del dottor Angelo Pelloni, candidato PPD al Gran Consiglio

Una offerta e un consumo esagerati delle cure sanitarie non servono!  (titolo originale)

Sono stati fatti diversi tentativi di modifica della legge LAMaL e di risparmio, senza alcun contenimento dei costi. Le pianificazioni ospedaliere, in particolare quella ticinese che recentemente è stata rinviata al mittente, il nuovo sistema di retribuzione degli ospedali, la diminuzione del costo dei medicamenti o la riduzione del valore TARMED hanno portato a dei risparmi, ma in contropartita consumo e costi sono cresciuti. L’offerta santitaria ticinese offre degli ampi margini di manovra di risparmio: budget globale degli istituti di cura, moratoria sugli studi medici, proporzionalità tra apparecchiature e popolazione, istituti a intesità di cure differenziate e centri di medicina sub-acuta. Insomma è opportuno che la politica instauri un controllo e renda proporzionale l’offerta sanitaria al vero fabbisogno dei cittadini. La Sanità non è un mercato concorrenziale e il rapporto tra offerta e domanda non si regola come in un normale mercato libero. Lo svantaggio informativo e il timore per la salute, fanno si che ci sia sempre più consumo.

Il flusso d’informazione tra i medici curanti e gli ospedali è un potenziale di risparmio. Purtroppo assistiamo ancora a doppioni tra esami e controlli, che consumano risorse e soldi. È stato anche documentato che l’intervento del medico curante in ambito ospedaliero rende più efficiente la presa a carico del paziente e, in caso di malattie croniche, la garanzia del medesimo medico ospedaliero e della stretta collaborazione col curante diminuisce durata e frequenza delle degenze.
In questi ultimi anni i Cantoni finanziano il 54% dei costi ospdalieri, ma i premi continuano ad aumentare. Non è di certo cambiando il finanziamento del sistema sanitario, che si ridurranno i costi: più soldi ci sono, più se ne spendono. Solo razionalizzando l’offerta sanitaria e l’utilizzo del bene salute riusciremo ad avere dei risultati concreti. Razionalizzare non significa però razionare, ma significa pianificare al meglio l’offerta di cure ospedaliere e ambulatoriali. In questa direzione vanno l’esempio d’ecesso di letti acuti negli ospedali, con un tasso di occupazione sceso al 84% nel 2015 in Svizzera causato dalla diminuizione della degenza media e dal trasferimento d’interventi in ambulatoriale, e l’esplosione del numero di medici con libero esercizio in Ticino.

La sicurezza del cittadino in ambito sanitario è garantita in Ticino, tuttavia dobbiamo fare attenzione a differenziare la sicurezza vera obiettiva da quella soggettiva che può portare ad eccessi. Avere a disposizione un ospedale a ogni 20-30 km, un’abbondanza di letti disponibili e di attezzature medico-diagnostiche ci fa sentire sicuri, ma è veramente necessario? In effeti le cure devono essere adeguate ed economiche secondo la LAMaL. Il consumo illimitato di cure non porta a una vita migliore. Al giorno d’oggi si vuole una diangostica clinica anche di fronte l’evidenza di uno stato di salute normale o delle terapie per situazioni cliniche con le quali si può convivere. Questo comportamento porta ad una medicina fine a sé stessa, che produce cure per giustificare la propria esistenza e per rassicurare persone sane.

L’adeguatezza e l’economicità delle cure sono plausibili? Il consumo di risose in sanità non è proporzionale ai suoi risultati. La funzione tra quantità di risorse e stato di salute della popolazione non è lineare, ma segue una curva esponenziale che a un certo punto raggiunge un limite massimo. Le risorse permettono inizialmente di ottenere ottimi risultati, ma più lo stato di salute di una società migliora, meno è la loro efficacia. In Svizzera abbiamo una grande disponibilità economica e una qualità della salute nettamente superiore ad altri Stati, ma un certo punto raggiungiamo il massimo del nostro potenziale. Questo non cambierebbe, anche se spendessimo il doppio! Il nostro stato di salute potrà migliorare solo grazie a uleriori innovazioni tecnico-scientifiche e, nel frattempo, sprechiamo soldi.