in Consiglio di Stato vada salvato, a costo di affossare l’obbiettivo del raddoppio del partito di appartenenza.”

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Tratto da un lungo e apprezzabile – ma nel contempo discutibile – pezzo di Andrea Leoni su LiberaTV.

Leoni continua a ragionare in termini di Liberali e Radicali ma non dice che la cosiddetta “ala liberale”, intesa come forza organizzata dotata di un leader, non esiste più. Fu annientata nel 2007 e quattro anni dopo il partito perse il seggio in Consiglio di Stato, e con esso l’amato DECS.

Si dimentica poi di osservare (non si può pensare a tutto) che “a frenare la corsa liberale radicale” è – prima di tutto la forza della Lega. “Vero, professore, che stanno declinando? La gente non ne può più delle loro balle”. Bel Ticino, la Regione, il Caffè si sono impegnati e arrovellati per anni, ma loro son sempre lì. Può essere un caso? Difficile.

Dick, Diego e Laura salveranno il soldato Manuele? A questo punto Manuele potrebbe quasi dire: “Grazie dell’aiutino, ragazzi, ma ce la faccio da solo!”