È diventato un gioco prevedibile ormai ma fatale quello di lanciare missili da Gaza contro i raid aerei israeliani. Un evento quasi mensile sempre con lo stesso schema tra due nemici di lunga data. Israele e Hamas, la fazione palestinese che governa la Striscia di Gaza sulla costa orientale del Mediterraneo tra Israele ed Egitto.

I palestinesi si nascondono negli scantinati mentre gli israeliani si nascondono nei rifugi antiaerei. Una danza di guerra che è diventata sempre più sanguinosa nell’ultimo anno. Nessuna delle due parti ha mai usato completamente il proprio arsenale contro l’altro. Sempre però sull’orlo di una grande guerra.

Gli israeliani hanno effettuato circa 900 attacchi a Gaza negli ultimi dodici mesi, e i palestinesi di Hamas hanno sparato oltre 1200 missili.

L’ultimo combattimento è iniziato lunedì quando un razzo sparato da Gaza ha distrutto una casa di una famiglia israeliana in un quartiere a nord di Tel Aviv. La risposta immediata di Israele è stata quella di vendicarsi decimando vari edifici della striscia di Gaza. I militanti palestinesi hanno lanciato a loro volta altri missili che hanno attirato nuovamente altri attacchi israeliani.

Dopo una notte di raid aerei, dove gli israeliani hanno preso di mira le posizioni di Hamas e della Jihad islamica, distruggendo anche l’ufficio di Ismail Salam Haniyeh, leader politico del movimento Hamas, pare che una quiete si sia insediata grazie ad un cessate il fuoco negoziato dall’Egitto.

Nessun gruppo di Gaza ha rivendicato la responsabilità dell’attacco missilistico. Un alto funzionario di Hamas ha detto all’emittente televisiva CNN che il gruppo militante non è attualmente interessato a lanciare missili in Israele e non vuole rischiare un conflitto. Ma Israele ritiene che ci sia il gruppo di Hamas dietro l’attacco e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, rientrato dagli Stati Uniti, ha lanciato un severo avvertimento ai militanti di Hamas per le possibili conseguenze di ulteriori lanci di razzi. “Siamo pronti a fare molto di più, a fare ciò che è necessario per difendere la nostra gente e per difendere il nostro stato”, ha dichiarato Netanyahu.

Tra due settimane in Israele dovrebbero tenersi le elezioni. Molti degli oppositori più bellicosi di Benjamin Netanyahu stanno usando le violenze di Gaza per dipingere il primo ministro come un indeciso e debole sui problemi della sicurezza.

Il politico di estrema destra Naftali Bennett ha accusato Netanyahu di aver fallito contro Hamas, dichiarando che avrebbe “aperto le porte dell’inferno”.

Netanyahu, tuttavia, considera questi conflitti politicamente dispendiosi e militarmente inefficaci. L’ultimo si è concluso con oltre 2.200 morti palestinesi, più della metà dei quali civili e 73 persone uccise da parte israeliana. 

I sondaggi mostrano che gli israeliani non vogliono un’altra guerra con Hamas. Molti chiedono moderazione, ma purtroppo in Israele aumentano le grida per un’azione più dura e più decisiva.