Sembrava un’unione improbabile e infatti ha subito quella che ha tutta l’aria di essere una definitiva battuta d’arresto. Il consiglio di amministrazione di “La Scala” di Milano ha annullato la trattativa con la Saudi Aramco, compagnia petrolifera di stato dell’Arabia Saudita che voleva diventare uno dei soci fondatori del famoso teatro. In cambio, ben 15 milioni di euro in cinque anni. Al centro delle polemiche il fatto che il responsabile dell’operazione, il sovrintendente Alexander Pereira, avrebbe agito in clandestinità, tenendo all’oscuro il CDA sull’intera vicenda. L’idea era quella di avviare una stretta collaborazione con l’Arabia Saudita, esportando la cultura italiana all’estero. In un paese che vuole rinnovare il proprio volto e lasciarsi finalmente alle spalle i cinquant’anni in cui la musica era stata un tabù. Il governo saudita aveva infatti intenzione di aprire un conservatorio a Riad destinato ad accogliere bambini desiderosi di imparare l’arte della musica e, soprattutto, la scuola sarebbe stata accessibile anche alle bambine, una novità non da poco in un paese dove vige il regime di repressione della libertà della donna.

“Restituiremo l’acconto ricevuto, la donazione è arrivata senza l’assenso del CDA” ha sottolineato il sindaco e presidente del teatro Giuseppe Sala, riferendosi ai 3 milioni e 100 mila euro già versati dagli arabi. La chiusura ai sauditi tuttavia non è totale, con grande indignazione della Lega che pare veda nella partecipazione dell’Arabia Saudita un’attacco alla sovranità dell’Italia. Posizione decisamente non condivisa dall’esponente del M5S Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura della Camera che ha twittato in merito: “Resto sconcertato dall’indignazione della Lega sugli investimenti in cultura dell’Arabia Saudita e non una sola parola sugli investimenti in armamenti”. Anche Sala ha tenuto a precisare la sua estraneità alle posizioni della Lega: “Se qualcuno ritiene che coi sauditi non si debba parlare non siede in questo CDA. La Scala ha sempre parlato con tutti i Paesi del mondo. Noi non abbiamo preclusioni verso i sauditi. O il nostro governo ci dà una black list dicendo con questi e altri non parlate o non ci sentiamo di dire no” ha concluso il sindaco.

Nessuna incertezza sul destino di Pereira invece: non verrà licenziato e rimarrà al suo posto fino alla fine del suo mandato, nel 2020, a discapito dell’opinione del governatore della Lombardia Attilio Fontana. “Se Fontana intende portare avanti questa idea deve dire al suo rappresentante in Cda, Philippe Daverio, di proporlo ma non è stato questo il caso” ha puntualizzato il sindaco. Tuttavia ora più che mai la possibilità di un rinnovo del contratto per Pererira appare molto remota. Il sovrintendente pare avesse puntato molto sul possibile accordo con gli arabi come trampolino di lancio per un secondo mandato ma invece il suo piano si rivelato un flop. Sala gli imputa “grande ingenuità” ma non di certo la mala fede. A un anno dalla fine del suo mandato infatti, Pereira lascia i conti di “La Scala” in perfetto ordine e dipendenti contenti che non hanno scioperato neanche una volta durante il suo incarico.