di Tito Tettamanti

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Greta Thunberg, esile ragazzina nordica con le trecce, “elfo”. Può essere realmente lei a far tremare il mondo,  a gettare nelle strade delle città del pianeta migliaia di alunni che hanno marinato la scuola? Ovviamente no, e allora è importante comprendere che cosa stia succedendo.

Nel suo testo l’Avvocato usa le parole “ipocrisia” (riferita primariamente ai politici) e “manipolazione” (di Greta, divenuta simbolo). Un articolo (per fortuna) contro corrente. Agli alunni in libertà Tettamanti non dice (come altri fanno, profondendo lusinghe a buon mercato) “siete meravigliosi” bensì “andate a scuola!”.

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Dalle foreste scandinave favolose e da favola è giunto un elfo che ci ha sorpreso. Greta: 16 anni, alta 1,53 metri, con graziose treccine, una cuffietta di lana su un faccino rotondo, ma con un’espressione ) e “manipolazione” corrucciata e degli occhi che non sorridono. La preoccupazione che le ha tolto il sorriso è la situazione del nostro clima. Ho letto i brevi testi che ha pronunciato in Polonia al vertice sul clima delle Nazioni Unite e a Davos al World Economic Forum. Ben formulati, efficaci, ma ovviamente ingenui nella loro genericità. La sua tesi molto determinata: siamo alla vigilia di una catastrofe e il nostro mondo viene sacrificato perché pochi possano continuare a vivere nella ricchezza. Tesi ideologica e non scientifica. Aggiungiamo l’abilità scenografica di pernottare a Davos non in un alloggio ma in una tenda.

Non so chi la sostiene organizzativamente e l’ha portata all’ONU e a Davos, però preoccupante è l’ipocrisia di certe reazioni. A Davos si ritrovano governanti, politici, massimi esponenti dell’economia e della cultura. Invece di tributarle applausi sospetti e magari veloci per poter salire sull’elicottero per raggiungere l’aeroporto, forse Greta meritava una risposta anche se non gradita. Dirle che già nel 1975 James Lovelock (il caposcuola) pubblicava le sue preoccupazioni per le ferite a Gaia – come lui ha battezzato la Terra – («The Quest for Gaia») e tra le molte altre sue pubblicazioni nel 2006 con «The Revenge of Gaia» denunciava eccessi e fanatismi. Dirle che anche interrogativi critici sono possibili, come quelli di Bjorn Lomborg («The Skeptikal Environmentalist», 2001, seguito nel 2004 da «Global Crisis, Global Solutions») per farle capire che colossali sono gli interessi economici in gioco, anche se mascherati moralisticamente. Dirle che Karl Popper, che lei non è ancora tenuta a conoscere ma gli adulti di Davos sì, ci ha insegnato che ogni scoperta scientifica vale sino a prova del contrario. Renderla attenta agli errori di previsione come quello marchiano della pubblicazione del Club di Roma («I limiti dello sviluppo», 1972) che affermava che le riserve petrolifere si sarebbero esaurite negli anni ’90, mentre un quarto di secolo più tardi anneghiamo nel petrolio. Invitarla a diffidare da studi effettuati e statistiche lette con gli occhiali del pregiudizio ideologico.

la bicicletta di Greta (Wiki commons)

Ora, dinanzi alle rispettabilissime preoccupazioni di una sedicenne intelligente e comprensibilmente impressionabile, e nei confronti della sua generazione, abbiamo il dovere di entrare in discussione non di applaudirla per liberarsene e di applaudire agli scioperi dei suoi compagni. Dirle che gli adulti di oggi possono anche essere riluttanti nell’imporre sacrifici pesanti alle future generazioni per risultati dubbi o perlomeno modesti, e doveroso è interrogarsi se la sostituzione del frigorifero non più idoneo serva più al clima o al venditore. Le strade dell’umanità non sono piane e unidirezionali ma scoscese, sconnesse e contorte. Lo scorso secolo si scioperava con scontri anche duri, ma si scioperava per poter lavorare a condizioni migliori e più dignitose. Oggi ogni occasione è buona per scioperare al fine di non lavorare o non andare a scuola. Infatti, lo scorso venerdì moltissimi allievi si sono riversati sulle strade e piazze scandendo slogan e mostrando striscioni a proposito del clima. Ma non sarebbe stato più utile dedicare la giornata allo studio dei problemi del clima? Non avrebbe permesso alle giovani generazioni di capire un po’ di più invece di usare per un argomento di tale importanza il tifo della curva nord?

Poi c’è la vil razza dannata dei cortigiani che vuole addirittura far conferire alla giovane Greta il premio Nobel, con l’applauso di tutti coloro che vogliono approfittare dell’innocenza di una sensibile sedicenne per sostenere i propri interessi o le proprie convinzioni ideologiche. Dimentichiamo le passate attribuzioni del Nobel della pace da personaggi afflitti da strabismo unidirezionale, ma mi addolorerebbe vedere Greta sbattuta a mo’ mostro in prima pagina per servire gli scopi di chi vorrà sicuramente manipolarla. Da bisnonno al piccolo elfo Greta non auguro il Nobel. Auguro per contro, senza che debba rinunciare alle sue idee, di ritrovare il sorriso, che si possano leggere sul suo viso la leggerezza, i sogni, l’ottimismo, le speranze dell’adolescenza. E tutti assieme vediamo di non usarla rubandole gli anni più belli della sua vita

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata