Quanto emerso dall’inchiesta di Genova, dal nucleo centrale per la tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri di Roma e dal blitz dell’FBI è a dir poco strabiliante: le opere del pittore Amedeo Modigliani esposte nella mostra fotografica a Genova nel 2017, sarebbero state dei falsi, costituendo una frode internazionale. 

Come scrive il Secolo XIX, nelle mostre più prestigiose dedicate all’artista, sarebbero state fatte circolare opere che in realtà sarebbero dei falsi, costituendo un triangolo di frode tra il Vecchio e il Nuovo Mondo, tra Roma, New York e Lugano.

Vendute a prezzo esorbitante a collezionisti poco accorti, le opere sarebbero state spacciate per perfettamente autentiche del celebre artista.

L’inchiesta era partita da Genova dal toscano Carlo Pepi, collezionista e profondo conoscitore di Modigliani, direttore e fondatore dell’Istituzione Casa Natale Modigliani e Mare Restellini, che aveva innescato vari dubbi sull’autenticità di opere esposte a Palazzo Ducale.  La vicenda aveva coinvolto così Rudy Chiappini, nato a Piacenza ma direttore, per quasi 20 anni, del Museo d’Arte di Lugano e attualmene direttore a Locarno, curatore principale della mostra e critico d’arte, indagato dalla magistratura per la presunta falsità di buona parte delle opere esposte a Genova.

Le opere, 21 su 70,  erano così state sequestrate dal gennaio dell’anno scorso, e la di esse falsità sarebbe stata confermata dal perito Isabella Quattrocchi. Originale solo uno, tutti gli altri falsi.

Le accuse erano dunque state mosse al sovracitato curatore Rudy Chiappini, al mercante d’arte ungherese prestatore di 11 quadri Joseph Gutmann, e al presidente dell’organizzazione. Mondo Mostre Skira, una delle più grandi e  importanti organizzazioni di mostre internazionali, Massimo Vitta Zelman. 

Quanto può valere un quadro (vero) del maestro livornese? Liu Yiquian, collezionista miliardario giapponese se lo comprò per 170 milioni all’asta Nu Couche, a Londra.

Celeberrima è poi la leggenda che il pittore e scultore livornese avesse gettato nel Fosso Reale (un canale a Livorno) tre teste da lui scolpite, poiché deluso dalla critica inclemente. Le opere, pescate nel 1984, si rivelarono dei falsi scolpiti da tre talentuosi (e facinorosi?) studenti. All’epoca, l’Argan, il Durbé e il Brandi gridarono al miracolo, mentre lo Zeri parlò di falso. I tre studenti rivelarono, in seguito al dissidio interiore (ed esteriore dei critici) la verità: una sequenza di foto mostrava la nascita della scultura col trapano, un’altra era invece opera di Angelo Froglia, artista “d’animo portuale” che avrebbe voluto “demistificare il mito di Modì.”

I famosi “Falsi di Modigliani”

Dal 2014 presero piede così, per fascino, le mostre sui falsi di Modigliani, di celebrità quasi proverbiale.

Siamo, ad oggi, di fronte ad una simil perizia? Di sicuro, meno appassionata. Ma, d’altra parte, per scuotere il sensibile cuore degli appassionati d’arte, scialacquatori di denari pur di possederla, ci vuole molto, molto vigore.

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