L’UDC vigila sulla scuola affinché quanto uscito dalla porta (la “Scuola che verrà”) non rientri dalla finestra (titolo originale)

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La posizione di Ticinolive sulla Scuola che verrà è ben nota. Questo portale non è in grado di esercitare un’influenza politica (nella migliore delle ipotesi, ciò avviene in misura minima). Ma rivendica il merito di aver pubblicato, il 6 aprile 2018 la fondamentale intervista al professor Franco Zambelloni, che ebbe un ruolo decisivo nella battaglia.

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Questa campagna elettorale che sta volgendo al termine, sarà probabilmente ricordata per la pochezza di temi strategici e per l’assenza di dibattiti ad essi collegati. A sprazzi però un tema esce, a volte a caso ma spesso pilotato. È il tema della “Scuola che verrà”. Il popolo ticinese lo scorso settembre, lo ricordiamo per utilità, ha bocciato questo progetto con quasi il 57% di NO. Da settembre via, abbiamo potuto assistere al balletto diversificato dei “cattivi perdenti”. Li dividiamo in quattro categorie.

I socialisti, per primi, si sono affrettati per farci credere che in fondo il popolo ha detto no al credito di 6 milioni, ma non al progetto. Come loro uso, i verdetti popolari che non piacciono vanno negati oppure occorre rivotare…

I secondi sono quelli che tentano di far entrare dalla finestra ciò che il popolo ha rifiutato nettamente; sono esponenti trasversali di diversi partiti che, sostenitori della defunta SCV, non hanno digerito lo smacco di settembre e che, per salvare la faccia, vorrebbero ricuperarne parti contrabbandandole come “misure puntuali”; è la vecchia “Salamitaktik”.

La terza categoria è quella di certi media che fanno come se nulla fosse accaduto, e che nei dibattiti elettorali non fanno altro che portare i temi che precedevano la sconfitta di settembre; evidentemente il mondo non è andato come avrebbero voluto ed ecco che allora meglio negare la realtà.

Da ultimo, ecco la quarta categoria, quella più disonesta: quelli che ci vogliono convincere che, se Bertoli viene rieletto, allora significa che il popolo è con lui e vuole la “Scuola che verrà”.

Per noi dell’UDC è molto chiaro. Senza la nostra opposizione in commissione, in Gran Consiglio, senza la raccolta firme del referendum, senza la campagna e senza il voto popolare, oggi la SCV sarebbe ormai lanciata. Vigileremo dai banchi del GC, ma anche fuori da palazzo, affinché la volontà popolare sia rispettata fino in fondo. Abbiamo sempre detto che la scuola è di tutti e non solo di chi dirige e dirigerà il DECS. Per questa ragione abbiamo già presentato e abbiamo in sospeso diversi atti parlamentari dettagliati e approfonditi per migliorare la scuola: nella sua organizzazione, nei suoi contenuti e nelle sue metodologie. Ci aspettiamo che con la nuova legislatura, il governo, il DECS e la Commissione scolastica entrino seriamente in materia e, soprattutto, che a ogni livello si respingano i tentativi di rilanciare i disastrosi e utopici principi della SCV.

UDC Ticino